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 Oggetto del messaggio: Le tattiche della storia
MessaggioInviato: dom 20 gen 2008, 20:14 
Prima di cominciare l’analisi delle formazioni più importanti della storia del calcio, facciamo un po’ distoria vedendo con che formazioni giocavano agli albori del calcio, partendo dal primo modulo, la Piramide di Cambridge, ideata in Inghilterra (a Cambridge, appunto) e utilizzata per la prima volta dal Blackburn Rovers, per poi proseguire con le sue evoluzioni, il metodo e il sistema.

PIRAMIDE DI CAMBRIDGE

La piramide era così chiamata perché, osservata dall’alto, la disposizione dei giocatori assumeva la forma di una piramide con vertice nel portiere. I giocatori si dividevano in cinque back (che stanno indietro) e cinque forward (che stanno avanti), più portiere. Eccola qui, con le denominazioni dei ruoli in lingua originaria:

_______________________________Goalkeeper

_____________________Fullback_________________Fullback

_____________Halfback___________Halfback________________Halfback

__Winger______Inside Forward____Centre Forward_____Inside Forward________Winger

Goalkeeper (Portiere): il ruolo del portiere non richiede spiegazioni

Fullback (Terzini): letteralmente “tutto indietro”, il fullback era il moderno difensore, con compiti di marcatura sugli attaccanti avversari. In Italia vennero chiamati “terzini” poiché costituivano la “terza linea”, e si suddividevano in terzino destro e sinistro. Le distinzioni fra terzino di volata e terzino di posizione sono successive.

Halfback (Mediani): letteralmente “mezzi indietro”, gli halfback non possono essere considerati a pieno titolo i moderni centrocampisti, perché svolgevano funzioni principalmente difensive. In Italia la seconda linea era costituita dai mediani, suddivisi in mediano destro, centromediano e mediano sinistro.

Winger (Ali): le ali erano posizionate agli estremi della prima linea, e avevano il ruolo di rifornire di cross il centrattacco. Erano ovviamente due, destra e sinistra.

Inside Forward (Mezzala): gli “avanti di mezzo” si posizionavano fra ali e centravanti, perciò vennero chiamate mezzali in Italia, una destra e una sinistra.

Centre Forward (Centravanti): il “centravanti” o centrattacco era posizionato al centro della prima linea. Idem in Italia

Sulla base della piramide di Cambridge vennero distribuiti i primi numeri di maglia, e da lì si evolsero, spostandosi con il giocatore che segnavano. I numeri erano assegnati partendo dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra guardando la formazione prima postata, e cioè:

_________________________________1

___________________________2____________3

___________________4_____________5______________6

_____________7_________8_________9_________10__________11

Da ora in poi:
l’1 apparterrà al portiere;
il 2 segnerà gli spostamenti e le evoluzioni del terzino destro;
il 3 di quello sinistro;
il 4 del mediano destro;
il 5 del centromediano;
il 6 del mediano sinistro;
il 7 dell’ala destra;
l’8 della mezzala destra;
il 9 del centravanti;
il 10 della mezzala sinistra;
l’11 dell’ala sinistra.

Dalla Piramide di Cambridge si evolveranno due nuovi sistemi di gioco, ossia il metodo Italo-Austriaco e il sistema inglese, dai quali si evolveranno tutti i moduli e le tattiche successive.


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MessaggioInviato: dom 20 gen 2008, 20:14 
METODO (WW)

L’innovazione storica trae origine da un cambiamento del regolamento per quanto riguarda il fuorigioco, avvenuto nel 1926. Fino ad allora la regola del fuorigioco prevedeva che dovessero esserci tre giocatori tra l'attaccante e la porta: bastava dunque che la squadra difendente facesse avanzare un solo difensore perché scattasse la trappola del fuorigioco.
Nella revisione messa in atto in quell’anno l'IFAB, decise di modificare la regola per favorire un maggior numero di marcature e, in definitiva, lo spettacolo: si passò dal fuorigioco, cosiddetto"a tre uomini" a quello "a due". Affinché l'attaccante fosse considerato "in gioco", dunque, doveva avere tra sé e la linea di porta almeno due giocatori avversari (uno dei quali era normalmente il portiere), e non più tre come in precedenza. La variazione sortì il suo effetto, e il numero dei goal crebbe considerevolmente. Per far fronte a ciò, vennero ideati due tattiche diverse, il sistema in Inghilterra e il metodo in Italia. Prendendo spunto e informazioni dal topic di Marco Bode sulle origini del calcio (http://calcio.leonardo.it/forum/viewtopic.php?t=34833), comincio a spiegare di quest’ultimo.
Il metodo fu ideato da Vittorio Pozzo e dall’amico rivale Hugo Meisl, in risposta alla precedente ideazione del sistema, che riteneva inapplicabile alle caratteristiche degli italiani, che non possedevano il fisico adatto ad una tattica tanto dispendiosa. Nasce da lì la cultura italiana del gioco “catenacciaro” (termine ante litteram), molto difensivista e poco spettacolare, che tuttavia ci ha fatto vincere quattro mondiali: solida difesa e lancio del centromediano verso le ali o mezze ali, che passavano al centravanti che finalizzava. Questo in non più di tre-quattro passaggi. Ecco il modulo metodista:

