Musk: «Primi test sull’uomo di Neuralink, interfaccia computer-cervello, in sei mesi»
NEURALINK È UNA SOCIETÀ, FONDATA DA UN GRUPPO DI IMPRENDITORI TRA CUI LO STESSO PATRON DI TESLA, CHE STA REALIZZANDO DISPOSITIVI IMPIANTABILI NEL CORPO UMANO
La Neuralink di Elon Musk mira a iniziare a inserire il suo impianto cerebrale informatico delle dimensioni di una moneta in pazienti umani entro sei mesi. L’annuncio è stato fatto in un evento presso la sede della società a Fremont, in California, mercoledì sera. Lo stesso Musk ha annunciato che le discussioni in corso tra Neuralink e la Food and Drug Administration degli Stati Uniti sono andate abbastanza bene, e potrebbero consentire alla società di fissare un obiettivo per i suoi primi test sull’uomo entro i prossimi sei mesi.
INTERFACCIA CERVELLO-COMPUTER
Di cosa si tratta? Di un dispositivo con fili ed elettrodi, grande circa come una moneta, che può essere impiantato nel corpo umano e “legge” le onde celebrali, che poi vengono interpretate e tradotte da un dispositivo esterno e, secondo gli ingegneri della società, nata nel 2016, e lo stesso Musk, potrebbe aiutare a risolvere alcune patologie umane. In particolare, durante l’evento Musk ha illustrato che si sta lavorando principalmente su altri due prodotti, oltre all’interfaccia cervello-computer: un impianto che può entrare nel midollo spinale e potenzialmente ripristinare il movimento in qualcuno che soffre di paralisi, e un impianto oculare destinato a migliorare o ripristinare la vista umana.
ALTRI DUE PRODOTTI: CONNESSIONE CON IL MIDOLLO SPINALE E CON L’APPARATO VISIVO
L’interfaccia, se così possiamo definirla, tra il midollo spinale e il mondo digitale basato sul silicio, secondo Musk, potrebbe aiutare chi ha impossibilità motorie dovute a lesioni del midollo stesso. «Per quanto possa sembrare miracoloso, siamo fiduciosi che sia possibile ripristinare la funzionalità di tutto il corpo a qualcuno che ha un midollo spinale reciso», ha detto Musk durante l’evento. Il prodotto di Neuralink che si occupa invece della vista, ha aggiunto lo stesso Musk, potrebbe aiutare chi ha difficoltà visive o addirittura i ciechi dalla nascita a tornare a vedere. «Anche se non hanno mai visto prima, siamo fiduciosi che possano vedere», ha detto lo stesso Musk.
COMUNICARE CON IL PENSIERO
L’obiettivo dell’interfaccia cervello-computer, nota come Bci (Brain-computer interface), è invece inizialmente quello di consentire a una persona con una condizione debilitante, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla) o chi soffre dei postumi di un ictus, di comunicare con l’esterno attraverso i propri pensieri. L’azienda ha dimostrato le funzionalità utilizzando una scimmia che ”digita telepaticamente” su uno schermo. Il dispositivo Neuralink infatti traduce i picchi neuronali in dati che possono essere interpretati da un computer.
La speranza di Musk, che con un gruppo di altri imprenditori possiede Neuralink, è che un giorno il dispositivo possa diffondersi e consentire il trasferimento di informazioni tra umani e macchine. Musk ritiene infatti da tempo che gli esseri umani possono tenere il passo con i progressi compiuti dall’intelligenza artificiale solo con l’aiuto di potenziamenti del cervello che usano una logica digitale, proprio come i computer
RICERCHE ACCADEMICHE IN CORSO. MA LE PROMESSE DI NEURALINK SONO ECCESSIVE?
Come è avvenuto con i passati eventi Neuralink, alcune delle cose mostrate da Musk e dal suo team sono già state realizzate in contesti accademici. La tecnologia dell’interfaccia cervello-macchina è infatti in fase di studio nel mondo accademico per decenni. L’ingresso di Musk nell’arena, tuttavia, ha stimolato un’ondata di investimenti da parte di venture capitalist nelle startup che operano nel settore, e ha contribuito a far avanzare il campo a un ritmo molto più rapido.
I critici dell’azienda tuttavia accusano Musk di aver sopravvalutato i progressi di Neuralink e di aver promesso cose che la tecnologia non sarà in grado di fare, almeno in tempi relativamente brevi.
INTERFACCE CORPO UMANO-COMPUTER: ALTRI GIÀ AL LAVORO
Due startup che realizzano interfacce biologico-digitale sono addirittura in una fase più avanzata di sperimentazione sull’uomo. Una è Synchron, che è riuscita a impiantare in Australia e negli Stati Uniti un piccolo dispositivo simile a uno stent nel cervello di alcuni pazienti che non erano in grado di parlare, permettendo loro di comunicare in modalità wireless tramite computer. Un secondo esempio è la Onward, che è riuscita a ripristinate alcuni movimenti in persone con lesioni del midollo spinale.
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