Beh, la questione è complessa: pur non volendo cadere nel relativismo assoluto resta un dato di fatto, ovvero che io posso vedere qualunque cosa in maniera diversa dagli altri. Potrò sbagliare, certo, ma comunque esprimo un'opinione che, in quanto tale, è degna di considerazione, anche se dico che la Bindi è meglio della Bellucci. Diciamo che il relativismo assoluto, imho, è scongiurato da una sorta di "filtro" che mi porta a considerare quella persona su un milione che preferisce la Bindi come l'eccezione che conferma la regola e mi porta a dire "E' meglio la Bellucci" senza timore di smentita, pur rispettando totalmente chi la pensa diversamente da me.

Ora, io posso comprendere che giungere al relativismo assoluto possa implicare l'effetto perverso di ghettizzare le differenze pur volendo semplicemente tutelarle, ma per me è molto maggiore il rischio che la negazione del relativismo assoluto venga presa come scusa strumentale per cercare di imporre delle proprie convinzioni rigorosamente soggettive e relative. Basti guardare il discorso pre-conclave di Ratzinger o certe leggine che tendono a stabilire una sorta di "morale di Stato".

In sintesi: secondo me, per evitare i rischi del relativismo assoluto, bisogna mettere in pratica un relativismo quasi assoluto e rispettoso degli altri, non di certo un controrelativismo reazionario alla maniera vaticana.

In sintesi ancora più sintetica...