_____Ala Sinistra__________________Centravanti______________________Ala Destra


__________________Mezzala Sinistra___________Mezzala Destra



_________Mediano Sinistro________Centromediano____________Mediano Destro


___________________Terzino Sinistro__________Terzino Destro


_________________________________Portiere

Portiere: non credo di dover spiegare questo ruolo
Terzino metodista destro o di volata: aveva il compito di marcare il centrattacco avversario, cercando di impedirgli di segnare.
Terzino metodista sinistro o di posizione: era una sorta di battitore libero ante litteram: presidiava l'area, interveniva se sbagliava il terzino di di volata, proteggeva le spalle al portiere ed era libero da compiti di marcatura.
Centromediano o centrosostegno sistemista: il cardine della squadra, piazzato davanti ai terzini, colui che difende e rilancia l'azione contemporaneamente. Un buon centromediano deve saper difendere, essere tecnico, dinamico, fisico e avere grande visione di gioco. Un giocatore alla Beckenbauer, per intenderci.
Mediano laterale destro: aveva il compito di marcare l'ala sinistra avversaria. Una specie di terzino destro in un moderno 4-4-2.
Mediano laterale sinistro: aveva il compito di marcare l'ala destra avversaria. Una specie di terzino sinistro in un moderno 4-4-2.
Mezzala destra o interno destro metodista: libera da compiti di marcatura, doveva comunque saper aiutare la squadra in difesa e saper ripartire velocemente per servire la punta o concludere a rete. L'arretramento di questo giocatore dalla linea dell'attacco a quella fra attacco e mediani garantiva superiorità a centrocampo e maggior copertura alla difesa.
Mezzala sinistra o interno sinistro metodista: libera da compiti di marcatura, doveva comunque saper aiutare la squadra in difesa e saper ripartire velocemente per servire la punta o concludere a rete. L'arretramento di questo giocatore dalla linea dell'attacco a quella fra attacco e mediani garantiva superiorità a centrocampo e maggior copertura alla difesa.
Ala destra: deve attendere di norma il lancio del centromediano metodista o l'assist illuminante delle mezzali, quindi tentare di superare il proprio marcatore (che è il mediano laterale sinistro avversario), andare sul fondo e crossare per il centravanti; oppure anche accentrarsi per assistere l'inserimento in zona gol delle mezzali e provare a concludere anch'esse a rete personalmente. Tenendo sempre d'occhio i terzini metodisti che, essendo liberi da compiti di marcatura diretta, possono intervenire e contrastarli in seconda battuta.
Ala sinistra: deve attendere di norma il lancio del centromediano metodista o l'assist illuminante delle mezzali, quindi tentare di superare il proprio marcatore (che è il mediano laterale destro avversario), andare sul fondo e crossare per il centravanti; oppure anche accentrarsi per assistere l'inserimento in zona gol delle mezzali e provare a concludere anch'esse a rete personalmente. Tenendo sempre d'occhio i terzini metodisti che, essendo liberi da compiti di marcatura diretta, possono intervenire e contrastarli in seconda battuta.
Centravanti:è il terminale ultimo della manovra. Il ruolo presuppone le più svariate tipologie di centravanti, che dunque può essere potente, rapace, elegante, tecnico, manovriero, votato solo alla finalizzazione... Sfrutta gli assist delle mezzali, i cross delle ali. Affronta direttamente sia il centromediano metodista che il terzino di volata, e se la vede in seconda battuta con il terzino di posizione.

Rispetto alla Piramide di Cambridge, sempre da tenere come riferimento, le mezzali vengono portate a fare da raccordo fra seconda e prima linea, portandosi dietro i numeri 8 e 10.

