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Non capisco MB, De Rossi è già un ottimo difensore centrale, tanto da venir schierato nel ruolo da Spalletti nei momenti di difficoltà, ed è già provvisto di un ottimo lancio in avanti, tantè che in una partita sono almeno due tre i traversoni che effettua, spesso addirittura a lanciare il compagnio solo davanti al portiere. Ora perchè la Roma gioca con Pizarro e si nota meno, ma una delle tante qualità di De Rossi è proprio l'impostazione di gioco, sia sul passaggio corto, sia sul passaggio lungo


Ammetto di non seguire sempre la Roma ma De Rossi ha giocato alcune volte da difensore centrale in questa stagione invece che centrocampista? Ma non sono Chivu-Mexes (e spesso Ferrari) i due difensori centrali? :mah

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


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MessaggioInviato: lun 18 dic 2006, 23:35 
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Si certo certo, però ti faccio un esempio: Chivu si è fatto leggermente male contro il Palermo, e per i minuti in cui il rumeno era fuori De Rossi si è spostato in posizione di difensore centrale, anzichè mettere al centro Panucci ed arretrare Mancini, come verosimilmente con un altro centrocampista in campo al posto di De Rossi avrebbe fatto.

Su De Rossi "purtoppo" giudico con gli occhi da romanista, e mi rendo conto siano faziosi, ma ecco cosa vedo: grandissima capacità di incontrare ed interdire, grandissimo passo, grandissimo lancio, grandissimo tiro, ottima tecnica, ottima visione di gioco. Un giocatore davvero, davvero completo. Per me è semplicemente il giocatore più essenziale della Roma, insieme a Totti, perchè incarna l'ideale di Spalletti, dove ogni calciatore deve sapersi esprimere in diversi ruoli e posizioni. Da quando c'è Spalletti, De Rossi ha giocato nei seguenti ruoli (io li chiamerò coi nomi che mi vengono, poi tu saprai certo dargli un nome più consono ;) ): centrocampista mediano, incontrista, regista, esterno, difensore centrale, libero, trequartista, centravanti. Un idolo, roba alla Cruyiff.

Un appunto MB: non per fare il romanista fino al midollo, ma come mai un intenditore di calcio come te non segue la Roma, che viene da tutti definita come l'attuale fonte di gioco e spettacolo in Italia? Io in questo momento mi sento molto, molto fortunato a tifare Roma, perchè magari non vinceremo niente, ma ti giuro quando guardo la mia squadra mi esalto come mai prima... una squadra che fa le triangolazioni in area di rigore avversaria...

_________________
"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
C.Giua


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MessaggioInviato: mar 19 dic 2006, 16:47 
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Reg. il: lun 5 giu 2006,
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blackwave ha scritto:
Si certo certo, però ti faccio un esempio: Chivu si è fatto leggermente male contro il Palermo, e per i minuti in cui il rumeno era fuori De Rossi si è spostato in posizione di difensore centrale, anzichè mettere al centro Panucci ed arretrare Mancini, come verosimilmente con un altro centrocampista in campo al posto di De Rossi avrebbe fatto.

Su De Rossi "purtoppo" giudico con gli occhi da romanista, e mi rendo conto siano faziosi, ma ecco cosa vedo: grandissima capacità di incontrare ed interdire, grandissimo passo, grandissimo lancio, grandissimo tiro, ottima tecnica, ottima visione di gioco. Un giocatore davvero, davvero completo. Per me è semplicemente il giocatore più essenziale della Roma, insieme a Totti, perchè incarna l'ideale di Spalletti, dove ogni calciatore deve sapersi esprimere in diversi ruoli e posizioni. Da quando c'è Spalletti, De Rossi ha giocato nei seguenti ruoli (io li chiamerò coi nomi che mi vengono, poi tu saprai certo dargli un nome più consono ;) ): centrocampista mediano, incontrista, regista, esterno, difensore centrale, libero, trequartista, centravanti. Un idolo, roba alla Cruyiff.

