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La vincitrice della Coppa Italia è....
Sondaggio concluso il lun 20 feb 2006, 11:48
Climamio Bologna 25%  25%  [ 1 ]
Benetton Treviso 0%  0%  [ 0 ]
Montepaschi Siena 0%  0%  [ 0 ]
Carpisa Napoli 50%  50%  [ 2 ]
Lottomatica Roma 25%  25%  [ 1 ]
Snaidero Udine 0%  0%  [ 0 ]
Armani J. Milano 0%  0%  [ 0 ]
Whirlpool Varese 0%  0%  [ 0 ]
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vai Carpisa! :metalrulez

Greer :love

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Grande Carpisa :w


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napoli :ok

Fantastica finale. C'è voluto un brivido supplementare per assegnare la TIM CUP Final Eight 2006, vinta dalla Carpisa Napoli sulla Lottomatica Roma col punteggio di 85-83. E' stata una partita intensissima ed equilibrata, giocata davanti ad un pubblico di oltre cinquemila spettatori che ha visto le opposte tifoserie di Roma e Napoli rinnovare la propria amicizia. Napoli festeggia così la sua seconda Coppa Italia dopo il successo ottenuto nella prima edizione disputata nel 1967. David Hawkins della Lottomatica Roma è stato votato MVP della TIM CUP Final Eight 2006.

lega Basket

peccato, andrà meglio la prossima volta... comunque complimenti a Napoli e grandissima Roma, la finale più bella che ci potesse essere, partita straordinaria. sono contento che abbia vinto Napoli, come sarei stato contento se avesse vinto Roma perchè son due bellissime squadre, che meritavano entrambe la vittoria e ci hanno regalato una delle più belle finali da anni a questa parte. uno spot per il basket italiano.

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"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
C.Giua


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Roma manca l'ultimo sforzo
di Marco Bonfiglio 20/02/2006
Carpisa Napoli - Virtus Roma 85-83 Dopo un supplementare di una finale incredibile, è Piero Bucchi a esultare. Roma a lungo in testa, poi la fatica e l'assenza di Ekezie ha fatto la differenza




Bisogna essere grandi, per alzare una coppa. E bisogna essere grandi quando la coppa la perdi, in volata, dopo un nuovo supplementare, dopo quattro giorni in cui hai estirpato dalla geografia della competizione due potenze come Bologna e Siena. Chiaro, fa male. Non è bastato Bodiroga, non è bastato Pesic, i due vincenti che si inchinano al vecchio allenatore di Roma che invece alza lui il ferro. Per adesso, non è bastato, perché bisogna evitare il rischio di considerare la Coppa Italia persa come un punto di arrivo, mentre ci sono ancora Uleb Cup e campionato da godersi. Con questa Virtus, che ha un cuore enorme, da lacrime, e che si piega dopo una partita gestita alla perfezione soltanto davanti all'assenza di Ekezie e alla fatica del supplementare giocato in semifinale. E allora è giusto celebrare Napoli e Bucchi, che si prende la soddisfazione di battere il presidente che l'ha sbattutto fuori dalla capitale. Ma parliamo di due squadre simili, bellissime, che in campo offrono il meglio del basket dello stivale e non è facile vedere una finale tanto bella e ricca di spunti tecnici. Ha perso Roma, ha vinto Napoli. Ha vinto soprattutto il concetto più pulito di pallacanestro, con due tifoserie che si rispettano e con tanti episodi da tramandare: Hawkins, MVP del torneo (solo la seconda volta nella storia delle Final Eight che il miglior giocatore non appartiene alla squadra che esulta), regala la targa all'antico compagno a Temple, Lynn Greer, decisivo nel supplementare. "Questo è un riconoscimento che spetta a chi alza la coppa, non potrei tenerlo" le sue parole che dimostrano ancora una volta quanto sia speciale. Il presidente Maione che accompagna Toti a prendere il giusto riconoscimento dalla propria curva. Esempio di come si possa vincere e perdere, ma con l'equilibrio necessario a rendere pulita una grande serata di sport.