_______________11__________________9____________________7

________________________10___________________8

________________6__________________5___________________4

_________________________3___________________2

___________________________________1


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MessaggioInviato: dom 20 gen 2008, 20:15 
SISTEMA (MW)
Sempre rifacendomi al topic di Marco Bode, vediamo ora il sistema.
Il sistema, ideato da Chapman in Inghilterra, prevedeva diversi radicali cambiamenti rispetto alla piramide (2-3-5) in precedenza usata universalmente. Il centromediano venne infatti arretrato sulla linea dei difensori. Gli furono assegnati il nome di centre back ed il compito di opporsi direttamente all'azione del centre-forward (centravanti) avversario: era nato lo stopper; i due terzini si allargarono sulle fasce laterali a controllare le ali avversarie. Poiché le squadre spesso erano speculari, la marcatura avveniva "a uomo" e non più "a zona" come in precedenza.
Per rinsaldare la linea dei mediani, passati da tre a due, i due interni (o mezze ali), che nella piramide giocavano in linea con gli altri tre attaccanti, vennero arretrati verso il centrocampo. Il loro ruolo mutava: da finalizzatori puri diventavano anzitutto dei "suggeritori": giocatori in grado di formare una cerniera tra il reparto arretrato e quello avanzato; erano cioè gli uomini in grado di effettuare il cosiddetto "ultimo passaggio" all'attaccante lanciato a rete. Il reparto di mezzo si trovava così ad essere costituito da quattro giocatori che formavano un quadrilatero: vi erano i due mediani, più arretrati, e le due mezze ali a supporto dei tre attaccanti. Il reparto avanzato era costituito dal centravanti (o "centrattacco"), e dalle due ali, che avevano compiti strettamente offensivi e solo in seguito inizieranno a diventare più centrocampisti che attaccanti.
Il calcio stava entrando nella sua età adulta: si passava dalla tattica del kick and run ("calcia e corri": i difensori effettuavano lanci lunghi per servire la folta schiera degli attaccanti che si avventavano sulla palla) a quello che gli inglesi battezzarono carpet football, il "calcio sul tappeto", fondato sul possesso del pallone, sempre giocato rasoterra con numerosi e brevi passaggi ed una manovra costruita con perizia. I ruoli andavano definendosi e assumevano l'aspetto che per certi versi conservano tutt'oggi. Soprattutto, il centrocampo diventava la zona nevralgica nella quale si decidevano le sorti della partita.

Riepiloghiamo così i ruoli:

_____Ala Sinistra____________________Centravanti______________________Ala Destra

________________Mezzala Sinistra_____________________Mezzala Destra

_________________Mediano______________________________Mediano

____________Terzino Sinistro___________Stopper______________Terzino Destro

____________________________________Portiere

I due terzini sistemisti, che nel Metodo erano appunto in mezzo liberi da compiti di marcatura, vengono portati ai lati, nei punti bassi ed esterni della M. E a loro si chiede ora di marcare le ali (compito che nel Metodo spettava ai mediani laterali). Un terzino sistemista vede davanti a sè la corsia laterale libera da compagni e quindi, se particolarmente dotato sul piano della corsa, della tecnica e dell'intelligenza, è in grado di avventurarsi lungo tutta la fascia quando la sua squadra è in fase di possesso palla, ed arrivare anche sul fondo in attacco per scodellare invitanti cross (sostituendosi quindi all'ala classica). Quando però la squadra avversaria riconquista il possesso palla, il terzino sistemista deve essere pronto a rientrare in difesa e marcare l'ala. Il terzino sistemista è in pratica il cosiddetto terzino fluidificante.

Il centromediano sistemista viene arretrato nel cuore dell'area (raffigura il punto basso della M), ultimo baluardo davanti al portiere. Mantiene il compito di marcare il centravanti avversario, e se è il caso deve farlo in modo ancora più spietato del centromediano metodista in quanto alle sue spalle non vi sono più i due terzini metodisti pronti ad intervenire in seconda battuta. Il centromediano sistemista deve però assolvere solamente questo compito. Le funzioni di rilancio, le qualità tecniche e di visione del gioco a 360 gradi passano in altri ruoli che ora andremo ad analizzare.

I due mediani laterali vengono accentrati alle spalle delle mezzali e formano i due punti più alti della M. Insieme con le mezzali, che come detto sono davanti a loro in linea d'aria, costituiscono un quadrilatero. E' la nascita del centrocampo come reparto più importante e dominante del gioco. Ai mediani sistemisti si chiede di marcare le mezzali avversarie, ma anche se possibile di dare un aiuto atletico in fase di costruzione del gioco.

Le mezzali sistemiste restano i punti più bassi della W. Ma il loro raggio d'azione viene arretrato, in quanto:
a) a differenza delle mezzali metodiste sono marcate a uomo dai due mediani sistemisti avversari
a) devono assolovere il grosso del compito che prima spettava al centromediano metodista, cioè quello di rilanciare l'azione, dare manforte alla difesa, diventare i registi non solamente della fase d'attacco (come prima capitava alle mezzali metodiste) ma dell'intera manovra. In più, alla mezzala sistemista viene chiesto, nei limiti del possibile, di svolgere pure i compiti delle mezzali metodiste, quindi rifinire il gioco in attacco, servendo il centravanti e le ali, ed inserirsi con efficacia in zona gol. Dovendo però sobbarcarsi anche la mole di lavoro del centromediano metodista, e arretrando di qualche metro la propria posizione per formare il quadrilatero di centrocampo con i due mediani sistemisti, chiaramente la mezzala sistemista risulterà in fase offensiva un po' meno presente, un po' meno brillante e prolifica in termini di reti di una mezzala metodista. Come già nel Metodo può esistere la mezzala più dotata sul piano tecnico (e si chiamerà mezzala di regia) e la mezzala più dedita ad un lavoro oscuro e di raccordo (mezzala di spola).

Non variano i compiti prettamente tecnici e le caratteristiche delle ali e del centravanti nel Sistema rispetto al Metodo.

Questo è stato penosamente e totalmente copiato dal topic di Marco, non me ne voglia :asd

Il centromediano arretra sulla linea dei terzini, portandosi dietro il 5, e i due mediani si accentrano:


______________11__________________9____________________7

________________________10___________________8

_________________________6___________________4

__________________3_________________5________________2

____________________________________1

Tenete ben presente il sistema, perché è soprattutto da esso che si evolsero le formazioni successive.


