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La vincitrice della Coppa Italia è....
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Benetton Treviso 0%  0%  [ 0 ]
Montepaschi Siena 0%  0%  [ 0 ]
Carpisa Napoli 50%  50%  [ 2 ]
Lottomatica Roma 25%  25%  [ 1 ]
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Armani J. Milano 0%  0%  [ 0 ]
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Righetti trascina Roma in finale!
di Marco Bonfiglio 19/02/2006
Montepaschi Siena - Virtus Roma 70-83 Undici punti di uno strepitoso Righetti nel supplementare portano Roma alla prima finale di Coppa Italia dopo sedici anni, contro Napoli. Una nuova grande impresa degli uomini di Pesic

Prefazione importante: per la finale, la Virtus mette a disposizione un pullman gratuito che porterà a Forlì ogni tifoso che si presenterà entro le 12 di domenica al Palaeur, orario della partenza. I biglietti potranno essere acquistati all'arrivo.

L'ultima volta che Roma ha giocato una finale di Coppa Italia aveva a che fare con Brunamonti. Che decise, per la propria Knorr Bologna, le sorti del torneo. Stavolta è seduto a bordo campo, a gustare la prestazione indescrivibile di Righetti, capace di essere decisivo due volte: nel finale, quando con una tripla pareggia sul 66-66 che porterà alla continuazione, e nel supplementare con due triple e un gioco da tre punti che annienta Siena e srotola il tappeto rosso alla Virtus, che gioca la prima finale della competizione dopo sedici anni, contro Napoli. Indescrivibile è la parola giusta, per questa squadra. Sembra un videogioco, una di quelle trappole nella quale il livello di difficoltà aumenta progressivamente. Dopo l'assaggio con Bologna, le complicazioni contro Siena toccano livelli estremi: Ekezie in completo nero se la guarda indisponibile, Eze inizia con tre schiacciate, Tonolli si siede con tre falli, i verdi scappano decisi. Che succede? Pesic manda in campo il quintetto che aveva fatto imbestialire il pubblico contro Udine: stavolta, con la guida di Sconochini, ne spreme invece la più improbabile delle rimonte. E sull'inerzia di una difesa che morde e aggredisce che è un piacere, Roma nel terzo periodo si porta ancora avanti. Ma non è contenta se non si complica la vita e ci pensa Ilievski, con quattro scelte scellerate, a fare da gran cerimoniere a un nuovo finale pirotecnico. Siena recupera, va avanti di tre, ma serve soltanto ad accendere le luci sul palcoscenico di Righetti. Stiamo scherzando? Si vedono scene che, per coloro che seguono il mondo della Virtus con una briciola di costanza, rasentano davvero un piacere galattico. Righetti che diventa giustiziere di una semifinale, quando del suo carattere e del contenuto nei suoi pantaloncini si è dubitato per anni. Helliwell che nel terzo periodo frantuma Eze, sul naso del quale inchioda, e Boisa. La Virtus che va in finale è la Virtus che non ha le pazzie mirabolanti di Ilievski e nemmeno l'ultimo tiro di Bodiroga, che sbaglia il possesso della vittoria pasticciando in palleggio sulla sirena. Non è nella mira di Tusek, nemmeno nelle letture difensive di Tonolli. E' nell'insieme, nella rabbia, nella voglia di crederci anche quando tutte le nubi sono sopra la testa a portare grandine, in un quintetto con Giachetti e figlio Pesic. In una difesa che all'inizio s'inchina a rimbalzo e poi recupera con l'australiano, in un attacco alla zona che da nemesi di tre anni si trasforma in arma pungente. Bologna a casa, Siena di nuovo schiaffeggiata dopo i playoff dello scorso anno. Era un vento di tramontana, quello che soffiava sulla faccia di Roma, e in tre giorni si è tramutato in un ponentino che le gonfia il petto e le spalle. Merito di Pesic, stavolta non si potrà dissentire, che abbatte il Recalcati troppo innamorato della propria zona e dimostra che il cuore, la determinazione, il lavoro sulla testa e non solo sulle mani porta a giocarsi in partita secca il primo trofeo dopo troppi anni. Partita, ancora, di una intensità devastante, tanto che preoccupa il pensiero di giocare la finale appena ventiquattr'ore dopo. Con quali energie ci arriverà Roma? Ci pensiamo domani e probabilmente saranno le stesse, insospettate, che i ragazzi mettono in campo nel secondo periodo, sotto nel punteggio e nel gioco. Lentamente, con pazienza, Roma plasma l'impresa più clamorosa: alza i gomiti e Siena non trova più idee sul pick'n'roll centrale, costringe ai falli Eze e Kaukenas, mette in ritmo Hawkins. Non è una squadra da gestione nel punteggio, quello del terzo periodo è un tesoro dilapidato come contro Bologna, ma nella gestione del punto a punto è forse adesso la più appuntita dello stivale. E come ai quarti, costringe gli avversari a tirare da tre un pessimo 25%, a perdere 24 palloni in cambio di 10 recuperi, a tirare il 38% quando a fine primo tempo era lei a impallidire intorno al 30%. Alla fine fa meglio, 42% dal campo e da tre, tirando il 43% da due e perdendo solo 36 a 31 a rimbalzo: 8 a 7 per Siena quelli offensivi, un'inezia. Difesa e carattere, che fruttano 12 perse e 19 recuperi. I lunghi di Siena, come quelli della Fortitudo, dopo un buon avvio restano all'asciutto: solo nel prologo un ricco Eze, Stonerook (9 e 9 rimbalzi ma senza grande presenza) e Nicola sotto le aspettative. E se Chiacig ha dato 14 e 6 rimbalzi, ma molto del contributo arriva dalla linea, la perfezione è nel silenziatore messo alle mani di Kaukenas, solo 2 punti, e Hamilton, 4 e 3 perse. Anche Thomas è andato scemando (17 e 4 rimbalzi, ma una schiacciata sbagliata che è anche la differenza tra finale conquistata e supplementare), Woodward è parso pallido anche con 11 e 2 rimbalzi. Aveva oggettivi svantaggi, Roma, è riuscita a mascherarli per infine estinguerli e prendersi con merito, e phatos, la finale. Un monumento enorme al gruppo. Una dimostrazione di come anche senza un vero centro si possa costruire un cammino che fa innamorare la capitale intera.

