JC ha scritto:
Basilio ha scritto:
Ci sono un sacco di disoccupati dispostissimi a lavorare come facchini, muratori, corrieri, lavapiatti ma si trovano a sbattere contro porte chiuse perché 'certi lavori gli italiani non li vogliono più fare'. Nel mondo reale non è affatto così, in quello immaginato dal sentimentalismo progressista gli italiani sono sfaticati, gli stranieri volenterosi. Il problema è che di manovalanza non qualificata ne abbiamo abbastanza.
e perchè gli si sbattono le porte in faccia se sono disposti a farli?
comunque per immigrazione non si parla necessariamente di manovolanza non qualificata eh , ovviamente quella in una selezione da fare sarebbe agli ultimi posti
è chiaro che se arrivano in massa e a caso e in grandissima maggioranza addirittura come clandestini allora non c'è spazio
Perché o sono troppo vecchi - nel mondo del lavoro di oggi si è decrepiti già dopo i 40 - oppure perché non vale la pena assumere qualcuno quando quelli che già lavorano sono di sposti a sobbarcarsi ogni tipo di straordinario oppure ogni tipo di turno festivo, notturno, domenicale. Gli italiani sono vittime dei pregiudizi dei datori di lavoro che vedono in loro solo dei possibili piantagrane mentre i rumeni, gli indiani, i pachistani e i peruviani non rompono le scatole e sgobbano senza fiatare. Non ho nulla contro di loro quando sono onesti lavoratori, il problema è che il mercato del lavoro è saturo e quando si rimane disoccupati e privi di prospettive non è così facile coltivare sentimenti di solidarietà per il fratello straniero che ha uno stipendio. Razzista è lo stato che i conflitti li fomenta lavandosene le mani invece di risolverli, non la povera gente sbattuta in periferie degradate dimenticate da tutte le istituzioni. Poi in questo paese dove i ponti da ristruttura e sistemare sono un infinità, la spazzatura che affolla i bordi delle strade rappresenta un problema anche delle grandi città e infinite sono le opportunità di richiedere manodopera per lavori di pubblica utilità il lavoro esisterebbe pure se il malaffare delle consorterie, dei maneggioni, degli affaristi non allignasse in ogni ambiente politico. Non esiste il concetto di pubblica utilità ma solo quello del profitto e dello sperpero del denaro pubblico a beneficio dell'interesse privato dei pochi che gestiscono il sistema.
Lodevole la menzione, fatta da Ciccio, di Chateaubriand scrittore dalla prosa superlativa poco conosciuto nel nostro paese di non lettori, anche se non scosa c'entri con l'idea di un'Europa unita.