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MessaggioInviato: dom 20 gen 2008, 20:25 
LA RIVOLUZIONE UNGHERESE – Nazionale Ungheria 1954

Oggi parliamo della nazionale unghere degli anni '50. Se avete commenti o integrazioni, non vi resta che scriverle ;)

L’Ungheria 1954 è da molti considerata la nazionale più forte e spettacolare di tutti i tempi, anche se si qualificò solo seconda ai mondiali del 1954 perdendo clamorosamente in finale contro la Germania di Fritz Walter e Helmut Rahn. La formazione utilizzata è un’evoluzione del sistema, di cui conserva l’impianto difensivo, ma in attacco sposta il centravanti dietro le mezzali, o se preferite le mezzali davanti al centravanti. Questo è per sommi capi quello che successe nel modulo, sempre sommariamente, quali erano i compiti e gli interpreti, ruolo per ruolo:


_________________________________________________8- Koksic
___________________10- Puskas

_________________________________9- Hidegkuti
__11- Czibor
________________________________________________________________7- Toth

__________________6- Zakarias_______________________5- Bozsik


_____3- Lorant_____________________4- Lantos________________________2- Buzanaski


__________________________________1- Grosics

Portiere: inutile spiegare il ruolo, ricoperto da Gyula Grosics, uno dei maggiori interpreti del ruolo
Terzini: i due terzini, Buzanaski e Lorant, furono i primi terzini fluidificanti della storia, in grado di chiudere e ripartire, fungendo da ali e a volte da veri e propri attaccanti.
Stopper: lo stopper, il roccioso Lantos, aveva ruoli prettamente difensivi, ed era uno dei pochi giocatori della squadra a muoversi poco.
Mediani: i due mediani, gli altri due giocatori che rimanevano relativamente fermi, erano Zakarias, uno alla Gattuso per intenderci, e poi il gigante Jozef Bozsik, uno dei giocatori più forti di quella nazionale e uno dei centrocampisti più forti di tutti i tempi. Caratteristiche da centromediano, completissimo, capace di difendere come un muro e poi di rilanciare l’azione con lanci anche di cinquanta metri precisi al millimetro.
Ali: le due ali, Toth a destra e Czibor a sinistra, andavano avanti e dietro sulla fascia, anche se con caratteristiche diverse: solitamente il primo si accentrava per dare una mano a Hidegkuti, il secondo, soprannominato “uccello pazzo”, svariava con le sue finte per tutto il fronte offensivo, facendo impazzire i difensori avversari.
Centravanti: il centravanti, Hidegkuti, invece di fungere da terminale offensivo, partiva da dietro le mezzali e fungeva soprattutto da rifinitore.
Mezzali: le due mezzali, che erano praticamente due punte, erano i principali finalizzatori della squadra, “testina d’oro” Koksic, considerato il miglior colpitore di testa di tutti i tempi (segnò oltre la metà dei suoi gol in questo modo) e il capitano, il fuoriclasse, il campione assoluto della squadra: il colonnello Ferenc Puskas, dotato di tiro micidiale, grande personalità, senso del gioco e del comando, una enciclopedia completa del calcio.

L’Ungheria fu la prima squadra a praticare il calcio totale, e non l’Olanda come si potrebbe pensare. Guardare giocare l’Ungheria era uno spettacolo stratosferico: ogni giocatore sapeva cosa fare, e lo faceva perfettamente, tutti si trovavano a meraviglia, un assemblaggio perfetto di forza, tecnica e velocità. Ognuno sapeva fare tutto, attaccare, difendere, lanciare, dribblare. Quando l’Ungheria voleva segnare, quasi niente poteva fermarla: arrivava al tiro con le sue due bocche di fuoco micidiali con ragnatele anche di trenta passaggi atte a far crollare il nemico totalmente rimbambito, oppure con un unico lancio. Difendevano insieme, attaccavano a ondate, si muovevano tutti e ovunque: non era raro trovare Buzanaski a fare il centravanti e Koksis a marcare l’attaccante avversario, praticavano il fuorigioco sistematico, mai usato prima d’ora, ed era uno spettacolo vedere improvvisamente la difesa scattare insieme in avanti per mettere in fuorigioco l’attaccante, che il più delle volte si spaventava e non sapeva cosa stava succedendo. I terzini facevano le ali, le ali i terzini, i difensori attaccavano, gli attaccanti difendevano, non ci capiva niente nessuno: gli unici che capivano e sapevano esattamente come e quando spostarsi erano i giocatori, ed era veramente uno spettacolo impagabile vedere giocare quella corazzata, semplicemente troppo forte per perdere. E infatti perse, e perse la partita più importante, la finale della coppa del mondo, contro la Germania. Molti ancora non capiscono come possa essere accaduto, probabilmente per una sfortunata serie di circostanze. È quasi certo che se quella finale fosse stata rigiocata altre volte, l’Ungheria avrebbe vinto sempre. Quella volta perse, come perse l’Olanda nel 1974, e molto probabilmente quella incredibile squadra non esisterà mai più.