Siena comincia pressando tutto campo e mettendosi a zona, cui non rinuncerà che a brevi tratti. Ilievski segna da tre, ma l'inizio è di Thomas e Eze, che spingono Tonolli al terzo fallo per il 12-4 che raffredda gli entusiasmi. Righetti e Helliwell esordiscono per il capitano e Tusek, che non segna mai, ma una tripla di Thomas allunga a 18-9. Roma senza il nigeriano sembra non avere nessuna possibilità contro la zona, è scorticata a rimbalzo e non ha niente dai lunghi, troppo lontani dal canestro. Il primo periodo finisce 20-13 con pessime sensazioni.

Pesic come al solito inventa: quintetto stordente, Giachetti, figlio Pesic, Sconochini, Righetti, Tusek, praticamente lo stesso che in campionato aveva creato le basi per la rabbia dei e contro i tifosi. Invece Sconochini ispira l'antisportivo di Kaukenas, segna i liberi e di tabella segna la tripla del 20-18 che ripara la ferita. Tusek segna il primo canestro dopo tre errori, Righetti ne mette quattro in fila per il 24-24 e 4-11 di parziale. Siena allunga sfruttando le dormite di Giachetti sulla linea di fondo, ma prima Ilievski e poi Hawkins fanno capire che la musica è cambiata: 35-36 a fine primo tempo. Roma capisce che deve tirare molto più spesso di Siena, perché ogni errore è rimbalzo dei verdi. E chiudere il primo tempo in vantaggio nonostante il 30% al tiro è dimostrazione di forza che si concretizzerà nel resto della battaglia.

Tonolli spende il quarto fallo e Ilievski si ingarbuglia nella gestione dei possessi. Equilibrio fino all'esibizione di Helliwell: schiacciata su Eze, 43-45. Hawkins ricama un gioco da tre punti, segna dalla linea, Sconochini ruba l'ennesima per il 43-52. Il centro di Siena ha quattro falli, come lo spaesato Boisa che si perde sul piede perno di Helliwell che con gioco da tre punti offre il massimo vantaggio, 43-54 a meno di due minuti dalla fine del terzo periodo. Finisce 48-55, difesa da antologia di Sconochini e assetto che grazie al più convinto Tusek permette di recuperare a rimbalzo.