Un appunto MB: non per fare il romanista fino al midollo, ma come mai un intenditore di calcio come te non segue la Roma, che viene da tutti definita come l'attuale fonte di gioco e spettacolo in Italia? Io in questo momento mi sento molto, molto fortunato a tifare Roma, perchè magari non vinceremo niente, ma ti giuro quando guardo la mia squadra mi esalto come mai prima... una squadra che fa le triangolazioni in area di rigore avversaria...


Ammetto che molte cose le condivido..

Cmq, un tributo di ammirazione e amore di cotanto effetto difficilmente lo ricordo..! ;)


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MessaggioInviato: mar 19 dic 2006, 20:57 
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No non per quel che posso, la seguo la Roma...la ammiro molto come politica, spirito, gioco e giocatori. Solo che non avevo mai visto De Rossi interpretare il ruolo di difensore centrale: sono contentissimo per lui se riesce ad esprimere al meglio le stupende doti che anche tu hai elencato anche nel ruolo di difensore centrale. Meglio ancora ;)

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«...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».

Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2


Ultima modifica di Marco Bode il mar 19 dic 2006, 21:03, modificato 1 volta in totale.

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MessaggioInviato: mar 19 dic 2006, 20:59 
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GLENN MILLER ha scritto:
Cmq, un tributo di ammirazione e amore di cotanto effetto difficilmente lo ricordo..! ;)


Si chiama "essere Romanisti" :8) :grin

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"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
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MessaggioInviato: mer 1 ago 2007, 18:34 
scusa marco, mi potresti dire con che formazioni giocavano l'uruguay di andrade e l'ungheria di puskas? Grazie


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MessaggioInviato: mer 1 ago 2007, 19:30 
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Reg. il: dom 10 apr 2005
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eternabari ha scritto:
scusa marco, mi potresti dire con che formazioni giocavano l'uruguay di andrade e l'ungheria di puskas? Grazie


Per l'Uruguay di Andrade, intendi il grande José Andrade, detto la “meraviglia negra”, campione del Mondo nel '30 o il nipote Rodriguez Andrade, meno forte e famoso di José, campione del Mondo nel '50?

Se ti riferisci al primo e più celebre, fu una delle colonne del Grande Uruguay Anni '30, la squadra de “Gli Invincbili” come fu soprannominata, sei anni ininterrotti sul tetto del Mondo, due Olimpiadi (quando erano aperte a tutti, dilettanti e professionisti), un Mondiale, una quantità industriali di Coppe America.
Quell'Uruguay giocava con il Metodo (WW) classico, poco rivoluzionario nell'assetto tattico quanto incantevole su quello stilistico, sul piano della classe, del talento, della completezza, delle doti tecniche e dinamiche.
Davanti al portiere Ballestrero, i due terzini metodisti a presidare l’area, il superbo capitano José Nasazzi, leader per vocazione, eccellente nelle chiusure, condottiero di straordinario impatto; al suo fianco il prode Mascheroni. Sulla linea dei mediani, a destra Josè Andrade, unico atleta di colore in una Nazionale dalla pelle chiara, dotato di proprietà di palleggio e tecniche fuori dall’ordinario, capace di interrompere l’azione dell’ala avversaria e ripartire lungo l’out con scorribande vincenti, come un terzino fluidificante ante-litteram. Al centro il mediocentro Fernandez, a sinistra Gestido. La linea dell’attacco comprendeva le due mezzali arretrate rispetto ai tre attaccanti di ruolo, le due ali e il centravanti. La mezzala destra, il più grande di tutti, era Hector Scarone, forse il più forte giocatore tra le due guerre, con un bagaglio tecnico-tattico infinito, regista, rifinitore, uomo-gol dalle eccezionali medie realizzative. A sinistra, l’altra mezzala Cea, talento sopraffino, classe indiscussa. In avanti le ali Dorado e il velocissimo Iriarte, con al centro il poderoso Castro (in altre, ancora più incisive versioni, Pedro Petrone, che fu anche capo-cannoniere del campionato italiano con la Fiorentina).