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MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 0:08 
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Stupendo, tempo fa anche il nostro Marco Bode postò topic del genere.

Eterna, hai scritto tutto te o hai copiato da qualche sito? Nel caso devi mettere la fonte ;)

_________________
Signori e signore Che giocatore Cristiano Ronaldo !!...che Giocatore Cristiano Ronaldo !!..io credo che non ci trovavamo davanti un giocatore simile dai tempi di Evaristo Beccalossi.


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 Oggetto del messaggio: Re: Le tattiche della storia
MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 9:36 
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eternabari ha scritto:
Prima di cominciare l’analisi delle formazioni più importanti della storia del calcio, facciamo un po’ distoria vedendo con che formazioni giocavano agli albori del calcio, partendo dal primo modulo, la Piramide di Cambridge, ideata in Inghilterra (a Cambridge, appunto) e utilizzata per la prima volta dal Blackburn Rovers, per poi proseguire con le sue evoluzioni, il metodo e il sistema.

PIRAMIDE DI CAMBRIDGE

La piramide era così chiamata perché, osservata dall’alto, la disposizione dei giocatori assumeva la forma di una piramide con vertice nel portiere. I giocatori si dividevano in cinque back (che stanno indietro) e cinque forward (che stanno avanti), più portiere. Eccola qui, con le denominazioni dei ruoli in lingua originaria:

_______________________________Goalkeeper

_____________________Fullback_________________Fullback

_____________Halfback___________Halfback________________Halfback

__Winger______Inside Forward____Centre Forward_____Inside Forward________Winger

Goalkeeper (Portiere): il ruolo del portiere non richiede spiegazioni

Fullback (Terzini): letteralmente “tutto indietro”, il fullback era il moderno difensore, con compiti di marcatura sugli attaccanti avversari. In Italia vennero chiamati “terzini” poiché costituivano la “terza linea”, e si suddividevano in terzino destro e sinistro. Le distinzioni fra terzino di volata e terzino di posizione sono successive.

Halfback (Mediani): letteralmente “mezzi indietro”, gli halfback non possono essere considerati a pieno titolo i moderni centrocampisti, perché svolgevano funzioni principalmente difensive. In Italia la seconda linea era costituita dai mediani, suddivisi in mediano destro, centromediano e mediano sinistro.

Winger (Ali): le ali erano posizionate agli estremi della prima linea, e avevano il ruolo di rifornire di cross il centrattacco. Erano ovviamente due, destra e sinistra.

Inside Forward (Mezzala): gli “avanti di mezzo” si posizionavano fra ali e centravanti, perciò vennero chiamate mezzali in Italia, una destra e una sinistra.

Centre Forward (Centravanti): il “centravanti” o centrattacco era posizionato al centro della prima linea. Idem in Italia

Sulla base della piramide di Cambridge vennero distribuiti i primi numeri di maglia, e da lì si evolsero, spostandosi con il giocatore che segnavano. I numeri erano assegnati partendo dall’alto verso il basso e da sinistra verso destra guardando la formazione prima postata, e cioè:

_________________________________1

___________________________2____________3

___________________4_____________5______________6

_____________7_________8_________9_________10__________11

Da ora in poi:
l’1 apparterrà al portiere;
il 2 segnerà gli spostamenti e le evoluzioni del terzino destro;
il 3 di quello sinistro;
il 4 del mediano destro;
il 5 del centromediano;
il 6 del mediano sinistro;
il 7 dell’ala destra;
l’8 della mezzala destra;
il 9 del centravanti;
il 10 della mezzala sinistra;
l’11 dell’ala sinistra.

Dalla Piramide di Cambridge si evolveranno due nuovi sistemi di gioco, ossia il metodo Italo-Austriaco e il sistema inglese, dai quali si evolveranno tutti i moduli e le tattiche successive.

Era un po'squilibrato effettivamente :asd

_________________
wlf


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MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 15:27 
golovko ha scritto:
Stupendo, tempo fa anche il nostro Marco Bode postò topic del genere.

Eterna, hai scritto tutto te o hai copiato da qualche sito? Nel caso devi mettere la fonte ;)

no, l'ho scritto io, ho solo preso spunto dal topic di Marco


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MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 17:53 
A PORTA SPRANGATA - Inter 1964

La Grande Inter, forse la massima espressione del catenaccio italico, è un ricordo che ancora vive nella mente di tutti i tifosi nerazzurri per i trionfi in Coppa Campioni da allora mai più replicati. Il presidente Angelo Moratti, salito al soglio presidenziale nel 1955, ci arriva dopo lunghe e travagliate stagioni, nelle quali spende a destra e a manca ma non riesce mai a trovare la giusta quadratura del cerchio. Fino al 1960, anno della folgorazione per un allenatore argentino che sta spopolando in Spagna alla guida del Barcellona: Helenio Herrera. Lo chiamano “Abla Abla” perché una delle sue caratteristiche è quella di parlare tanto e cercare l’assecondamento costante tra i suoi interlocutori. Ma il soprannome che meglio rispecchia il suo valore sul campo è quello di “Mago”: con il Barça è riuscito ad arrestare il monopolio del Grande Real vincendo due scudetti, e in Coppa Campioni si è fermato a un passo dalla vittoria finale, sconfitto 3-2 dal Benfica.