Recalcati chiede a Chiacig la reazione. Tusek ne soffre il peso e lo osserva non sbagliare un colpo dalla lunetta fino al 52-57. Ma inizia a montare la leggenda di Righetti: tripla che entra e esce per il 52-60. Roma non sfrutta due possessi, Woodward accorcia dall'arco. Ilievski tenta la magia con Hawkins ma stavolta è una parabola troppo alta anche per l'americano, quindi spara da otto metri sul primo ferro. Chiacig ne approfitta per il 59-60 e 7-0 di parziale. Il play macedone fa scadere ventiquattro secondi e inaugara il regno della concitazione che è spazzato da Bodiroga, con una tripla da otto metri per il 59-63 a 3' dalla fine. Ma Thomas, con cinque consecutivi, sorpassa a 64-63. Hawkins perde il pallone, Chiacig fa di nuovo percorso pieno dalla linea e 66-63 a 1'23'' da giocare. Come in altri scenari simili sembra vinta e buttata, ma stavolta è la notte di Righetti: tripla dall'angolo per il pareggio, 66-66 a 50'' dalla sirena. Woodward tocca la linea e Siena trova il primo fallo dell'ultimo periodo. Bodiroga si gioca contro Stonerook il possesso decisivo, ma si perde sulla linea laterale e il suo tentativo è vetro e ferro. Supplementare. Passano due minuti di intensità estrema, non si segna, infine Righetti. Tripla, tripla dall'angolo, 66-72 a 2'30'' dalla fine. Recupero di Ilievski, Siena va a uomo, Chiacig non se ne accorge (ricorda per caso gara due scorsi playoff, Lamma su Barton?) e regala a Tusek la tripla del 66-75 che vuol dire finale. Bodiroga recupera un pallone, Righetti dalla tacca segna e subisce fallo, 67-78. Non solo, va poi in lunetta per il 68-80 che a 1'1'' dalla fine fa saltare in piedi la panca e i tifosi giunti da Roma. Siena si arrende e Tusek può depositare il 70-83 finale. Grande impresa, da lacrime. Roma ha speso tanto, troppo forse. Ma il sogno continua.



PAGELLE

Ilievski 5.5: stavolta la strategia della follia deraglia. Segna due triple nel primo tempo, poi lavora lungamente in difesa contro Hamilton e non dispiace, a parte le classiche amnesie che fanno ammattire il coach. E' nel quarto periodo, con otto punti da gestire, che rischia l'accusa suprema di guastatore delle feste: un alley oop con passaggio sbagliato per Hawkins, una tripla da nove metri sul primo ferro senza rimbalzi, ventiquattro secondi scaduti senza nemmeno provare un passaggio. 7 punti, 2 rimbalzi, 3 perse e 4 recuperi, 2 assist. Sperando che abbia lasciato i confetti per la finale.

Hawkins 8: gioca con un post it appiccicato sulla ferita e la solita rete da arrosto che sta diventando simbolo delle imprese romane. Ma è una furia: attacca dal palleggio, segna da fuori, in avvicinamento, in esitazione. Subisce dieci falli, costringe Recalcati ad abbassare il quintetto, segna 15 punti con 8/9 ai liberi, 4 rimbalzi, 6 recuperi, 3 assist. Questo andrà lontano. Per adesso porta Roma a un passo dal trionfo.

Bodiroga 7: quando segna quella tripla da otto metri, con Siena in totale rimonta, le sue braccia che esultano sembrano una replica di quanto accadde tre anni fa alle Final Four di Eurolega. Non è percorso completo, perché ne sbaglia un'altra difficile senza ritmo e soprattutto spende male l'ultimo possesso contro Stonerook. Palleggio complicato e ultimo tiro che va sul tabellone e costringe la partita a cinque minuti di nuova passione. Ma è l'onnipotente anche per la difesa, l'atteggiamento, i movimenti che contro la zona aprono spazio alle triple di Righetti. 11 punti, 5 rimbalzi, 2 perse e 1 recupero, 4 assist. Arriva lui e Roma trova la prima finale dopo quattordici anni. Blasfemo chi pensa si tratti solo di un caso.

Tonolli 5: dal capitano non ci si attendevano scelte potenzialmente catastrofiche: come il tentativo di stoppare Eze, che già due volte gli ha inchiodato sui capelli, che lo porta al terzo fallo dopo tre minuti di partita, senza Ekezie. E il quarto spesso a inizio secondo tempo, ancora su un tentativo di stoppata, che lo esclude dal resto della semifinale. 1 punto, 1 rimbalzo, 1 assist. Battuta a vuoto, ma la finale sarà territorio di caccia per il suo agonismo.

