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 Oggetto del messaggio: Io non parlo di cose che non conosco
MessaggioInviato: mer 28 dic 2016, 18:34 
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Cito il vecchio Nanni per portare a galla un problema con cui mi confronto quotidianamente, anche in ambito professionale.
Ed è strano che lo dica io dato che mi si accusa di essere un po' tuttologo (ma non è vero, sono appassionato di 2-3 cose ma di un'ignoranza abissale in quasi tutto il resto).

Vorrei parlare dell'arroganza dell'ignoranza. Delle persone che si sentono in diritto di pontificare e di giudicare ogni cosa, spesso senza conoscerla se non in forma vaghissima. Le due tendenze vanno a braccetto, peraltro: spesso accade che tanto più si è ignoranti, tanto più ci si comporta in modo arrogante, e tanto più si scredita ciò che non si conosce, bollandolo come un'idiozia (oppure enunciando giudizi sommari e trancianti per il gusto di farlo).

Accade anche qui: ci si arroga il diritto di sputare sentenze su ogni cosa, e con toni spesso pesanti. In tal senso, la democrazia del web si è rivelata controproducente, purtroppo.

Non vi dico della gente che vuole insegnarmi come si scrive un atto processuale, o della gente che spiega a mia sorella medico come si cura una certa malattia, o della gente che spiega al mio fratello ingegnere come si crea un programma.

Tutti probabilmente siamo caduti nel tranello in certi casi (io per primo non sono esente da colpe), ma temo proprio che la tuttologia ignorante, dilagante da tempo (il film di Nanni è del 1981), abbia attinto alle algide vette dopo l'avvento del web.

Attenzione, non dico che determinati argomenti devono restare appannaggio dei "professoroni": mi piacerebbe però vedere meno arroganza in chi non sa nulla, me compreso naturalmente.

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 Oggetto del messaggio: Io non parlo di cose che non conosco
MessaggioInviato: mer 28 dic 2016, 20:34 
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Problema vecchio come il mondo. Siamo tutti Ct della Nazionale, tutti sismologi, tutti costituzionalisti ecc...
Questo a grandi linee, specie quando c'è un problema su scala nazionale.
Nella vita di tutti i giorni è peggio. Con chiunque si parli di una questione, di cui magari noi ne sappiamo di più perchè informati, del mestiere o studiosi ecco che arriva il "ma che #@*§ stai a di?" del pirlotto di turno che con aria saccente vuole spiegarti cose che tu sai non dico 10, ma 20 volte meglio.

Ciò non significa che il tale non debba proferire parola in merito, anzi... ben venga il confronto, ma se questo è basato sulla fiducia nei confronti di chi ne sa OBIETTIVAMENTE di più. Io non mi permetto di spernacchiare un medico su una questione medica. Posso sollevare quesiti, dubbi, proposte... ma devo rispettare il suo parere e seguire le sue direttive! La laurea in medicina ce l'ha lui, non io!


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Quello che descrivi è il classico atteggiamento del semicolto medio: sa sempre tutto di tutti, vuole avere sempre ragione e predica sempre dal pulpito.

La vera persona colta è quella che è afferrata in una determinata materia o che si è specializzata in un determinato ambito o argomento: si è tuttologi sempre quando si parte dall'essere in possesso di una conoscenza sicura ed approfondita di una determinata branca di sapere. Il semicolto invece, siccome è in possesso di una cultura puramente formale ed esibita, fatta di qualche libro o qualche mostra, non può che avere solo un'infarinatura di sapere e quando, gratta gratta, gli chiedi qualcosa di più approfondito, casca dal pero! L'altra caratteristica odiosa di questi esseri è il loro altissimo grado di faziosità: leggono sempre gli stessi libri o gli stessi giornali, guardano gli stessi programmi e se qualcuno ha una visione leggermente diversa da quella loro viene subito bollato come inattendibile, complottista, ecc.

Il fatto che questi personaggi dispongano di una cultura formale (kantiana possiamo definirla in termini filosofici), anche se disparata, li spinge a parlare di tutto e di tutti, e in questo modo, non essendo in possesso di un sapere che si fonda sulle rocce, inevitabilmente finiscono per ripetere a nastro i luoghi comuni delle classi dominanti. In definitiva, i semicolti (prevalentemente liberal di sinistra ma esistono semicolti di destra non meno odiosi!) sono dei pappagalli del sistema, dei Benigni in miniatura e senza parlantina sciolta..


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Sono abbastanza d'accordo, e peraltro la mia professione mi ha indotto a rivedere la consolidata idea per cui la posizione politica doveva incidere sul mio giudizio in ordine alle persone (cosa di cui ero convintissimo da ragazzino).

E invece ho avuto rapporti ottimi anche con persone "di destra" o della Lega, e rapporti pessimi con persone di sinistra (specie la sinistra moderata e chic che Ciccio vede come il fumo negli occhi, e io quasi, ma a volte con i cosiddetti "estremisti" da centro sociale è andata molto peggio; ho capito peraltro che spesso l'ego è il motore delle loro azioni, altro che tutela dei più deboli).

La varietà delle passioni per me è fondamentale, non lo nascondo. Ma la tuttologia saccente è un male: io sono un appassionato di cinema ma non né conosco bene la storia e ignoro valanghe di autori fondamentali. Indi esprimo un parere che reputo anche motivato, dopo centinaia di film etc... Ma non vado oltre.

Io sto cercando quindi di evitare la trappola dello "scanzismo" (in tal senso Scanzi è davvero imbarazzante, l'incarnazione di quanto descritto da Ciccio): fingere conoscenze in ogni ambito riciclando spesso luoghi comuni e nozioni di carattere generale.