Quando arriva a Milano, Herrera è ben lontano da quel catenaccio, di cui poi si dirà padre spirituale, con una delle sue solite esternazioni verbali: in Spagna aveva predicato un calcio offensivo e spettacolare, incentrato su assi della pedata quali gli ungheresi Czibor e Kocsis, l’astro nascente Suarez, il factotum ceco-ungherese Kubala. La sua rivoluzione è tangibile fin dagli inizi: preparazione atletica superiore, studiata nei minimi dettagli; corsa continua senza palla, attacco sistematico ai portatori avversari (il pressing, già visto all’opera in Italia in modo costante con il Grande Torino). Nei primi anni, il canovaccio è sempre lo stesso: l’Inter, meglio assemblata degli avversari, parte a mille e fa il vuoto intorno; giunta a marzo però le energie vengono meno e il crollo è repentino.
Consigliato da Brera e Moratti a passare al catenaccio, Herrera si converte, abbinando così al nuovo modulo le proprie idee atletiche. E quando a tutto questo, sposa l’arte di sublimi interpreti, il gioco è fatto e nasce la Grande Inter. Dal 1963 al 1967 il dominio dei nerazzurri è pressoché assoluto: due Coppe Campioni (64 e 65), due scudetti (65 e 66, più quello del 64 perso allo spareggio contro il Bologna), due Intercontinentali (65 e 66).
Il catenaccio di Herrera era così congeniato: partendo dalla base della formazione sistemista, Herrera arretrò un mediano, il n°6, a fare il libero dietro la difesa a tre, composta dal terzino destro (n°2) che era un cosiddetto terzino bloccato o di posizione, cioè rimaneva perennemente in difesa al fianco dello stopper marcando l'ala sinistra avversaria, lo stopper, appunto, (n°5), il vecchio centromediano metodista, che aveva il compito di marcare il centravanti perdendo le sue funzioni di impostazione del gioco affidate al libero dietro di lui, e poi il terzino sinistro (n°3), che era un fluidificante, cioè in fase offensiva percorreva la fascia dando man forte all'ala sinistra, arrivando a volte anche a battere a rete. In fase difensiva, marcava invece a uomo l'ala destra. Davanti al reparto difensivo rimaneva il mediano con il n°4 sulla schiena, che era il classico mediano dotato di un apparato polmonare superiore alla media, alla Oriali o alla Gattuso, se vogliamo fare un paragone. Al suo fianco arretrava la mezzala sinistra, il n°10, che si posizionava davanti alla difesa e impostava il gioco dell'intera squadra con precisissimi lanci di anche cinquanta metri. La mezzala destra (n°8) avanzava invece fino a quasi a ridosso del centravanti, diventando una specie di seconda punta ante litteram, a cui era affidato il compito di effettuare materialmente i contropiedi e di segnare il più possibile. L'ala destra (n°7), sinistra (n°11) e il centravanti (n°9) mantenevano invece inalterati i propri ruoli originari. Ecco la formazione base dettagliata del catenaccio di Herrera:

________________________________________________Portiere
__________________________________________________n°1

________________________________________Battitore Libero
_____________________________________________n° 6

__________________________________________________________Stopper
______________Terzino Destro Bloccato___________________________n°5
_______________________n°2_____________________________________________________Terzino Sinistro Fluidificante
_________________________________________________________________________________________n°3
_________________________________________________Mezzala Sinistra di Regia
_________________________Mediano di Rottura_________________n°10
_______________________________n°4

Ala Destra
__n°7____________________Mezzala Destra d'Attacco
__________________________________n°8_____________________________________________________Ala Sinistra
___________________________________________________Centravanti_________________________________n°11
______________________________________________________n°9