L’Ungheria Anni ‘50, per molti la più spettacolare e straordinaria squadra di tutte le epoche, che frantumò gli equilibri calcistici lanciando sul panorama mondiale una serie di innovazioni tattiche sconvolgenti, praticava un Sistema anomalo. Sistemista in difesa (con i due terzini larghi sulle ali, il centromediano in mezzo in linea, e due mediani centrali sulle mezzali avversarie davanti a loro), totalmente nuovo il fronte offensivo. Le due mezzali, Puskas e Kocsis infatti, invece di agire alle spalle dei tre attaccanti, erano i principali terminali. Hidegkuti, il centravanti, partiva dietro a loro fungendo da trampolino di lancio e da tessitore del gioco offensivo. La squadra in partenza disegnava sul rettangolo di gioco una MM, ma in pratica tutti sapevano fare tutto e tutti si muovevano ovunque, con pochissime eccezioni: era il calcio totale.
Davanti al portiere Grosics, uno dei massimi interpreti del ruolo, i due terzini larghi erano Buzanski e Lantos, giocatori capaci di chiudere e ripartire, funzionando da attaccanti aggiunti in prima linea. In mezzo, il roccioso Lorant. A centrocampo, lo sgobbone Zakarias dava una mano al gigante Bozsik, forse il più grande mediano di sempre, capace di ergersi a scudo difensivo come di raffinare l’intera manovra con lanci di 50 metri precisi al millimetro. Lorant, Zakarias e Bozsik erano di fatto gli unici elementi fissi, il resto era un tourbillon continuo, sovrapposizioni, triangolazioni, scambi continui, palla negli spazi vuoti, fuorigiochi sistematici. Una formazione che era in grado di arrivare alla porta avversaria come e quando voleva, con tre rapidi suggerimenti in verticale come tramite una ragnatela fatta di 30 passaggi e oltre. Il sommo Hidegkuti era il centravanti arretrato, pur non disdegnando la conclusione a rete. Sulle ali Budai II o Toth e Czibor (l’ “uccello pazzo”) si muovevano come pendoli: il primo più spesso si accentrava per dare una mano a Hidegkuti, il secondo imperversava con una serie di finte e controfinte ubriacanti sull’intero asse offensivo. Il tutto per assecondare al meglio le due immarcabili bocche da fuoco, “testina d’oro” Kocsis, forse il massimo colpitore di testa della storia, e il divino Puskas, stella assoluta del team, sinistro terrificante, personalità, senso del gioco, senso del comando, un’enciclopedia vivente del football, uno dei primissimi giocatori di ogni tempo e Paese.

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MessaggioInviato: mer 1 ago 2007, 19:37 
Marco Bode ha scritto:
eternabari ha scritto:
scusa marco, mi potresti dire con che formazioni giocavano l'uruguay di andrade e l'ungheria di puskas? Grazie


Per l'Uruguay di Andrade, intendi il grande José Andrade, detto la “meraviglia negra”, campione del Mondo nel '30 o il nipote Rodriguez Andrade, meno forte e famoso di José, campione del Mondo nel '50?

Se ti riferisci al primo e più celebre, fu una delle colonne del Grande Uruguay Anni '30, la squadra de “Gli Invincbili” come fu soprannominata, sei anni ininterrotti sul tetto del Mondo, due Olimpiadi (quando erano aperte a tutti, dilettanti e professionisti), un Mondiale, una quantità industriali di Coppe America.
Quell'Uruguay giocava con il Metodo (WW) classico, poco rivoluzionario nell'assetto tattico quanto incantevole su quello stilistico, sul piano della classe, del talento, della completezza, delle doti tecniche e dinamiche.
Davanti al portiere Ballestrero, i due terzini metodisti a presidare l’area, il superbo capitano José Nasazzi, leader per vocazione, eccellente nelle chiusure, condottiero di straordinario impatto; al suo fianco il prode Mascheroni. Sulla linea dei mediani, a destra Josè Andrade, unico atleta di colore in una Nazionale dalla pelle chiara, dotato di proprietà di palleggio e tecniche fuori dall’ordinario, capace di interrompere l’azione dell’ala avversaria e ripartire lungo l’out con scorribande vincenti, come un terzino fluidificante ante-litteram. Al centro il mediocentro Fernandez, a sinistra Gestido. La linea dell’attacco comprendeva le due mezzali arretrate rispetto ai tre attaccanti di ruolo, le due ali e il centravanti. La mezzala destra, il più grande di tutti, era Hector Scarone, forse il più forte giocatore tra le due guerre, con un bagaglio tecnico-tattico infinito, regista, rifinitore, uomo-gol dalle eccezionali medie realizzative. A sinistra, l’altra mezzala Cea, talento sopraffino, classe indiscussa. In avanti le ali Dorado e il velocissimo Iriarte, con al centro il poderoso Castro (in altre, ancora più incisive versioni, Pedro Petrone, che fu anche capo-cannoniere del campionato italiano con la Fiorentina).

