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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: mar 12 mar 2024, 2:17 
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Sandro ha scritto:
termopiliano ha scritto:
Poi l'altro fattore che secondo me ha inciso (e inciderà sempre di più) è quello dell'astensionismo.


Hai fatto bene a sottolineare l'astensionismo, perché anche in Abruzzo il partito più votato è largamente quello degli astenuti: siamo al 47, 81 %, un dato mostruoso se ci riflettiamo: praticamente metà degli aventi diritto sono rimasti a casa. Praticamente la coalizione vincitrice, governerà con appena il 30% dei consensi. Un dato molto preoccupante in uno stato democratico, ma che sembra non interessare a nessuno.
Anche questo dimostra che il livello della nostra politica è infimo.


Purtroppo credo che ci dovremmo abituare a questi numeri, anzi credo che potrebbero anche crescere.
Ripeto, ovviamente non è che voterebbero tutti al M5S o a sinistra. Ma tendenzialmente l'elettore di centrodestra anche se scontento a votare ci va, quello di centrosinistra invece si fa mille pugnette e se non va tutto come dice lui preferisce starsene a casa. Non si tratta di superiorità morale, ci mancherebbe. Probabilmente è proprio una questione di "forma mentis".

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Giorgio Chinaglia

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: mar 12 mar 2024, 7:21 
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O più semplicemente è rassegnato ad un esito elettorale già scontato in partenza...

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"Dopo aver stretto la mano a un milanista corro a lavarmela. Dopo averla stretta ad uno juventino, mi conto le dita". Avv. Prisco


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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: mer 13 mar 2024, 20:51 
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Reg. il: dom 28 lug 2013
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Il Senato boccia il terzo mandato dei governatori. Respinto l'emendamento della Lega

Il Senato ha bocciato l'emendamento della Lega che chiedeva di innalzare da due a tre il limite dei mandati dei governatori delle Regioni.

I sì sono stati 26, i no 112 e gli astenuti 3. Il relatore Alberto Balboni (Fdi) aveva espresso parere contrario, mentre il governo, con la sottosegretaria Wanda Ferro, si era rimessa all'Aula.

La Lega, intanto, ha ritirato l'emendamento al decreto elettorale che abrogava il ballottaggio per l'elezione dei sindaci. Lo ha annunciato in aula il capogruppo Massimiliano Romeo. "Accogliamo l'invito alla trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno - ha detto Romeo -, su questo tema possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci può stare. Per noi era importante porre la questione".

L'emendamento della Lega prevedeva la possibilità per i sindaci di essere eletti al primo turno se si superano il 40% dei voti, quindi uno stop ai ballottaggi. La proposta, che fa riferimento al testo unico sugli Enti locali, riguarda i comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti.

Secondo l'emendamento, "è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età".

Si tratta di una proposta che non era stata prima presentata e discussa in commissione e che quindi ha colto di sorpresa le opposizioni che hanno parlato di 'attacco alla democrazia' e di 'colpo di mano'. È la terza volta che il centrodestra propone questa norma. Nel marzo 2023 fu Forza Italia a presentare un emendamento, sempre in commissione Affari costituzionali al Senato, ad una leggina sulla raccolta delle firme nei piccoli Comuni. Dopo qualche settimane, la proposta è stata inserita dalla relatrice della Lega Dasy Pirovano nel testo unificato sull'elezione diretta delle province. Nell'aprile successivo era stato il ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli a chiedere il superamento del ballottaggio, introdotto 31 anni fa, nel 1993, e mai modificato.

"Pur essendo d'accordo, anticipo ai colleghi che la mia richiesta è di ritiro", afferma il relatore del dl elezioni, Alberto Balboni (FdI) . "Sono d'accordo nel merito, è un sistema che ha la sua dignità - aggiunge Balboni - ma non vedo l'opportunità di inserirlo in questo momento. Cambia le regole in vigore, avrebbe avuto bisogno di maggior confronto. Un tema così importante andava affrontato con ben altro metodo".

La protesta delle opposizioni
"La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche" Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein.

Anche per M5s, si tratta di "un nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega". "Adesso vogliono cancellare i ballottaggi dei sindaci, stabilendo così che possa essere una minoranza degli elettori di una città a scegliere il sindaco, con buona pace della partecipazione. D'altra parte per chi considera la democrazia un optional, l'astensionismo crescente non è un problema. Ci avevano già provato nel Ddl per l'elezione diretta dei presidenti di Provincia, ora ci riprovano in un decreto che nasce con finalità meramente tecniche e che tra pretese sul terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione e cancellazione dei ballottaggi, rischia di diventare una porcata come la celebre legge elettorale Calderoli. La Lega sembra una belva ferita che prova il tutto per tutto con una foga fuori controllo. Fa ancora parte della maggioranza? Il suo comportamento sembra più quello ostruzionistico di una forza di opposizione, con emendamenti che spuntano dal nulla prima dell'esame dell'aula", afferma la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S e capogruppo in commissione Affari Costituzionali.