Ecco invece i giocatori che interpretarono al meglio questa formazione:
Davanti al portiere Sarti, maestro del piazzamento, la difesa si avvale dell’esperienza e della qualità del libero livornese Armando Picchi, che dirige l’intero reparto e aziona il micidiale contropiede con battute lunghe. Davanti a lui il trio dei difensori puri: a destra il roccioso Burgnich, terzino marcatore, considerato finito dalla Juventus e riportato ad altissime cifre di rendimento da Herrera; in mezzo lo stopper Guarneri, lungagnone difficile da superare; a sinistra poi, il bergamasco Giacinto Facchetti. Bersagliato dai fischi di San Siro a causa degli impacci palesati nella prima stagione, si riscatta alla grande nelle successive diventando uno dei punti di forza della squadra e il miglior terzino fluidificante del Mondo. Facchetti raccoglie l’eredità dei Maroso e dei Cervato e va oltre: non si limita a coprire sull’ala di competenza e salire per dare manforte in fase d’attacco, ma si avventura anche nell’area avversaria diventando una pericolosissima macchina da gol. La difesa è fortissima, una vera e propria Maginot ed è su questa fortezza che l’Inter può costruire la propria strepitosa forza d’urto.
A centrocampo, Bedin o Tagnin è il classico mediano sette polmoni, mentre in cabina di regia agisce il più grande, lo spagnolo Luis Suarez. Fatto arrivare apposta da Herrera che ne aveva fatto uno dei cardini del suo Barcellona, il regista iberico, fresco di titolo europeo e Pallone d’Oro, si trasforma da mezzala d’attacco a regista classico, prendendo in mano le operazioni e diventando il cervello della squadra. Proverbiali i suoi lanci di 40-50 metri capaci di capovolgere il fronte del gioco, Suarez spende energia anche in prodigiosi recuperi difensivi, fornendo un’indispensabile mano sotto il profilo atletico e dinamico. A sinistra, impazza Mariolino Corso, artista indolente, capace di tutto nel bene come nel male. L’attacco ruota attorno alla figura del centravanti Milani, boa che apre spazi per la rapidità e la tecnica di Sandrino Mazzola, figlio della gloria Valentino e lanciato titolare nella stagione ’62-’63. Dall’ala parte invece il brasiliano Jair, dalle irresistibili finte.
Ecco la formazione tipo della grande Inter:
_________________________________________________Sarti
__________________________________________________n°1

____________________________________________Picchi
_____________________________________________n° 6

__________________________________________________________Guarneri
_____________________Burgnich________________________________n°5
_______________________n°2_____________________________________________________________Facchetti
_________________________________________________________________________________________n°3
________________________________________________________Suarez
______________________________Bedin_______________________n°10
_______________________________n°4

__Jair
__n°7___________________________Mazzola
__________________________________n°8________________________________________________________Corso
_____________________________________________________Milani____________________________________n°11
______________________________________________________n°9


Un complesso fantastico, basato sui lanci di Picchi e Suarez e in grado in fase di possesso palla di sviluppare un gioco spettacolare e offensivo, con quattro, cinque uomini perennemente proiettati a far male. Il modo migliore per respingere le superficiali e ottuse accuse di chi considera il catenaccio un sistema di gioco insensibile alle istanze dell’attacco. Qui sta anche la grandezza di Herrera: piegare l’esigenza del modulo ai solisti di cui dispone, in modo da rendere l’Inter una creatura flessibile e capace di ripiegare e distendersi con eguale naturalezza.
Il mito di squadra inattaccabile si infrange malinconicamente nel giro di un paio di settimane al termine della stagione ’66-’67: il 25 maggio arriva l’incredibile sconfitta in finale di Coppa Campioni contro il Celtic Glasgow, partita dove tutti i pronostici erano naturalmente pro Inter; una settimana dopo, un nuovo stop tra lo stupore generale (1-2 a Mantova, con papera di Sarti) che consegna lo scudetto alla più debole Juventus. E infine, il ko in semifinale di Coppa Italia, sul campo del Padova, squadra di serie B. Tre botte tremende per il morale e l’ossatura del progetto che cade a pezzi. Un anno dopo Angelo Moratti lascia la presidenza, seguito a stretto giro di posta da Herrera. Ancora oggi, a distanza di 40 anni, i tifosi nerazzurri sono in cerca di una squadra che possa renderli orgogliosi e primi nel Mondo, come fece la Grande Inter.
_____________________________________________________________________

questo è frutto dell'assemblaggio fra informazioni provenienti da wikipedia e da Marco Bode, con dei passaggi, soprattutto inerenti alla tattica, scritti direttamente da me. Questo intervento lo scrissi tempo addietro su un altro sito, di cui non posto il link perchè sarebbe spam, giusto? :grin


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 17:58 
nei prossimi giorni dovrei postare la tattica del Brasile 1970 e quella dell'Olanda 1974, per altre dovrete aspettare un po' di tempo, altrimenti nulla vi vieta (anzi, ciò sarebbe molto, molto gradito :D ) di scrivere voi stessi come giocava una squadra che conoscete bene.


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 Oggetto del messaggio:
MessaggioInviato: mar 22 gen 2008, 14:50 
SELEÇAO, REI DO MUNDO – Nazionale Brasiliana 1970

La nazionale brasiliana che vinse i mondiali nel 1970, battendo in finale l’Italia, è considerata una delle nazionali più forti di tutti i tempi, da quasi tutti la più forte nazionale verdeoro di sempre, superiore anche a quella del 1958. Rompiamo dunque gli indugi e passiamo a descrivere la tattica.
Il 4-2-4 brasiliano è stata probabilmente la formazione più spregiudicata mai messa in atto. Il calcio brasiliano aveva sempre rifiutato il concetto del libero, aborrendo la marcatura a uomo e puntando ad un calcio molto spettacolare. La difesa era dunque formata da quattro giocatori in linea, due centrali, uno un po’ più stopper e l’altro un po’ più libero (nel senso che il secondo era più completo), e due terzini fluidificanti, come imponeva la tradizione brasiliana dei due Santos del 1958, Nilton e Djalma, la coppia di fluidificanti più forte di tutti i tempi insieme a Suurbier e Krol, tradizione che sarà rispettata negli anni a venire con i vari Cafu e Roberto Carlos. Davanti alla difesa, stazionavano due giocatori, un mediano (anche se abbastanza completo) e un regista puro, el cerebro della squadra. E poi la linea degli attaccanti, formata da due ali che avevano, soprattutto la sinistra, licenza di svariare su tutto il fronte offensivo. Al centro, due punte molto mobili, quasi due mezzali. Inutile ricercare le origini di questo modulo nel metodo o nel sistema, perché non so se essi erano adottati dai brasiliani. Ecco i ruoli in dettaglio:
_________________________________Portiere
___________________________________n°1