Prima c'era stata una partita incredibile. Di quelle che da sole fanno innamorare del gioco, e che messe insieme alle altre due del fine settimana fanno quasi credere che il basket possa quasi fare schifo, tante sono le emozioni cui sottopone il cuore e la testa. Avvincente, spietata, controllata dalla Virtus per i primi tre periodi, colpi di martello cui Napoli ha reagito con vigore, con quei tre canestri sulla sirena dei primi tre quarti che hanno impedito alla capitale di volare. Come di ogni racconto epico, resteranno gli eroi: quelli positivi, come un infinito Tonolli che avrebbe meritato la gioia di un trofeo vinto, come Hawkins. Come Mason Rocca sotto i vetri, come Cittadini che segna solo due punti ma decisivi, come Lynn Greer che nel supplementare sprinta dove Roma non può inseguirlo. E quelli negativi, come Ilievski che getta nella spazzatura il possesso del pareggio nella continuazione, come Tusek poco attento nel tagliafuori. Alla fine l'urbe scopre che può perdere la coppa anche tirando meglio da tre, 37% a 36%, prendendo più rimbalzi (42 a 39) ma lasciando per strada quelli decisivi e consentendone 16 offensivi, perdendo 15 palloni e recuperandone 13, segno che la stanchezza di quattro giorni devastanti ha impedito di supperire all'inferiorità sotto i vetri con il numero consueto di cuoio recuperato. Quattro giocatori in doppia cifra per tutte e due le squadre, ma Napoli non ha sbagliato le virgole, i dettagli, e Roma era troppo stanca per essere lucida. Se volete per forza credere che non possano esistere due squadre che si equivalgono, ecco un paio di differenze per leggere due punti di divario dopo un supplementare: Napoli aveva tutti i giocatori a disposizione, a Roma è mancato il centro titolare per tutto il torneo. Napoli non ha giocato cinque minuti ulteriori il giorno prima, Roma sì. Ecco perché non può essere una sconfitta troppo amara, anche se brucia da impazzire. L'impresa è stata arrivarci, in finale. Si può recriminare sul vantaggio di undici punti dilapidato nel quarto periodo, ma non condannare. La Virtus era anche riuscita a contenere Greer per quasi tutta la notte, impedendo a Stefansson di essere letale come in campionato e tenendo Morandais a 9 punti e 3/10 dal campo, sebbene con la tripla del pareggio nel momento chiave. Ha sofferto Sesay, 18 e 11 rimbalzi con 5 recuperi, nonché la rocciosa presenza di Mason Rocca, occhio nero e 15 con 8 rimbalzi. Poi nel supplementare l'americano ha preso il largo, chiuso con 22 punti, 3 recuperi e 7 assist, provocando un ulteriore ferita nel vedere un fenomeno piegare Roma, quando proprio Bucchi voleva portarlo nella capitale la scorsa stagione. A proposito del coach, si è anche tolto la soddisfazione di rimontare grazie alla zona fronte pari, quella che aveva permesso la disfatta in gara cinque di semifinale. E un altro episodio ricorre di quell'incubo: la scelta di non fare fallo su Ilievski, avanti di tre sul finire del supplementare, quando all'epoca mandò in lunetta Bologna col punteggio pari per avere l'ultimo possesso. Roma non ha avuto niente dal play, alla seconda delusione in due giorni, e poco da Sconochini. Ha trovato in Giachetti una chiave offensiva per supperire alla scarsa presenza al tiro di Righetti, costretta a vedere Bodiroga iniziare con il lucido per infine offuscarsi nei momenti più importanti. Il fatto che pochi possessi siano andati all'onnipotente nell'ultimo periodo e nel supplementare è la traduzione della fatica che ha deciso le sorti della notte di Forlì. Dispiace per la coccarda tricolore, che finirà su canotta altrui. Dispiace per l'epilogo, spietato come solo un supplementare del basket può essere. Ma bisogna valutare l'intero cammino e non solo l'ultimo gradino. Roma si è dimostrata, senza centro titolare, capace di andare a un possesso dalla vittoria contro le migliori sette del campionato. Potrebbe partire da un caldo pianto, la definitiva maturazione.