Tusek 6.5: costretto a rincorrere Stonerook e a respirare contro una zona che non gli permette di trovare melodie offensive, inizia sbagliando i primi tre tiri e continuerà a impallinare ferri invece di nylon. Non è in forma strepitosa ma è fondamentale sotto i vetri, dove soffre il solo Chiacig ma batte la resistenza di Nicola e Boisa. 10 punti, 3/9 dal campo, 9 rimbalzi, 2 assist. La tripla che praticamente chiude supplementare e discorso finale. La nuova consapevolezza di Roma: anche quando si sbaglia per gran parte della partita, al momento decisivo arriva l'autografo. Che fa sognare la capitale.

Giachetti 5: la nota meno positiva della competizione, non ha occhi per leggere la zona e non ha linee di penetrazione per sfruttare le acrobazie del repertorio. Sta in campo quanto basta per far rimpiangere Ilievski, nel primo tempo con tre errori su rotazioni difensive fa allungare Siena dopo il faticoso recupero del quintetto impossibile, nessun punto, 1 rimbalzo, 2 perse, 1 assist. Ancora un gettone da spendere.

Sconochini 8: quando entra il suo obiettivo è far impazzire Kaukenas e lo fa con maestria suprema. Tolto dalla partita l'avversario, che spende un antisportivo, segna i due liberi e la tripla di tabella che riapre la battaglia. Sulle palle vaganti, a rimbalzo, nel chiamare i cambi difensivi e i blocchi. Insaziabile. 7 punti, 1 rimbalzo, 6 recuperi. Sembrava finito, è l'anima di Roma. Ringraziamenti assortiti.

figlio Pesic s.v.: entra a inizio secondo periodo nel quintetto che aveva fatto disperare in campionato. Usato per spendere due falli, torna a sedersi senza errori e senza bagliori. Lineare.

Righetti 10: chi legge Terzotempo sa che non siamo mai stati teneri con il ragazzo. Talento, ma carattere? Di quello che ti fa vincere una semifinale? Serviti: inizia non sbagliando mai in vernice ma fallendo le triple dell'allungo, sul 66-63 per Siena si trova tra le mani un passaggio di Hawkins che è una follia, due secondi sul tabellone. Incocca, scocca, gira sul ferro, va sul vetro, entra. Da allora cambia la storia, sua e di Roma. Due triple per spaccare il supplementare, il gioco da tre punti del delirio. 25 punti, di cui 11 nella continuazione, 9/18 dal campo, 5 rimbalzi. La copertina della finale ha il suo volto sorridente, soddisfazione che merita. E la consacrazione di come il vento stia davvero cambiando. Impensabile, bellissimo.

Helliwell 8: anche l'australiano è speciale. Con Roma in inerzia, nel terzo periodo, mostra al mondo l'uso del piede perno. Prima lo usa per schiacciare in testa a Eze, che aveva fatto il presuntuoso con tre inchiodate nel primo periodo, poi per un gioco da tre punti per il quarto fallo di Boisa e il più nove di fine terzo periodo. 7 punti, 3 rimbalzi, 1 recupero. Come arrivò a Roma, come è stato utilizzato. Una meraviglia con lo sguardo assassino, la tecnica di un boscaiolo e una capacità di ritrovarsi unico quando meno te lo aspetti. Per sempre nei nostri cuori.

Pesic 10: prendi una squadra che non ha Ekezie, mettile di fronte Eze e Stonerook, Nicola e Boisa, trovati il capitano a tre falli in tre minuti, dopo una battaglia drenante energie come due giorni prima. Trovati sotto 14 a 7 a rimbalzo e 20-13 nel punteggio. Che fai? Metti dentro Giachetti, tuo figlio, Sconochini, Righetti e Tusek. Ci rimedi il pareggio, trovi un australiano che domina in vernice e uno cui faceva difetto il carattere che ti porta in finale. Quintetti bassi, accenni di zona, Sconochini su Kaukenas, mai in difficoltà mentale nell'attacco alla fronte pari di Siena. Riesci a perdere otto punti di vantaggio, sei sotto di tre, pareggi e il tuo nume in campo sbaglia grossolanamente il possesso della vittoria. Nel supplementare vinci 17-4, senza storia e porti Roma a una finale che in Coppa Italia mancava da sedici anni. Sembra una storia da pazzi? E' solo quella di Pesic. Lo ami, lo odi, ma alla fine parliamo di gioco. E tutti in coro: ha sempre ragione lui.

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"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
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oggi sarei voluto partire col pullman societario, ed andare a vedere la finale ed a trovare un pò di amici, purtoppo non ho potuto... daje Roma facce sognà!