L’Ungheria Anni ‘50, per molti la più spettacolare e straordinaria squadra di tutte le epoche, che frantumò gli equilibri calcistici lanciando sul panorama mondiale una serie di innovazioni tattiche sconvolgenti, praticava un Sistema anomalo. Sistemista in difesa (con i due terzini larghi sulle ali, il centromediano in mezzo in linea, e due mediani centrali sulle mezzali avversarie davanti a loro), totalmente nuovo il fronte offensivo. Le due mezzali, Puskas e Kocsis infatti, invece di agire alle spalle dei tre attaccanti, erano i principali terminali. Hidegkuti, il centravanti, partiva dietro a loro fungendo da trampolino di lancio e da tessitore del gioco offensivo. La squadra in partenza disegnava sul rettangolo di gioco una MM, ma in pratica tutti sapevano fare tutto e tutti si muovevano ovunque, con pochissime eccezioni: era il calcio totale.
Davanti al portiere Grosics, uno dei massimi interpreti del ruolo, i due terzini larghi erano Buzanski e Lantos, giocatori capaci di chiudere e ripartire, funzionando da attaccanti aggiunti in prima linea. In mezzo, il roccioso Lorant. A centrocampo, lo sgobbone Zakarias dava una mano al gigante Bozsik, forse il più grande mediano di sempre, capace di ergersi a scudo difensivo come di raffinare l’intera manovra con lanci di 50 metri precisi al millimetro. Lorant, Zakarias e Bozsik erano di fatto gli unici elementi fissi, il resto era un tourbillon continuo, sovrapposizioni, triangolazioni, scambi continui, palla negli spazi vuoti, fuorigiochi sistematici. Una formazione che era in grado di arrivare alla porta avversaria come e quando voleva, con tre rapidi suggerimenti in verticale come tramite una ragnatela fatta di 30 passaggi e oltre. Il sommo Hidegkuti era il centravanti arretrato, pur non disdegnando la conclusione a rete. Sulle ali Budai II o Toth e Czibor (l’ “uccello pazzo”) si muovevano come pendoli: il primo più spesso si accentrava per dare una mano a Hidegkuti, il secondo imperversava con una serie di finte e controfinte ubriacanti sull’intero asse offensivo. Il tutto per assecondare al meglio le due immarcabili bocche da fuoco, “testina d’oro” Kocsis, forse il massimo colpitore di testa della storia, e il divino Puskas, stella assoluta del team, sinistro terrificante, personalità, senso del gioco, senso del comando, un’enciclopedia vivente del football, uno dei primissimi giocatori di ogni tempo e Paese.

garzie :D


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MessaggioInviato: gio 2 ago 2007, 13:32 
ah Marco (ti chiami come me!), senti, se dovessi aggiungere qualche elemento successivo all'Ungheria di Puskas, come Albert o Detari, lo faresti? E se si, in che modo? Insomma, inseriresti qualche elemento successivo nella formazione magiara in modo da completarla e renderla invicibile?
So che non si possono confrontare squadre e giocatori di epoche diverse, però...


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MessaggioInviato: lun 24 dic 2007, 18:35 
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Tifoso
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Reg. il: lun 24 dic 2007
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C'è da ricordare che l'Ungheria di Puskas non vinse mai un mondiale a differenza dell'Uruguay di Andrade e Scarone, sciogliendosi in finale contro la grande Germania Ovest di Fritz Walter e Rahn.

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(George Bernard Shaw)


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