Righetti trascina Roma in finale!
di Marco Bonfiglio 19/02/2006
Montepaschi Siena - Virtus Roma 70-83 Undici punti di uno strepitoso Righetti nel supplementare portano Roma alla prima finale di Coppa Italia dopo sedici anni, contro Napoli. Una nuova grande impresa degli uomini di Pesic
Prefazione importante: per la finale, la Virtus mette a disposizione un pullman gratuito che porterà a Forlì ogni tifoso che si presenterà entro le 12 di domenica al Palaeur, orario della partenza. I biglietti potranno essere acquistati all'arrivo.
L'ultima volta che Roma ha giocato una finale di Coppa Italia aveva a che fare con Brunamonti. Che decise, per la propria Knorr Bologna, le sorti del torneo. Stavolta è seduto a bordo campo, a gustare la prestazione indescrivibile di Righetti, capace di essere decisivo due volte: nel finale, quando con una tripla pareggia sul 66-66 che porterà alla continuazione, e nel supplementare con due triple e un gioco da tre punti che annienta Siena e srotola il tappeto rosso alla Virtus, che gioca la prima finale della competizione dopo sedici anni, contro Napoli. Indescrivibile è la parola giusta, per questa squadra. Sembra un videogioco, una di quelle trappole nella quale il livello di difficoltà aumenta progressivamente. Dopo l'assaggio con Bologna, le complicazioni contro Siena toccano livelli estremi: Ekezie in completo nero se la guarda indisponibile, Eze inizia con tre schiacciate, Tonolli si siede con tre falli, i verdi scappano decisi. Che succede? Pesic manda in campo il quintetto che aveva fatto imbestialire il pubblico contro Udine: stavolta, con la guida di Sconochini, ne spreme invece la più improbabile delle rimonte. E sull'inerzia di una difesa che morde e aggredisce che è un piacere, Roma nel terzo periodo si porta ancora avanti. Ma non è contenta se non si complica la vita e ci pensa Ilievski, con quattro scelte scellerate, a fare da gran cerimoniere a un nuovo finale pirotecnico. Siena recupera, va avanti di tre, ma serve soltanto ad accendere le luci sul palcoscenico di Righetti. Stiamo scherzando? Si vedono scene che, per coloro che seguono il mondo della Virtus con una briciola di costanza, rasentano davvero un piacere galattico. Righetti che diventa giustiziere di una semifinale, quando del suo carattere e del contenuto nei suoi pantaloncini si è dubitato per anni. Helliwell che nel terzo periodo frantuma Eze, sul naso del quale inchioda, e Boisa. La Virtus che va in finale è la Virtus che non ha le pazzie mirabolanti di Ilievski e nemmeno l'ultimo tiro di Bodiroga, che sbaglia il possesso della vittoria pasticciando in palleggio sulla sirena. Non è nella mira di Tusek, nemmeno nelle letture difensive di Tonolli. E' nell'insieme, nella rabbia, nella voglia di crederci anche quando tutte le nubi sono sopra la testa a portare grandine, in un quintetto con Giachetti e figlio Pesic. In una difesa che all'inizio s'inchina a rimbalzo e poi recupera con l'australiano, in un attacco alla zona che da nemesi di tre anni si trasforma in arma pungente. Bologna a casa, Siena di nuovo schiaffeggiata dopo i playoff dello scorso anno. Era un vento di tramontana, quello che soffiava sulla faccia di Roma, e in tre giorni si è tramutato in un ponentino che le gonfia il petto e le spalle. Merito di Pesic, stavolta non si potrà dissentire, che abbatte il Recalcati troppo innamorato della propria zona e dimostra che il cuore, la determinazione, il lavoro sulla testa e non solo sulle mani porta a giocarsi in partita secca il primo trofeo dopo troppi anni. Partita, ancora, di una intensità devastante, tanto che preoccupa il pensiero di giocare la finale appena ventiquattr'ore dopo. Con quali energie ci arriverà Roma? Ci pensiamo domani e probabilmente saranno le