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Final Eight - Virtus Roma - Carpisa Napoli


La finale che sposta l'equilibrio delle potenze del basket. E' una sfida che riguarda il centro, Roma contro Napoli. Con tante storie da raccontare

Per l'ultima presentazione di questo cammino incredibile di Roma, vogliamo fare qualcosa di diverso. Inutile dire come stiamo noi, come stanno loro. Sono due squadre al massimo, con l'entusiasmo gonfiato ad azoto, che si sono sbarazzate di tutta la geografia dominante negli ultimi venti anni nello stivale. Roma ha estirpato la zona appenninica, Bologna a strappi e Siena al supplementare, sempre dopo una fuga e sempre dopo aver rischiato di affondare. Napoli ha pensato al nord, Milano resistendo alla rimonta e Treviso dominando l'ultimo periodo. E' questo il primo motivo di interesse. Una finale del centro, per due realtà che negli ultimi tre anni, quasi contemporaneamente, hanno iniziato a bussare ai piani alti. Forte Roma, con quella semifinale da incubo, proprio dopo aver eliminato Napoli. Con più calma i partenopei, che adesso trovano l'approdo definitivo per far incendiare una città che già brucia per il basket. Dopo il dominio di Messina, cinque vittorie consecutive, la Coppa Italia potrebbe tornare nelle mani dell'ultimo che la vinse prima di lui. Piero Bucchi. Eccolo, l'altro motivo, se non il principale, per il quale non sarà una finale come sarebbe stata con un'altra avversaria. Piero Bucchi, nella capitale, è ancora Roma. E' un esonero per colpe non del tutto proprie. E se è vero che senza quell'esperienza adesso non ci sarebbe Pesic, forse non ci sarebbe Bodiroga e chissà se ci sarebbe una finale, è anche vero che perdere l'ultima partita e veder trionfare il precedente coach di Roma, almeno per noi, sarebbe meno doloroso che con qualsiasi altro nome. Se la giocano il passato e il presente della capitale. Segno che, va dato atto alla società, in questa edizione della Coppa Italia l'impronta dell'urbe va oltre il semplice fatto di avere l'opportunità di alzarla. Allargando il discorso, anche Pierfrancesco Betti avrebbe da raccontare sul proprio passato romano. Volendo, pure James Larranaga.

Si sono già affrontate in campionato e Napoli fece piazza pulita, nella notte in cui Roma mancò l'unica vera partita importante della stagione. Ma oggi non sono due punti in palio, non c'è una gara di ritorno: c'è Pesic che ha vinto ovunque, c'è Bodiroga che vuole continuare a farlo. C'è Tonolli, che per la prima volta vede a un passo il sogno di alzare un trofeo da capitano con la canotta di Roma. L'onnipotente ha qualcosa da far vedere a Spinelli. Lynn Greer, che in campionato giocò pochi minuti, ha qualcosa da far vedere a Roma. Hawkins si troverà di fronte il biondo Stefansson e farà dimenticare la pessima prestazione di una notte da dimenticare. Napoli che corre, tira con le mani in faccia, in esitazione, ti domandi sempre come faccia a segnare in quella maniera, pensi che prima o poi dovrà incepparsi l'attacco e non succede mai. Che è Mason Rocca, punti e rimbalzi, Morandais e Sesay, atletismo e dimensione cubica. Roma che ha imparato ad attaccare la zona, ha fatto la barba alle due squadre che ne fanno più abuso e si troverà di fronte una uomo aggressiva. Che ha più rotazioni, anche se non ha Ekezie, ma anche più fatica per il supplementare e forse più motivi di vendetta dopo la figuraccia in campionato.

E' una partita piena di storie e tante hanno i colori della capitale. Per questo è un peccato che non ci sia più di una notte a separare il sogno dalla realtà, che potrà essere zuccherata o amara e avrebbe meritato più tempo per rimanere separata dalle emozioni di un cammino desiderato e inaspettato, tortuoso e entusiasmante. Il risultato della finale muterà anche i ricordi di come la finale è stata raggiunta, ma noi vogliamo salvarne l'essenza in queste parole. E in ogni caso, qualunque sia il risultato, ci sarà un motivo tangibile per essere soddisfatti. Non succede quasi mai, non solo nel basket. Facciamo in modo di non dimenticarlo.

