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MessaggioInviato: dom 12 feb 2017, 1:34 
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http://www.la7.it/piazzapulita/video/la ... 017-204090


Ne avrete sentito parlare in questi giorni di questo tragico gesto e dell'atto d'accusa rivolto alla società nella quale ci troviamo tramite lo scritto che, in parte, ne delinea le motivazioni.


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MessaggioInviato: dom 12 feb 2017, 1:39 
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Reg. il: gio 28 giu 2012
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"Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.
Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.

Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.
Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.
Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.

A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.
Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo. Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.
Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.
Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.
Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.
Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.
Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità. Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.
P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi #@*§.
Ho resistito finché ho potuto."
"


Questo il testo riportato dai quotidiani.


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MessaggioInviato: dom 12 feb 2017, 10:24 
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Leggenda del Calcio
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Reg. il: ven 22 mag 2015
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Dispiace dal punto di vista umano e dispiace anche che si monti un caso mediatico.

Noi non abbiamo gli anticorpi per affrontare una società che non consente di realizzare i propri desideri. I licei artistici e le varie scienze "delle merendine" sono invasi da futuri disoccupati delusi dalla vita. Ma non tutti: chi è già sistemato per motivi familiari non ha nulla da temere.

Comprendo la sua delusione e del resto il sistema italiano è fra i più bloccati che esistano ne mondo occidentale: se fai parte del mondo che conta non avrai mai problemi, diversamente sei destinato a restare ai margini nel 99% dei casi. Non esiste meritocrazia né valorizzazione del talento, è una cosa totalmente lampante, nel mio settore poi quasi imbarazzante.

Gli anticorpi contro la merrda ce li ha chi ha vissuto nella merrda sempre, ecco perché le giovani generazioni di immigrati ci stanno già asfaltando. C'è un divario in termini di forza e di capacità di adattamento sconfinato, noi nella loro condizione saremmo disperati senza speranze, loro no.

_________________
Il buon gusto è la morte dell'arte.


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MessaggioInviato: dom 12 feb 2017, 23:58 
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Reg. il: gio 28 giu 2012
Alle ore: 6:41
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Servisse almeno a far riflettere il caso mediatico, invece ottiene solo le solite prevedibili reazioni da parte di giornalisti, politici rappresentanti sindacali e giovani che ce l'hanno fatta e quindi si sentono in dovere di fare la paternale a chi si trova nelle condizioni in cui si trovava Michele.

Quello denunciato dalla lettera non è solo un problema di precarietà del lavoro ma un problema esistenziale che affligge sempre più persone che si rendono conto di non essere adatte, di non avere la vocazione di lottare con una moltitudine di concorrenti per correre dietro al miraggio di un posto ambito e di una retribuzione che garantisca lo stretto necessario per la sopravvivenza.

Nulla di nuovo comunque, questi problemi esistono sin dagli albori dell'industrializzazione.


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MessaggioInviato: gio 16 feb 2017, 20:10 
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Reg. il: gio 11 giu 2015
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Spiace molto per lui, ci sono persone che quando scoprono che Babbo Natale non esiste ci rimangono male e poi tutto passa in un amen. Purtroppo ce ne sono altre che non riescono ad accettarlo, che preferiscono farla finita piuttosto che fare numero. Rispetto molto di più uno così dei tanti zombies che neanche si sono mai posti la questione, né mai se la porranno, perché per loro vivere è più o meno soddisfare i bisogni primari animaleschi, fare una famigliola, lavorare come asini fino alla pensione per poi finire in un bar a bere bianchini o a casa a parlare di tumori con le vicine.
Almeno Michele era un essere pensante, debole, fragile ma pensante.
Ha scelto la strada sbagliata, ma almeno una scelta l'ha fatta al contrario delle pecore.
Certo, al suo posto avrei scritto un libro (che oggi tanto è terreno fertile per cani e porci) che inizia col suicidio del protagonista, spiegato in questa lettera, per poi ripercorrere la vita a ritroso.
Magari non sarebbe diventato un best-seller, ma sarebbe ancora vivo e si sarebbe sfogato.


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