Chiunque abbia messo piede in America (personalmente, ho visto solo New York) se ne è reso conto. Nella Grande Mela cambi paese ogni due/trecento metri ed è stranissimo (oltre che bellissimo) rendersene conto. In pochi isolati ti imbatti in templi Buddhisti, intere Street dominate da insegne cinesi, ristoranti thailandesi, Little Ucraina, Spanish Harlem con le insegne in spagnolo, Harlem con Malcom X Boulevard e la statua di Duke Ellington, la vivacità del quartiere greco dalle parti di Bryan Park, Little Italy etc..
Ovviamente si parla di una megalopoli ma laggiù questa varietà rientra nell'ordine naturale delle cose. Una città come Brescia sta riproducendo - a oggi, in misura naturalmente molto contenuta - queste dinamiche. In centro si incontra veramente il mondo, nella mia zona quasi 1/3 dei bambini iscritti all'asilo sono di origine orientale in senso lato, e si tratta di un quartiere residenziale e tranquillo. Alcune zone del centro sono dominate da insegne arabe, in provincia non si contano rumeni e albanesi, impiegati da sempre nell'edilizia in quantità industriali, e negli ultimi anni si è registrato un incremento notevole di ucraini.
Anche solo Wikipedia evidenzia che tale continuo flusso è deputato a compensare il saldo negativo di nascite italiane: ad esempio, nel 2014 gli italiani hanno perso oltre 90.000 unità, e gli arrivi di immigrati hanno compensato questa perdita con un incremento di 13.000 abitanti complessivi.
Detto altrimenti, il futuro è un melting pot all'americana e non ci si scappa, la storia sta facendo il suo corso, ma è soprattutto l'Italia ad avere bisogno di questo continuo flusso, perché diversamente non saprebbe più reggersi sulle sue gambe (siamo sempre meno e sempre più vecchi, senza il contributo straniero altro che riforma delle pensioni, l'INPS dovrebbe quasi chiudere bottega). Ovviamente non ci trasformeremo mai negli USA, dove ci sono 53 milioni di latini, 50 milioni di tedeschi (!!), 85 milioni di inglesi/irlandesi/scozzesi/gallesi, 7 milioni di italiani, 45 milioni di africani etc.. Quello è un mondo a parte, con pro e contro.
Però ecco Brescia (con Milano) è una sorta di premonizione, essendo collocata nel cuore industriale d'Italia e attirando da sempre tantissimi immigrati, impiegati storicamente nel settore edile, siderurgico e anche vitivinicolo.
Naturalmente questo fenomeno ha creato e crea anche diversi problemi, ma ne abbiamo già parlato a lungo: qui vorrei solo qualche considerazione sulle suddette cifre, le vostre impressioni sul cambiamento epocale in corso. I nostri figli andranno a scuola con ragazzi che considereranno italiani o comunque uguali a loro e che nel 30/40 % dei casi saranno figli di migranti, le cifre a Brescia in tal senso sono impressionanti (in alcune zone siamo al 70%).
Piaccia o meno, questa è una realtà con cui si deve fare i conti: a me la varietà americana è piaciuta molto anche se non considero quello un paradiso e sono consapevole di cosa si cela dietro quel melting pot (dalla schiavitù agli italoamericani trattati come bestie per decenni), ma ecco credo che anche in tal senso gli USA abbiano semplicemente anticipato la storia.
Anche perché l'Italia non rientra neppure fra i 15 paesi del mondo che ricevono più immigrati: è superata (ora in modo amplissimo, ora di poco) da USA (primi per distacco), Russia (accolgono una quantità immane di gente che arriva dai paesi limitrofi), Arabia Saudita, Australia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Turchia. Se valutiamo la proporzione rispetto agli autoctoni, siamo superati ampiamente anche da Olanda, Svezia, Danimarca, Belgio, Nuova Zelanda, Emirati Arabi, Portogallo, Argentina, Austria, Svizzera, Norvegia.
Indi non rappresentiamo un'eccezione: stiamo assistendo a un fenomeno vastissimo che tocca l'Italia in modo tutto sommato relativo, anche se importante e molto evidente qui al Nord.
_________________ Il buon gusto è la morte dell'arte.
|