stesse, insospettate, che i ragazzi mettono in campo nel secondo periodo, sotto nel punteggio e nel gioco. Lentamente, con pazienza, Roma plasma l'impresa più clamorosa: alza i gomiti e Siena non trova più idee sul pick'n'roll centrale, costringe ai falli Eze e Kaukenas, mette in ritmo Hawkins. Non è una squadra da gestione nel punteggio, quello del terzo periodo è un tesoro dilapidato come contro Bologna, ma nella gestione del punto a punto è forse adesso la più appuntita dello stivale. E come ai quarti, costringe gli avversari a tirare da tre un pessimo 25%, a perdere 24 palloni in cambio di 10 recuperi, a tirare il 38% quando a fine primo tempo era lei a impallidire intorno al 30%. Alla fine fa meglio, 42% dal campo e da tre, tirando il 43% da due e perdendo solo 36 a 31 a rimbalzo: 8 a 7 per Siena quelli offensivi, un'inezia. Difesa e carattere, che fruttano 12 perse e 19 recuperi. I lunghi di Siena, come quelli della Fortitudo, dopo un buon avvio restano all'asciutto: solo nel prologo un ricco Eze, Stonerook (9 e 9 rimbalzi ma senza grande presenza) e Nicola sotto le aspettative. E se Chiacig ha dato 14 e 6 rimbalzi, ma molto del contributo arriva dalla linea, la perfezione è nel silenziatore messo alle mani di Kaukenas, solo 2 punti, e Hamilton, 4 e 3 perse. Anche Thomas è andato scemando (17 e 4 rimbalzi, ma una schiacciata sbagliata che è anche la differenza tra finale conquistata e supplementare), Woodward è parso pallido anche con 11 e 2 rimbalzi. Aveva oggettivi svantaggi, Roma, è riuscita a mascherarli per infine estinguerli e prendersi con merito, e phatos, la finale. Un monumento enorme al gruppo. Una dimostrazione di come anche senza un vero centro si possa costruire un cammino che fa innamorare la capitale intera.
Siena comincia pressando tutto campo e mettendosi a zona, cui non rinuncerà che a brevi tratti. Ilievski segna da tre, ma l'inizio è di Thomas e Eze, che spingono Tonolli al terzo fallo per il 12-4 che raffredda gli entusiasmi. Righetti e Helliwell esordiscono per il capitano e Tusek, che non segna mai, ma una tripla di Thomas allunga a 18-9. Roma senza il nigeriano sembra non avere nessuna possibilità contro la zona, è scorticata a rimbalzo e non ha niente dai lunghi, troppo lontani dal canestro. Il primo periodo finisce 20-13 con pessime sensazioni.
Pesic come al solito inventa: quintetto stordente, Giachetti, figlio Pesic, Sconochini, Righetti, Tusek, praticamente lo stesso che in campionato aveva creato le basi per la rabbia dei e contro i tifosi. Invece Sconochini ispira l'antisportivo di Kaukenas, segna i liberi e di tabella segna la tripla del 20-18 che ripara la ferita. Tusek segna il primo canestro dopo tre errori, Righetti ne mette quattro in fila per il 24-24 e 4-11 di parziale. Siena allunga sfruttando le dormite di Giachetti sulla linea di fondo, ma prima Ilievski e poi Hawkins fanno capire che la musica è cambiata: 35-36 a fine primo tempo. Roma capisce che deve tirare molto più spesso di Siena, perché ogni errore è rimbalzo dei verdi. E chiudere il primo tempo in vantaggio nonostante il 30% al tiro è dimostrazione di forza che si concretizzerà nel resto della battaglia.
Tonolli spende il quarto fallo e Ilievski si ingarbuglia nella gestione dei possessi. Equilibrio fino all'esibizione di Helliwell: schiacciata su Eze, 43-45. Hawkins ricama un gioco da tre punti, segna dalla linea, Sconochini ruba l'ennesima per il 43-52. Il centro di Siena ha quattro falli, come lo spaesato Boisa che si perde sul piede perno di Helliwell che con gioco da tre punti offre il massimo vantaggio, 43-54 a meno di due minuti dalla fine del terzo periodo. Finisce 48-55, difesa da antologia di Sconochini e assetto che grazie al più convinto Tusek permette di recuperare a rimbalzo.
