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 Oggetto del messaggio: Lampard e il no all'Inter
MessaggioInviato: sab 31 gen 2009, 14:50 
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L’estate scorsa è stato davvero ad un passo dall’addio al Chelsea, Frank Lampard. Ma se lo avesse fatto davvero, quell’ultimo passo, sarebbe stato per il motivo sbagliato, perché a muovere il centrocampista lontano da Stamford Bridge era la sua totale e assoluta incapacità di accettare la morte dell’adorata mamma Pat, scomparsa improvvisamente ad aprile del 2008 per colpa di una polmonite. “Quando è successo, ero come stordito – ha raccontato Lampard in una lunga intervista al “Daily Mail” – e ho giocato le ultime settimane con il pilota automatico. Non riuscivo a pensare a nient’altro e, paradossalmente, questo mi rendeva più facile scendere in campo perché avevo una sola cosa in mente: mia mamma che non c’era più”. E la dimostrazione fu quel rigore segnato al Liverpool in Champions League meno di sette giorni dopo la morte della signora Lampard, che portò il Chelsea alla finale di Mosca.
INDICE VERSO IL CIELO - Da allora, Frank festeggia ogni rete con il dito indice alzato verso il cielo in segno di saluto a mamma Pat, che era solita non perdersi neanche una partita del celebre figlio. “A stagione finita, la realtà mi ha colpito come un macigno ed è come se avessi realizzato solo in quel momento cos’era successo. Ecco perché in estate ho cercato di andarmene. Non potevo accettare l’idea di giocare per il Chelsea senza mia madre che mi guardava dalle tribune o di restare a Londra e di non poter più fare tutte quelle cose che ero solito fare con lei, come prendere il tè da Harrods o andare in certi ristoranti e in certi negozi. Sentivo di dover andare via, perché non potevo vivere in quel modo. Ma se lo avessi fatto, se me ne fossi andato davvero, lo avrei fatto per il motivo sbagliato, perché sarebbe stato a causa di mia mamma e questo non era giusto. Ma non è stata una mancanza di rispetto nei confronti dell’Inter, ci mancherebbe: sono un grandissimo club e tutti sanno quello che io penso di José Mourinho”.
SMS MOURINHO - Già, Mourinho. Nei giorni in cui mamma Pat stava morendo in ospedale, il portoghese non ha mancato di far sentire il proprio appoggio al suo ex giocatore. “Mi mandava degli sms tutti i giorni – ha raccontato ancora Lampard – e anche Avram Grant (che aveva sostituito proprio Mourinho sulla panchina del Chelsea, ndr) è stato molto gentile con me, come pure gente che non vedevo da un pezzo e che è riapparsa nella mia vita all’improvviso. Ma anche gli stessi tifosi sono stati fantastici e persino quelli del Liverpool e del West Ham, che di solito non mi amano affatto, mi hanno mandato delle lettere che mi hanno commosso”.
DOMANI LIVERPOOL-CHELSEA - A proposito del Liverpool, domani il Chelsea sarà di scena proprio ad Anfield, campo storicamente ostile, e Lampard si ritroverà di fronte quello Xabi Alonso con cui non si è mai preso bene. Colpa di quel fallaccio dell’inglese dell’1 gennaio del 2005 che costò una caviglia rotta e tre mesi di stop allo spagnolo. Un episodio che il giocatore Reds fatica ancora a dimenticare. “Sì, fra me e lui succede sempre qualcosa – ha ammesso Lampard – e quello fu davvero un brutto fallo, per il quale fui anche ammonito. Quindi non sto cercando di dire che ero innocente, ma che non l’ho fatto di certo apposta, perché quelli sono contrasti che succedono in campo. La sera stessa, quando seppi del grave infortunio, gli telefonai per scusarmi, ma non credo che lui le mie scuse le abbia mai accettate davvero e lo capisco dal suo sguardo ogni volta che ci incontriamo”.
RINNOVO FINO AL 2013 - Dopo aver accarezzato per settimane l’ipotesi della fuga da Londra, dal Chelsea e da tutto quello che era e non poteva più essere e dopo aver capito che non sarebbe stata la soluzione ai suoi problemi, perché mamma Pat non sarebbe comunque tornata in vita, Lampard decise di restare Blues, allungando il contratto fino al 2013. Una scelta che Mourinho capì ed accettò, anche se con comprensibile rammarico, a dimostrazione di quel legame speciale che il portoghese riesce ad instaurare con molti dei suoi giocatori. Uno di questi è sicuramente John Terry che, intervistato per il magazine del “Guardian” da un piccolo tifoso del Chelsea (Oscar Witt, 5 anni e una lingua già bella lunga), ha ammesso che Mou è stato “il miglior allenatore per il quale abbia mai lavorato. Con lui abbiamo vinto un sacco di trofei ed è andata molto bene”. Ma nessuna speranza di vedere un giorno JT con la maglia nerazzurra, almeno non per sua scelta. “Amo il Chelsea, sono qui da quando ho 14 anni e adesso ne ho 28 e intendo rimanerci per sempre, a meno che non sia il Chelsea a dirmi che me ne devo andare, cosa che un giorno potrebbe anche succedere”.

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dispiace di non vederlo in maglia nerazzurra ma questo è un signore prima che un giocatore :rulez

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MessaggioInviato: sab 31 gen 2009, 15:29 
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Il totano interista
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Per me era ancora più un signore se veniva da noi...
Ma si vede che lui da picolo non tifava l'iner :cry


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