Mi accade spesso in ambito musicale, l'unico settore dove mi reputo appassionato e discreto conoscitore anche per "lavoro": il fondatore di Rockerilla è una persona di una disponibilità unica e si complimenta continuamente con me per articoli etc.. Quando lui è un pezzo di storia del giornalismo pop e rock italiano, mentre io non sono nessuno. Mi imbatto invece quotidianamente in persone che in vita loro hanno ascoltato solo musicisti molto noti e che ciononostante pretendono di farmi la predica e di spiegarmi come va la musica, nonché di poterne oggettivare il valore.
Sono in difficoltà, quando devo replicare, perché voglio evitare la figura del saccente a ogni costo, anche se quello è uno dei rari momenti in cui forse potrei permettermelo.

Il problema sta nel distinguere fra il parere (legittimo sempre e comunque: per fortuna nessuno è obbligato ad approfondire certi ambiti) e l'opinione motivata su dati storici, tecnici etc... che non sempre è legittima.

Io di arte davvero non so nulla, mi piacciono Chagall, Monet, Van Gogh etc.. Ma davvero non so nulla e mai mi azzarderei a esprimere considerazioni di carattere generale o a imporre la mia visione come seria o basata su solide fondamenta: conosco poco-nulla e mi limito a dire perché lo apprezzo.

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Ciccio per caso hai visto i monologhi di Scanzi su calciatori noti come Van Basten, Best etc.

Ha lo stesso "patetismo eroico" di Buffa, solo che Buffa dice cose interessanti, e il tono è congeniale alla narrazione: il calcio è anche emozione, momenti magici e irripetibili, ed è anche legittimo gonfiarlo un po' come fa Buffa.

Scanzi invece si atteggia ad attore e spara due banalità (tipo la frase di Best a Cruijff, o quella di Carmelo Bene su Van Basten) che possono impressionare chi non segue nulla del calcio: davvero uno così tiene trasmissioni in tv sui calciatori?

Tu Ciccio in proporzione dovresti fondare un'Università sulla materia :asd

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Francesco82 ha scritto:
Ciccio per caso hai visto i monologhi di Scanzi su calciatori noti come Van Basten, Best etc.

Ha lo stesso "patetismo eroico" di Buffa, solo che Buffa dice cose interessanti, e il tono è congeniale alla narrazione: il calcio è anche emozione, momenti magici e irripetibili, ed è anche legittimo gonfiarlo un po' come fa Buffa.

Scanzi invece si atteggia ad attore e spara due banalità (tipo la frase di Best a Cruijff, o quella di Carmelo Bene su Van Basten) che possono impressionare chi non segue nulla del calcio: davvero uno così tiene trasmissioni in tv sui calciatori?

Tu Ciccio in proporzione dovresti fondare un'Università sulla materia :asd


Semicoltologia, secondo me qualcuno ci ha già pensato!

Concordo con te che Scanzi sia in assoluto il semicolto peggiore (dopo Fabio Fazio naturalmente!), parla di tutto senza capire un tubo


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Terribili i suoi pezzi sul "Mucchio", o le generiche considerazioni nostalgiche che spara ora: tipo "Che bello quando c'erano Gaber e De André" (anche per me è vero, era bellissimo), "oramai non c'è nulla di valido".

O quando si è fatto smerddare da Luttazzi sulla satira, replicando tipo un "Studia meno e vivi di piùùùùù" da bimbominkia beccato in castagna. :asd

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Francesco82 ha scritto:
Ciccio per caso hai visto i monologhi di Scanzi su calciatori noti come Van Basten, Best etc.

Ha lo stesso "patetismo eroico" di Buffa, solo che Buffa dice cose interessanti, e il tono è congeniale alla narrazione: il calcio è anche emozione, momenti magici e irripetibili, ed è anche legittimo gonfiarlo un po' come fa Buffa.

Scanzi invece si atteggia ad attore e spara due banalità (tipo la frase di Best a Cruijff, o quella di Carmelo Bene su Van Basten) che possono impressionare chi non segue nulla del calcio: davvero uno così tiene trasmissioni in tv sui calciatori?

Tu Ciccio in proporzione dovresti fondare un'Università sulla materia :asd

Visti io.
Semplicemente ridicolo


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MessaggioInviato: gio 29 dic 2016, 1:46 
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ciccio graziani ha scritto:
Il semicolto invece, siccome è in possesso di una cultura puramente formale ed esibita, fatta di qualche libro o qualche mostra, non può che avere solo un'infarinatura di sapere e quando, gratta gratta, gli chiedi qualcosa di più approfondito, casca dal pero!


Aproposito. Posso chiederti cosa intendi per:

ciccio graziani ha scritto:
Il fatto che questi personaggi dispongano di una cultura formale (kantiana possiamo definirla in termini filosofici)


Grazie.

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10dovicovonFicker: Primo e secondo posto del G P S 2012.
Tractatus germanico-italicus
P & C Edizione 2016/2017/2018


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MessaggioInviato: gio 29 dic 2016, 13:14 
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Il filosofo Lud...

Per kantiano si intende un qualcosa puramente formale ed ostentato non genuino, come lo sai Kant fu il primo filosofo a cercare di dare una rappresentazione della realtà, anche se riuscì in questo intento solo dal punto di vista esteriore.

Con Kant abbiamo quindi una rappresentazione puramente esterna della realtà, cui Fichte ed Hegel, cercheranno di dare anche una rappresentazione anche dal punto di vista del soggetto (in sé e per sé).

Per cultura kantiana immagina una bella mela rossa dal bell'aspetto e dal sapore fragrante che poi però, al primo assaggio, ha il sapore di plastica!


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