Anci, sentire i Comuni prima di cambiare la legge elettorale
"Abbiamo appreso che in sede di discussione sulla conversione in legge del decreto elezioni è stato presentato un emendamento che, se approvato, cancellerebbe i ballottaggi per l'elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15mila abitanti in caso di raggiungimento di un quorum del 40% da parte di uno o più candidati. Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull'elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni". Lo afferma il presidente dell'Anci Antonio Decaro


https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/03/13/il-senato-boccia-il-terzo-mandato-dei-governatori.-respinto-lemendamento-della-lega_588e54fc-42bc-4646-8e77-9b64536a217b.html

Sul tema del terzo mandato in realtà c'era in atto una lotta tra FDI e Lega, a quanto pare hanno avuto la meglio i meloniai...

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: mer 13 mar 2024, 20:58 
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Dopo i risultati delle regionali la Lega è in una posizione di debolezza, non credo possa rivendicare alcunché.

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Anche questa volta ci rialzeremo, non più a testa alta, ma con il cuore.
Ma di spirito, voi, miserrimo furfante,
mai non ne aveste un´oncia, e di lettere tante
quante occorrono a far la parola: cretino!


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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: mer 13 mar 2024, 21:02 
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arres82 ha scritto:
Dopo i risultati delle regionali la Lega è in una posizione di debolezza, non credo possa rivendicare alcunché.


Eh già, con Salvini che ha anche dei bei problemi interni. Le elezioni europee saranno un banco di prova importante per molti (per la Lega in primis).

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: sab 16 mar 2024, 20:32 
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Reg. il: dom 12 mar 2017
Alle ore: 12:24
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Io spero che questa autonomia differenziata si faccia veramente.
Io sarei proprio anzi per un federalismo drastico.

Negli ultimi anno ho maturato l'idea(in realtà è un fatto) che il socialismo che si pratica in questo paese non è un'altro che una forma di ruberai a vari livelli della società.

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: sab 16 mar 2024, 20:45 
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Reg. il: dom 28 lug 2013
Alle ore: 9:23
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In cosa consiste l'autonomia differenziata progettata dal ministro Calderoli

Sul tavolo del Consiglio dei ministri è arrivato il disegno di legge sull’autonomia differenziata, presentato dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, della Lega. Una nuova proposta su un tema di cui il partito del Nord Italia parla da anni e che deriva dalla riforma del titolo V della Costituzione del 2001, in base a cui le regioni possono chiedere allo Stato competenza esclusiva su 23 materie di politiche pubbliche.

Cos’è l’autonomia differenziata?
La proposta di Calderoli
I livelli essenziali di prestazione
I requisiti
L’approvazione

Cos’è l’autonomia differenziata?
L’autonomia differenziata non è altro che il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.

Le materie legislazione concorrente comprendono i rapporti internazionali e con l'Unione europea, il commercio con l'estero, la tutela e sicurezza del lavoro, l'istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l'alimentazione, l'ordinamento sportivo, la protezione civile, il governo del territorio, i porti e gli aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e di navigazione, la comunicazione, l'energia, la previdenza complementare e integrativa, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, la cultura e l'ambiente, le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale.

La concessione di “forme e condizioni particolari di autonomia” alle regioni a statuto ordinario sono previste dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, che sottolinea come possano essere attribuite “con legge dello Stato su iniziativa della regione interessata”. Questo comma però non è mai stato stato attuato, soprattutto a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra regioni, che rendono particolarmente delicata, e potenzialmente dannosa, l’approvazione di leggi in questo senso.

La proposta di Calderoli
Oltre ad aver creato dei dubbi all’interno della stessa maggioranza, in particolare per la vocazione fortemente nazionalista di Fratelli d’Italia che è molto forte al Centro-Sud e meno al Nord, la proposta di Calderoli è stata fortemente criticata anche da economisti e sociologi. Gli studiosi ne contestano sia gli aspetti tecnici, sia i possibili effetti sociali estremamente negativi e in grado di aumentare le disuguaglianze a livello inter-regionale e spaccare in due il paese.

Il disegno di legge, fortemente sostenuto dal presidente leghista del Veneto Luca Zaia, è stato anche definito dal Fatto Quotidiano come “la secessione dei ricchi”, perché potrebbe assicurare molti più finanziamenti alle regioni del Nord, che già dispongono di maggiori risorse rispetto a quelle del Sud.