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Grandi l´americano e la panchina. L´azzurro: "Siamo qui per vincere" Treviso ko (84-74) Stasera la finale con Roma su Sky Sport2

- La Repubblica -

Napoli è in finale, cade sotto i colpi della Carpisa anche Treviso (84-74) e stasera gli azzurri si giocano l´ultimo atto della Coppa Italia contro Roma. Perfetta l´interpretazione della partita, neppure nei (pochi) momenti delicati la squadra di Bucchi si è lasciata prendere dall´ansia: esce di scena la formazione che aveva vinto le ultime tre edizioni del torneo, è un segnale importante anche per il campionato: Napoli ha colmato anche il gap di esperienza che la teneva, in teoria, un gradino dietro le altre: È stata una partita dura, bellissima e con tante emozioni: se abbiamo vinto è anche merito dei nostri tifosi. Sarà dura anche con Roma, ma noi siamo qui per vincere», dice a fine partita Mason Rocca, eletto miglior giocatore della sfida. Parte a razzo Treviso, che non ha paura di imporre un ritmo elevato alla partita: 6-0 il primo parziale, sotto le plance è come al solito in difficoltà Napoli, Cittadini ha già 2 falli sulle spalle dopo 2´ di gioco e Bucchi è costretto a richiamarlo in panchina. Spazio a Mason Rocca, sottoposto a visita oculistica nel pomeriggio per il colpo all´occhio subito nel quarto di finale e giudicato arruolabile. Ma la Carpisa sembra a disagio in attacco, il primo canestro dal campo arriva dopo 5 minuti, è una tripla di Greer e riporta Napoli in partita. Treviso, però, trova spazi abissali anche dalla linea dei 3 punti e accumula un vantaggio preoccupante già dopo 7 minuti (+12, 17-29). Entra Spinelli, che venerdì sera aveva dato una spinta decisiva, e anche stavolta l´impatto è positivo: il primo periodo si chiude con un margine accettabile (24-29), ma a inizio secondo quarto la striscia positiva si allunga fino a un parziale di 14-0 per la Carpisa (31-29).
Spinelli è inarrestabile, sono le sue accelerazioni a mettere in crisi la difesa della Benetton ma anche le bombe di Larranaga, che fa 3 su 3 dalla lunga distanza. Si va al riposo in parità, 47-47. Colpo su colpo in avvio di ripresa, ma sotto i tabelloni ora c´è un solo giocatore: Mason Rocca fa il bello e il cattivo tempo sia in attacco che in difesa, se il pallone finisce sul ferro il primo ad accorgersene è lui: 8 rimbalzi e 14 punti, non basta un occhio nero a fermare l´americano. Decisamente più consistente anche l´apporto di Sesay: 10 rimbalzi, 13 punti, sua la tripla che porta Napoli al massimo vantaggio (+8, 66-58) a un minuto dalla fine del terzo periodo, che si chiude sul 69-61 per Napoli. Un paio di amnesie offensive rimettono in corsa Treviso: da -11 la Benetton si riporta a -2 (72-70), a ricacciarla indietro è ancora Valerio Spinelli, chiamato in causa a gestire i minuti più difficili della partita prima del rientro sul parquet di Greer, che chiude con 18 punti e 6 assist.

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L’ala della Nazionale trascina la Virtus: con 11 punti fa la differenza nel supplementare