Ilievski va su Greer e Napoli pressa a tutto campo. Roma la imita, ma è Stefansson con due triple a scavare l'8-3. Tusek pareggia e Mason Rocca entro per un labile Cittadini. Hawkins e un gioco da tre punti di Bodiroga portano al 13-16, è il momento di Giachetti per Ilievski. Subito rotazioni profonde anche per Napoli, che spedisce Larranaga sull'onnipotente mentre Roma prova Righetti da qattro. Morena, dall'angolo sulla sirena, timbra il 24-22 di fine primo periodo.

Nel secondo, scambio di lame tra Spinelli e Giachetti: cinque consecutivi del primo, due triple del secondo, 29-28. Roma soffre consentendo troppi rimbalzi offensivi, ma uno dei pochi spunti brillanti di Tusek in attacco porta al 30-33, che diventa 32-28 quando anche Ilievski bussa al portone della finale. Mason Rocca con tre falli, Napoli si mette a zona e Bodiroga punisce per il 34-43 e poi l'azione più bella della notte, il collaudato alley oop Ilievski a Hawkins per il 36-45. E' il momento migliore di Roma, che con il macedone vola a 36-47. Ma Greer, con una tripla dall'angolo e mano di Giachetti in faccia sulla sirena, tiene a galla Napoli che chiude il primo tempo 41-47 e tanti tiri forzati.

Roma mantiene il vantaggio con una tripla di Tusek, 43-52, arriva il momento di Tonolli: rimbalzo offensivo, recupero, rimbalzo difensivo. Bucchi rischia scegliendo di cambiare sui blocchi e lasciare Cittadini su Ilievski o Hawkins sul pick'n'roll. Il primo non attacca, il secondo affonda, segna da tre, 51-57. Pesic prova Helliwell per Tusek e ne ottiene due recuperi, Giachetti firma il 53-61. Mason Rocca, di tabella da cinque metri sulla sirena, accorcia a 55-61 e tutto da giocare.

Napoli si piazza a zona, Roma ha sul legno Giachetti, Sconochini, Hawkins, Righetti, Tusek. Stefansson da tre scrive il 58-61, Mason Rocca sale a quattro falli. L'unica tripla di Righetti mantiene alto l'entusiasmo, 60-66 a 7' dalla fine. Ma l'ala è costretta a giocare sotto le tabelle e subire Mason Rocca. Tre consecutivi per lui, tripla di Morandais al terzo possesso, dopo due errori di Tusek che non taglia fuori, 66-66. L'inerzia è di Napoli, che con Sesay aggiorna il 72-68 in un parziale di 17-7. Curiosa anche l'interpretazione dei grigi, che permettono alla squadra di Bucchi di aggredire pagando un solo fallo in nove minuti. Quando Bodiroga viene mandato in lunetta per il 72-70 mancano 40'' alla fine del sogno. Giganteggia Tonolli, un recupero, fallo subito, i due tiri liberi del pareggio a 25'' dalla sirena. L'ultimo tiro è per Greer, che sbaglia e porta il secondo supplementare in due giorni, 72-72 e nuova passione.