I livelli essenziali di prestazione
Uno dei punti più contestati della proposta, infatti, è quello relativo al finanziamento dei livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, conosciuti come Lep, che in base alla Costituzione tutelano i “diritti civili e sociali” di cittadine e cittadini. L’entità di questi finanziamenti andrebbe stabilita prima delle richieste di autonomia, in modo tale da avere chiaro di quante risorse ha bisogno ogni regione richiedente.

Ma secondo il disegno di legge, che da al governo un anno di tempo per decidere i Lep, le regioni potranno formulare un’intesa anche senza il decreto del presidente del Consiglio che dovrebbe stabilire l’entità dei Lep, distribuendo così i finanziamenti in base alla spesa storica della regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia.

Ed è questo il punto al centro delle contestazioni, e che giustifica il termine di “secessione dei ricchi”, perché assicurerebbe maggiori finanziamenti alle regioni del Nord, in quanto hanno più risorse e una spesa storica più alta, e meno a quelle del Sud, dove ci sono meno risorse e quindi una spesa storica più bassa. In questo modo, si accentuerebbero ancora di più le disuguaglianze tra i due poli del paese.

La scuola
Su Repubblica, Luca Bianchi, il direttore del centro di ricerca Svimez sul divario regionale, ha criticato il disegno di legge di Calderoli proprio sostenendo come la definizione dei Lep si attende da “oltre venti anni” e fino a oggi hanno “cristallizzato i divari di servizi nel nostro paese”. Inoltre, sempre secondo Bianchi, l’autonomia colpirebbe gravemente il sistema scolastico con “un vero processo separatista” in cui si avrebbero “programmi diversi a livello regionale, sistemi di reclutamento territoriale e funzionamenti differenziati”.

Critica sostenuta anche dalla sociologa Chiara Saraceno sulla Stampa, secondo cui “nei decenni trascorsi dalla riforma costituzionale che ha introdotto l’autonomia regionale non si è ancora riusciti a definire i Lep”. Mentre in ambito scolastico non sarebbe “possibile lasciare l’attuazione del compito costituzionale della scuola alle diverse disponibilità e scelte locali”, perché già ora “esiste una differenziazione ingiusta delle risorse educative pubbliche offerte sul territorio nazionale, non solo tra regioni, ma anche all’interno delle stesse regioni e città”. Differenze che “si sovrappongono alle diseguaglianze sociali e di contesto, invece di compensarle”.

I requisiti
Un altro punto al centro delle contestazioni, esplicitato dal docente di economia Paolo Balduzzi su Lavoce.info, è che nel disegno di legge non viene richiesto alle regioni di avere “i conti in ordine” o di non essere stata “commissariata in precedenza per la gestione delle materie di cui fa richiesta”. E tra queste si trovano l’istruzione, la sanità, la produzione di energia e la tutela dell’ambiente, tutti ambiti particolarmente delicati e a rischio.

L’approvazione
Infine, il disegno di legge non specifica nemmeno le modalità con cui attivare le richieste di autonomia, lasciando al governo il compito di elaborare l’intesa tra Stato e regione, per poi inviarla alla regione in questione per essere approvata. Dopodiché, sempre in base alla proposta di Calderoli, il Parlamento non avrebbe alcuna voce in merito, perché il Consiglio dei ministri dovrebbe presentare alle camere solo un disegno di legge per approvare l’intesa, sul quale deputati e senatori non avrebbero possibilità di proporre modifiche, di fatto esautorando l’organo legislativo.


https://www.wired.it/article/autonomia-differenziata-calderoli-proposta/

Per voler approfondire il tema anticipato da Romeo...

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
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Ho intravisto Svimez e non mi sono nemmeno messo a leggere.

Significa semplicemente che gli amministratori delle regioni del sud in particolare dovranno smetterla di sprecare e rubare, e cominciare a muovere il #@*§.

Più che i sparaballe di Svimez, bisogna ascoltare i professionisti veri con argomentazioni e dati veri.

https://youtu.be/22n26irK-AI?si=zzerTYt5RE5KGjhG

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
MessaggioInviato: sab 16 mar 2024, 21:15 
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Reg. il: dom 12 mar 2017
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Sul piano della propaganda devo dire che il meridione stravince: “i residui fiscali non esistono”, “il nord ruba i soldi al sud”, la “secessione dei ricchi” etc. Fenomenali nel prendere per il #@*§.

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 Oggetto del messaggio: Re: [Politica 2022] Il governo Meloni
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Il Romeo secessionista (alla Bossi degli anni 90) mi mancava...

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