- Corriere della Sera -

Il cuore e la ragione, la serata esplosiva di Righetti, le invenzioni del mago Pesic e la voglia di mettere le mani su qualcosa di concreto da un gruppo costruito per vincere, regalano alla Virtus Lottomatica la finale di Coppa Italia (ore 18.15, diretta tv su SkySport 2) e cancellano il tempo. L’ultima volta fu nel 1990, sconfitta all’atto conclusivo contro la Knorr Bologna, poi il nulla. Fino a ieri, allo show (83-70) che ha azzerato le speranze di Siena, al supplementare che ha visto in campo una sola squadra, trainata da un solo giocatore: Righetti, 25 punti in totale, 11 nell’appendice con 2 bombe mortifere ed un gioco da 3 che hanno messo il sigillo. Siena ci ha provato in tutti i modi, ha aggredito in avvio con i muscoli di Eze (8 punti) per affondare nella ferita aperta dallinfortunio di Ekezie con conseguente mancanza di peso dalle parti romane. Ma Pesic ha osservato e trovato contromosse, ha chiesto ai suoi di attaccare con intelligenza la zona disegnata da Recalcati ed ha avuto risposte confortanti da un quintetto improbabile, quando ha puntato tutto sull'aggressività mandando in campo insieme Giachetti, Righetti, Sconochini, Pesic figlio ed il solo Tusek a dannarsi l’anima sotto canestro. Poi ha continuato a dar fondo alla rivoluzione di idee, ottenendo in cambio una prestazione di assoluta solidità dal canguro Helliwell (7 punti, 3 rimbalzi, 1 stoppata) e da uno Sconochini autentico rapinatore di palloni (7 punti, 6 recuperi). Il resto è una squadra che ha girato alla perfezione, con Bodiroga solito faro quando c’è da venire a capo di situazioni complesse, Hawkins incerottato ma sempre utilissimo (17 punti, 4 rimbalzi, 6 recuperi), Ilievski non devastante come contro Bologna, ma pragmatico nella gestione del gioco nei momenti difficili.
E poi Righetti, il jolly calato sul parquet: 4 siluri chirurgici, ma soprattutto un punto di riferimento fondamentale per un attacco che alla lunga si stava smarrendo nel labirinto della zona senese. Nel supplementare (66-66 al termine dei 40’ regolamentari) la differenza l'ha fatta l'anima della Lottomatica di stagione, squadra che sta imparando ad avere l’istinto del killer. Oggi si replica per l’ultimo atto di questa Coppa Italia, contro la Carpisa Napoli di Bucchi, per iniziare a vincere qualcosa di importante e mettere fine al lungo digiuno.

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Battuti dopo un supplementare. La rimonta vanificata dalle bombe di una Lottomatica targata Righetti

- La Nazione -

Un’«amnesia» condanna la Montepaschi a fermare il suo cammino verso la finale della Final Eight. Con grande fatica i biancoverdi erano risaliti dal 43-54 del 28’ ad un incredibile 66-63 a meno dell’ultimo giro del cronometro. Con cinque falli ancora da spendere, i biancoverdi hanno permesso invece a Righetti di tentare e mettere dentro la tripla del pareggio che ha portato praticamente al supplementare e alla «mattanza», con l’imprimatur dello stesso Righetti. Peccato, perché Siena pur con una prestazione non limpida, insufficiente al tiro pesante e con tante pelle perse (24 contro 15), era riuscita comunque a contenere una Lottomatica di grande intensità, caparbia, ancora una volta capace con Hawkins di penetrare nella difesa biancoverde. La Montepaschi così torna a casa, con grande rabbia e rammarico, non andando a centrare il secondo obiettivo stagionale. Dopo l’estromissione dall’Eurolega, la Final Eight è rimasta ancora un miraggio: ed ora resta l’unico obiettivo da inseguire, la pole position nella stagione regolare e lo scudetto, che mettono in palio i punti «pesanti» necessari per strappare un nuovo contratto triennale per l’Eurolega. Ieri, è stato raggranellato un solo punto.
Eppure i biancoverdi all’avvio della partita sembravano aver messo in campo il giusto atteggiamento, con Stonerook che centra la tripla (l’unica della sua partita), Eze che salta Tusek e schiaccia a ripetizione, tanto che al 4.30 Roma è bloccata sul 13-4. Bodiroga è ben controllato da Thomas, impeccabile con 9 punti. La «luna di miele» biancoverde però è di breve durata, perché Siena ha pochi terminali offensivi, Kaukenas ha un duello impari con Hawkins, e dal 20-13 al 24 pari è solo una questione di 200 secondi. Nemmeno Datome ritrova le giuste parabole, ed al break guidato da Woodward (31-24) risponde un ancor più micidiale controbreak della Lottomatica, che porta al sorpasso sul 35-36 grazie a Hawkins ed Helliwell.
Il «calvario» più sofferente è però nel terzo parziale, Woodward si consuma di falli su Hawkins, finalmente Kaukenas trova lo spiraglio del suo primo canestro sul 43 pari al 25.40, ma poi cala il buio più preoccupante.
Boisa proprio non entra in partita, ancora Hawkins ed Helliwell vanno a nozze col canestro, e Roma «pianta» Siena sul 43-54.
Hamilton continua la sua prestazione di grande intensità in difesa, e Siena ritrova la sua anima forte in attacco, riaprendo la partita con Chiacig e Woodward (59-60) al 35.20 di fronte ad una Lottomatica che ha scelto di giocare sempre al limite dei 24 secondi, Ma per due volte non arrivando al tiro. Al 37’ Bodiroga, lasciato colpevolmente solo, centra la tripla da distanza siderale, ma la «provocazione» stimola Thomas, che al 38’ riporta Siena avanti sul 64-63. Roma perde nuovamente la palla in attacco e poi Ilievski commette fallo sotto canestro su Chiacig. Che infila i liberi (8 punti nell’ultimo quarto) del 66-63. Siena ha in mano l’inerzia della partita, è ad un passo dall’impresa che sembrava incredibile e impossibile solamente dieci minuti prima.
E invece, come Dorando Petri ad un’inezia che invece è infinita,i biancoverdi si «siedono», non viene commesso il fallo sistematico, la Lotttomatica ha con Righetti l’uomo dal braccio d’oro che non solo mette la tripla del pareggio che poi porta al supplementare, ma anche quelle che all’inizio del supplementare spengono impietosamente le residue speranze dei biancoverdi.

