Stimolato dalla discussione interessante su Ernesto "Che" Guevara ho deciso di dire la mia su Mohandas Gandhi, un personaggio che il pensiero unico politicamente corretto considera alla stregua di un santo, ma che in realtà presenta tantissimi lati oscuri e contraddittori che spesso non vengono presi in considerazione.
Innanzitutto, dai primi anni sudafricani fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale Gandhi non pensa minimamente ad un’emancipazione del popolo indiano ma insegue ad una sorta di cooptazione razziale del suo popolo nella razza dominante: gli indiani sono un popolo
“di pura razza ariana” e che non ha nulla a che vedere con i rozzi “negri” dell’africa australe. Pur praticando l’
ahimsa, cioè la dottrina della non violenza, il giovane Gandhi appoggia tutte le guerre dell’impero inglese, inclusa la Guerra contro gli zulù, una delle guerre coloniali più barbare e vergognose dei suoi tempi. Alla vigilia del primo conflitto bellico Gandhi addirittura si offre come reclutatore di soldati e ordina a 150 mila indiani di combattere al fianco dell’Impero per ricevere in cambio migliori condizioni di vita. Come si vede la non violenza sì un tratto distintivo del popolo indiano ma l’appartenenza alla “razza ariana” va dimostrata sui campi di battaglia combattendo contro subumani di colore. Del resto il giovane Gandhi nei suoi numerosi scritti parla di indiani di razza bianca “forti e virili” contrapponendoli agli "effeminati e primitivi" negri, questo basta e avanza per smontare il luogo comune sessantottardo di Gandhi padre spirituale del femminismo...
Sono proprio negli anni del primo conflitto bellico che la parabola di Gandhi conosce un’improvvisa svolta, a determinarla sono due avvenimenti, uno di politica estera e uno di politica interna. La Rivoluzione di ottobre infatti si fa sentire anche nelle colonie e la propaganda comunista inizia a far breccia anche in India, nel 1919 gli inglesi massacrano degli indiani radunatisi in piazza ad Amritsar sfidando la legge marziale infliggendo loro una terribile umiliazione nazionale e razziale (i sopravvissuti furono ricondotti nelle loro case a quattro zampe dai soldati inglesi). E’ proprio da questo preciso momento in avanti che Gandhi decide di diventare il Mahatma mettendosi a capo del movimento indipendentista indiano e diventando “l’apostolo della non violenza” in abito bianco.
A dire il vero la svolta “non violenta di Gandhi” è frutto anche di un preciso calcolo politico: attraverso la strategia della non violenza il leader indiano esercita una sorta di strategia dell’indignazione per influenzare l’opinione pubblica occidentale e sensibilizzarla sulle condizioni del popolo indiano. Gandhi ora vuole sì l’indipendenza dell’India ma si dichiara sempre disponibile a combattere al fianco degli inglesi ad indipendenza avvenuta! Basta questo per capire che la scelta non violenta di Gandhi non è affatto assoluta e dogmatica. La non violenza, ben lungi dal rappresentare un valore assoluto, è in realtà l’incarnazione dei valori nazionali degli indiani, o meglio di quella parte dell’India di alto lignaggio, bianca ed ariana: l’occidente con il suo materialismo è il demonio incarnato, l’oriente con il suo spiritualismo religioso un esempio di civiltà. L'occidente è diventato demoniaco e violento perché ha scisso il politico dal divino al contrario di quanto avviene in oriente dove religione e politica sono ancora saldamente intrecciati....
In realtà condannando in modo assoluto ogni forma di violenza Gandhi finisce a capirci poco delle forme di violenza più tiranniche ed odiose della sua epoca, rappresentate dal movimento fascista e nazista. Così dai primi Anni Trenta il leader indiano finisce per simpatizzare apertamente proprio per il fascismo italiano, la cui società corporativa assomiglia molto alla società indiana a caste chiuse (il sistema delle caste in India risponde a criteri di "purezza" di sangue e di razza) di cui il Mahatma resta un fiero sostenitore. Mussolini viene definito da Gandhi
“un superuomo” “il salvatore e rigeneratore della sua patria” e considera l’Italia fascista
“un modello che abbisogna di uno studio imparziale”. In realtà Gandhi è conscio che dietro gli apparenti successi del fascismo ci sia una forte coercizione violenta (Mussolini in quel periodo non è ancora alleato di Hitler, ma lo squadrismo è fenomeno vecchio di dieci anni) ma bolla la violenza come
“un male tipicamente occidentale” ed in fondo aggiunge
“il Duce ama veramente il suo popolo”, quindi che c’è di male se si usano le maniere forti?
Non comprendendo assolutamente il fenomeno fascista Gandhi si dimostra sprezzante nei confronti del governo inglese e dell'occidente democratico in senso lato: per il mahatma Winston Churchill è semplicemente la versione inglese di Hitler. Oggi una dichiarazione del genere farebbe sobbalzare le anime belle, anche se essa contiene un fondo di verità: nelle colonie infatti gli inglesi mantenevano in vigore un sistema brutale e disumano tranquillamente paragonabile a quello dei nazisti. Il fascismo, più che un'anima gemella del comunismo, è stato per certi aspetti (elitismo, classismo, razzismo, colonialismo) una prosecuzione con altri mezzi della vecchia società liberale....
Onore del merito, va evidenziato come negli ultimi anni di vita Gandhi, pur non avvicinandosi affatto alle idee socialista, sì dimostri pienamente coinvolto nel movimento di emancipazione dei popoli coloniali e da anima e corpo per la causa del suo popolo e non solo. Ad esempio Gandhi dalla fine degli Anni trenta, in piena persecuzione degli ebrei in Germania, da pieno appoggio alla causa palestinese considerando la colonizzazione sionista come
“disumana e scorretta”, inoltre mostra una sempre maggiore simpatia nei confronti del movimento maoista che in Cina
“difende l’integrità del suo territorio nazionale” (quindi Tibet incluso, con buona pace degli amici del Dalai Lama e di chi sconciamente lo paragona a Gandhi). Infine, poco prima di morire, mentre i leader occidentali iniziano a demonizzare l’Unione Sovietica e la figura di Stalin, Gandhi parla dell’URSS come di un
“grande paese” e epiteta Stalin come
“una grande persona”.
http://www.recensionifilosofiche.it/cro ... osurdo.htmhttp://www.huffingtonpost.it/2015/09/30 ... 21348.html