Recalcati chiede a Chiacig la reazione. Tusek ne soffre il peso e lo osserva non sbagliare un colpo dalla lunetta fino al 52-57. Ma inizia a montare la leggenda di Righetti: tripla che entra e esce per il 52-60. Roma non sfrutta due possessi, Woodward accorcia dall'arco. Ilievski tenta la magia con Hawkins ma stavolta è una parabola troppo alta anche per l'americano, quindi spara da otto metri sul primo ferro. Chiacig ne approfitta per il 59-60 e 7-0 di parziale. Il play macedone fa scadere ventiquattro secondi e inaugara il regno della concitazione che è spazzato da Bodiroga, con una tripla da otto metri per il 59-63 a 3' dalla fine. Ma Thomas, con cinque consecutivi, sorpassa a 64-63. Hawkins perde il pallone, Chiacig fa di nuovo percorso pieno dalla linea e 66-63 a 1'23'' da giocare. Come in altri scenari simili sembra vinta e buttata, ma stavolta è la notte di Righetti: tripla dall'angolo per il pareggio, 66-66 a 50'' dalla sirena. Woodward tocca la linea e Siena trova il primo fallo dell'ultimo periodo. Bodiroga si gioca contro Stonerook il possesso decisivo, ma si perde sulla linea laterale e il suo tentativo è vetro e ferro. Supplementare. Passano due minuti di intensità estrema, non si segna, infine Righetti. Tripla, tripla dall'angolo, 66-72 a 2'30'' dalla fine. Recupero di Ilievski, Siena va a uomo, Chiacig non se ne accorge (ricorda per caso gara due scorsi playoff, Lamma su Barton?) e regala a Tusek la tripla del 66-75 che vuol dire finale. Bodiroga recupera un pallone, Righetti dalla tacca segna e subisce fallo, 67-78. Non solo, va poi in lunetta per il 68-80 che a 1'1'' dalla fine fa saltare in piedi la panca e i tifosi giunti da Roma. Siena si arrende e Tusek può depositare il 70-83 finale. Grande impresa, da lacrime. Roma ha speso tanto, troppo forse. Ma il sogno continua.
PAGELLE
Ilievski 5.5: stavolta la strategia della follia deraglia. Segna due triple nel primo tempo, poi lavora lungamente in difesa contro Hamilton e non dispiace, a parte le classiche amnesie che fanno ammattire il coach. E' nel quarto periodo, con otto punti da gestire, che rischia l'accusa suprema di guastatore delle feste: un alley oop con passaggio sbagliato per Hawkins, una tripla da nove metri sul primo ferro senza rimbalzi, ventiquattro secondi scaduti senza nemmeno provare un passaggio. 7 punti, 2 rimbalzi, 3 perse e 4 recuperi, 2 assist. Sperando che abbia lasciato i confetti per la finale.
Hawkins 8: gioca con un post it appiccicato sulla ferita e la solita rete da arrosto che sta diventando simbolo delle imprese romane. Ma è una furia: attacca dal palleggio, segna da fuori, in avvicinamento, in esitazione. Subisce dieci falli, costringe Recalcati ad abbassare il quintetto, segna 15 punti con 8/9 ai liberi, 4 rimbalzi, 6 recuperi, 3 assist. Questo andrà lontano. Per adesso porta Roma a un passo dal trionfo.
Bodiroga 7: quando segna quella tripla da otto metri, con Siena in totale rimonta, le sue braccia che esultano sembrano una replica di quanto accadde tre anni fa alle Final Four di Eurolega. Non è percorso completo, perché ne sbaglia un'altra difficile senza ritmo e soprattutto spende male l'ultimo possesso contro Stonerook. Palleggio complicato e ultimo tiro che va sul tabellone e costringe la partita a cinque minuti di nuova passione. Ma è l'onnipotente anche per la difesa, l'atteggiamento, i movimenti che contro la zona aprono spazio alle triple di Righetti. 11 punti, 5 rimbalzi, 2 perse e 1 recupero, 4 assist. Arriva lui e Roma trova la prima finale dopo quattordici anni. Blasfemo chi pensa si tratti solo di un caso.
Tonolli 5: dal capitano non ci si attendevano scelte potenzialmente catastrofiche: come il tentativo di stoppare Eze, che già due volte gli ha inchiodato sui capelli, che lo porta al terzo fallo dopo tre minuti di partita, senza Ekezie. E il quarto spesso a inizio secondo tempo, ancora su un tentativo di stoppata, che lo esclude dal resto della semifinale. 1 punto, 1 rimbalzo, 1 assist. Battuta a vuoto, ma la finale sarà territorio di caccia per il suo agonismo.