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"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
C.Giua


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Lo sconforto del coach che non è mai riuscito a vincere una Coppa Italia

- La Nazione -

C’è sconforto nell’espressione di Carlo Recalcati. Per lui, il coach con più edizioni di Coppa Italia alle spalle, con più partite vinte e con più partite giocate, questo torneo è stregato. Non lo ha mai vinto, così come la Mens Sana che se negli ultimi tre anni è uscita al primo turno, questa volta ha fatto solto un passetto in più. «Definire sincopato l’andamento di questa gara – commenta Recalcati – è un eufemismo». Dopo l’eliminazione dall’Euroleague la Montepaschi deve rinunciare anche ad un altro obiettivo stagionale, forse ancora più importante perché inserito nell’ottica del ranking che attribuirà i due contratti triennali per l’Euroleague. «Ma non è tutto da buttare». Recalcati cerca di guardare il bicchiere dal lato opposto. Anche se qui non si può parlare di mezzo pieno o mezzo vuoto. «Abbiamo avuto una buona reazione nel momento in cui Roma è andata avanti. Soprattutto la difesa a zona ha lavorato molto bene e questa è una certezza dalla quale dobbiamo ripartire». Un concetto, però, stride: «Ci è mancato molto Pecile che è il nostro quarto esterno». Beh, se è il quarto esterno a farsi sentire in caso di assenza significa che gli altri non hanno fatto un granché. Durante la partita, in effetti, difficile capire chi fosse il play. Hamilton e Woodward hanno giocato in quella posizione ma entrambi hanno dimostrato di non essere giocatori, almeno in questa occasione, in grado di dare continuità. Hamilton è vissuto sulle fiammate iniziali, Woodward sul buon momento a fine partita. Insomma, la Mens Sana torna a Siena con un’altra delusione. A questo punto è rimasto il campionato. Che alla fine è sempre l’obiettivo principale.

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Località: Vicenza
http://www.tgcom.mediaset.it/sport/spor ... news338127

Coppa Italia: Napoli si impone all`overtime
I partenopei superano Roma di stretta misura 85-83

Alla fine e` Napoli a vincere la finale di Coppa Italia in programma a Forli`. I partenopei si impongono su Roma 85-83. Il risultato matura soltanto all`overtime, dopo la rocambolesca rimonta operata dal quintetto di coach Bucchi, culminata nel pareggio finale a quota 72 punti al termine del tempo regolamentare. Quella di Napoli e` stata una prova in crescendo: sempre in partita, sebbene in rincorsa su Roma, ha potuto affidarsi sulla vena realizzativa di Greer (22 punti con un 3 su 8 dalla lunga distanza). Egualmente degni di menzione Rocca e Sesay; per loro rispettivamente 15 e 18 punti.
La finale del PalaFiera di Forli` vede Roma portarsi in testa nel secondo e terzo quarto dopo un avvio di marca partenopea (24-22). Nelle fila della Lottomatica in evidenza Hawkins (23 punti, 3 su 7 nei tiri da 3), miglior realizzatore per il club capitolino; in doppia cifra anche Tusek (16), Bodiroga (17) e Giachetti.

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Grande Napoli!!!!

Byez

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Raccattapalle
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Località: Milano - Roma
Complimenti al Napoli che trova nel basket le soddisfazione che gli manca da troppo nel calcio.

E' la sqaudra che quest'anno ha giocato il miglior basket insieme alla Roma e dunque questa finale di Coppa Italia ben rappresenta l'atuale "strano" panorama della nostra pallaxanestro con le solite note che arrancano come mai negli ultimi anni.

L'unica speranza è che ora vi sia continuità nell'ambiente partenopeo e un imprenditore alle spalle che non sia la solita meteora.

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