______________________Brito____________________Piazza
_______________________n°2______________________n°3
Carlos Alberto_________________________________________________________Everaldo
_____n°4_______________________________________________________________n°16
_____________________Gerson_________________Clodoaldo
______________________n°8______________________n°5

_____________________________________________________________Rivelino
Jairzinho_______________________________________________________n°11
__n°7____________________________________________Pelè
__________________________Tostao_________________n°10
___________________________n°9

Guardando i numeri di maglia, si può tentare di risalire alla formazione dalla quale si è evoluto, tenendo presente che Everaldo aveva il 16 in quanto all’inizio della rappresentativa mondiale il titolare era considerato tal Marco Antonio, che aveva il numero 6. Partendo dal metodo:
____________________________________1
_____________________________2_____________3
__________________4_________________5___________________6
_____________________________8_____________10
__________________7_________________9___________________11
si intuisce che il modulo di partenza è più o meno questo, ma l’evoluzione dei ruoli ha seguito strade diverse: i due mediani laterali, che già prima erano una sorta di fluidificanti, arretrano a fare i terzini veri e propri, e i cari vecchi terzini metodisti si trasformano in centrali. In definitiva, se in Europa la difesa si accresce dal centro, decentrando i terzini, in Sudamerica (in effetti, il metodo era utilizzato dagli Uruguagi, quindi è probabile che i brasiliani l’abbiano copiato) la difesa si accresce dai lati. Il centromediano diventa quindi centrocampista, il mediano, e gli si affianca la mezzala destra, arretrato per l’occasione, che diventa il regista. La mezzala sinistra viene avanzata (lo stesso Pelè era mezzala, all’inizio della carriera) accanto al centravanti, e il gioco è fatto.
Vediamo quali erano i compiti di ognuno, ruolo per ruolo:
Portiere: il portiere era Felix, buoni riflessi ma in definitiva non certo un grande portiere.
Centrali: i due centrali erano Piazza e Brito, il secondo più completo del primo, ma che agivano comunque perfettamente in linea.
Terzini fluidificanti: i due fluidificanti, Everaldo a sinistra e il tuttofare Carlos Alberto a destra, raccolsero l’eredità di Nilton e Djalma Santos e, sebbene non riuscissero a coprire l’intera fascia come i successivi Krol e Suurbier, davano un grande contributo alle ali, arrivando anche spesso al tiro.
Mediano: il mediano era Clodoaldo, che aveva tuttavia le caratteristiche di un ottimo centromediano metodista, bravo in fase di copertura ma dotato anche di ottimi piedi.
Regista: il cervello arretrato della squadra era Gerson, giocatore simile sotto molti aspetti a Luisito Suarez, colui che dettava i tempi della squadra verdeoro.
Trequartista/Ala sinistra: il giocatore che ricopriva questo ruolo era Rivelino, uno dei più forti giocatori brasiliani di sempre, l’inventore dell’elastico. Dotato di gran potenza di tiro, Rivelino svariava su tutto il fronte offensivo, duettando con i compagni. Era il giocatore più arretrato dei quattro offensivi.
Ala destra: l’ala destra era Jairzinho, uno dei giocatori più controversi della storia, ritenuto un fuoriclasse assoluto da alcuni, un bidone stratosferico da altri. Fatto sta che nel ’70 imperversava sulla destra, duettando meravigliosamente con Pelè.
Seconda punta: il giocatore che ricopriva questo ruolo non ha bisogno di presentazioni: O’rei, Pelè, da molti considerato il più forte giocatore di sempre. Era il vero fulcro del gioco della squadra, impostava, dribblava, creava terrore nelle difese avversarie, segnava a valanga, partendo da dove voleva.
Centravanti: il centravanti era Tostao, anche lui una mezzala adattata al ruolo di centravanti, dotato di ottima tecnica e di splendido sinistro.

Il Brasile applicava un gioco altamente spettacolare, basato sul possesso del pallone e sulle invenzioni dei singoli. Il possesso palla era possibile grazie al fatto che ogni giocatore della squadra aveva un tasso tecnico altamente superiore alla media del suo ruolo, ai due fluidificanti, ai due mediani dai piedi molto buoni e, a mio parere, soprattutto al fatto che i due centravanti erano in realtà mezzali adattate, e per questo tornavano molto indietro per duettare con i compagni. La squadra adottava già una forma di calcio totale, poi perfezionata e lanciata definitivamente dagli Olandesi.


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