Tusek 6.5: costretto a rincorrere Stonerook e a respirare contro una zona che non gli permette di trovare melodie offensive, inizia sbagliando i primi tre tiri e continuerà a impallinare ferri invece di nylon. Non è in forma strepitosa ma è fondamentale sotto i vetri, dove soffre il solo Chiacig ma batte la resistenza di Nicola e Boisa. 10 punti, 3/9 dal campo, 9 rimbalzi, 2 assist. La tripla che praticamente chiude supplementare e discorso finale. La nuova consapevolezza di Roma: anche quando si sbaglia per gran parte della partita, al momento decisivo arriva l'autografo. Che fa sognare la capitale.
Giachetti 5: la nota meno positiva della competizione, non ha occhi per leggere la zona e non ha linee di penetrazione per sfruttare le acrobazie del repertorio. Sta in campo quanto basta per far rimpiangere Ilievski, nel primo tempo con tre errori su rotazioni difensive fa allungare Siena dopo il faticoso recupero del quintetto impossibile, nessun punto, 1 rimbalzo, 2 perse, 1 assist. Ancora un gettone da spendere.
Sconochini 8: quando entra il suo obiettivo è far impazzire Kaukenas e lo fa con maestria suprema. Tolto dalla partita l'avversario, che spende un antisportivo, segna i due liberi e la tripla di tabella che riapre la battaglia. Sulle palle vaganti, a rimbalzo, nel chiamare i cambi difensivi e i blocchi. Insaziabile. 7 punti, 1 rimbalzo, 6 recuperi. Sembrava finito, è l'anima di Roma. Ringraziamenti assortiti.
figlio Pesic s.v.: entra a inizio secondo periodo nel quintetto che aveva fatto disperare in campionato. Usato per spendere due falli, torna a sedersi senza errori e senza bagliori. Lineare.
Righetti 10: chi legge Terzotempo sa che non siamo mai stati teneri con il ragazzo. Talento, ma carattere? Di quello che ti fa vincere una semifinale? Serviti: inizia non sbagliando mai in vernice ma fallendo le triple dell'allungo, sul 66-63 per Siena si trova tra le mani un passaggio di Hawkins che è una follia, due secondi sul tabellone. Incocca, scocca, gira sul ferro, va sul vetro, entra. Da allora cambia la storia, sua e di Roma. Due triple per spaccare il supplementare, il gioco da tre punti del delirio. 25 punti, di cui 11 nella continuazione, 9/18 dal campo, 5 rimbalzi. La copertina della finale ha il suo volto sorridente, soddisfazione che merita. E la consacrazione di come il vento stia davvero cambiando. Impensabile, bellissimo.
Helliwell 8: anche l'australiano è speciale. Con Roma in inerzia, nel terzo periodo, mostra al mondo l'uso del piede perno. Prima lo usa per schiacciare in testa a Eze, che aveva fatto il presuntuoso con tre inchiodate nel primo periodo, poi per un gioco da tre punti per il quarto fallo di Boisa e il più nove di fine terzo periodo. 7 punti, 3 rimbalzi, 1 recupero. Come arrivò a Roma, come è stato utilizzato. Una meraviglia con lo sguardo assassino, la tecnica di un boscaiolo e una capacità di ritrovarsi unico quando meno te lo aspetti. Per sempre nei nostri cuori.
Pesic 10: prendi una squadra che non ha Ekezie, mettile di fronte Eze e Stonerook, Nicola e Boisa, trovati il capitano a tre falli in tre minuti, dopo una battaglia drenante energie come due giorni prima. Trovati sotto 14 a 7 a rimbalzo e 20-13 nel punteggio. Che fai? Metti dentro Giachetti, tuo figlio, Sconochini, Righetti e Tusek. Ci rimedi il pareggio, trovi un australiano che domina in vernice e uno cui faceva difetto il carattere che ti porta in finale. Quintetti bassi, accenni di zona, Sconochini su Kaukenas, mai in difficoltà mentale nell'attacco alla fronte pari di Siena. Riesci a perdere otto punti di vantaggio, sei sotto di tre, pareggi e il tuo nume in campo sbaglia grossolanamente il possesso della vittoria. Nel supplementare vinci 17-4, senza storia e porti Roma a una finale che in Coppa Italia mancava da sedici anni. Sembra una storia da pazzi? E' solo quella di Pesic. Lo ami, lo odi, ma alla fine parliamo di gioco. E tutti in coro: ha sempre ragione lui.
ww.terzotempo.org
_________________ "A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
C.Giua
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