Si riscatta subito con la tripla del 75-72. Sesay chiude con cinque falli, Tonolli ai liberi dice 1/2 e 75-73. Il capitano rischia di stoppare Greer, che è più bravo per il 77-73. Roma non ha più risorse e la via più comoda è abusare delle triple. Non funziona per Bodiroga, Tusek, Ilievski, Tonolli. Il macedone combina una prima nefandezza, sbaragliando un tentativo da tre di Greer. Che però ha la mano tremante, 1/3 ai liberi, 80-75 e ancora coppa in bilico. Nonostante sia stremato, Hawkins trova il modo di segnare con fallo, anche se non chiude il libero, 80-77 a 1' dalla sirena. Dalla parte opposta sbaglia Larranaga dall'angolo, Tusek permette a Cittadini il rimbalzo e l'appoggio dell'82-77. Righetti va in lunetta con fermezza, 82-79 a 37'', Hawkins costringe Greer all'infrazione di campo e Tusek economizza il fallo con gita piena in lunetta e 82-81 a 23'' per chiudere. Fermato con il fallo Greer, il play non sbaglia, 84-81 e 11''. Bucchi non vuole il fallo, che Ilievski pretende di andarsi a cercare. Inciampa, rotola verso la linea di fondo, palla persa che decide la finale. Pesic chiama il fallo sul Greer, solo metà ma è sufficiente per l'85-81 che a 4'' vale la vittoria. L'ultimo canestro di Tusek non conta nulla. Napoli, 85-83, vince la Coppa Italia. Delusione estrema, ma i motivi per sorridere sono più numerosi di quelli per piangere.

PAGELLE

Ilievski 4: fa esaltare o disperare, senza mezze misure. Aveva cannato la semifinale, si sperava avesse lasciato i colpi per l'epilogo decisivo. Niente, a parte una interessante difesa d'anticipo su Greer. Spento in attacco, nel quale spesso è Bodiroga a portare palla, mai sveglio nella lettura del cronometro e dei blocchi, una presenza risibile tra i protagonisti della battaglia. 7 punti, 2/7 dal campo, 1 rimbalzo, 2 perse e 4 assist. Magico quello per Hawkins nel primo tempo. Ma nel supplementare per due volte vuole far perdere Roma: prima con il fallo sul tiro di Greer, che vale tre tiri liberi di cui solo uno finalizzato. Non contento, sul meno tre va in cerca di un fallo che non arriva e si impantana sulla linea di fondo. Palla persa, finale pure. Nemmeno una follia di quelle prelibate. Ingiustificabile.

Hawkins 8: che fosse un giocatore non comune si sapeva, come uomo lo dimostra offendo la targa di MVP a Greer. Non solo perché sono amici e compagni di college, ma perché nella sua mentalità non si tiene un riconoscimento senza aver alzato la coppa. Ci ha provato in tutti i modi: con due triple nel primo periodo, attaccando Cittadini dal palleggio nel terzo, con i liberi, con un gioco da tre punti quasi concretizzato nel supplementare, con la pressione difensiva che costringe Greer all'infrazione che riapre la partita. 23 punti, 7 rimbalzi di cui 4 in attacco, 3 perse e 6 recuperi, 2 assist, 32 di valutazione. Un patrimonio del gioco già proiettato verso gli scenari più nobili. Ma ce lo godremo ancora per il campionato e l'Uleb Cup.

Bodiroga 7: nel primo tempo è il solito, onnipotente che indica la luce e gli adepti che invocano. Segna da tre, incrociando il piede perno, in penetrazione. Riesce anche a tenere calmo Morandais, che atleticamente potrebbe spellarlo. Però, già successo ai quarti e in semifinale, tende a scomparire nel finale di partita e nessuno si aspetta un contributo tanto povero nei possessi decisivi. Poco servito dai compagni in quei frangenti, ma anche poco reattivo. Forse l'infortunio agli adduttori si è fatto sentire, però la finale l'ha vinta la squadra che non aveva Bodiroga contro la squadra che aveva Bodiroga. 17 punti, 9 rimbalzi, 2 stoppate, 2 perse e 2 recuperi, 24 di valutazione. E se alla fine c'è una punta di delusione nel bicchiere, è perché le aspettative su questo nume sono infinite. Ancora due obiettivi da inquadrare.

Tonolli 8: si stringe il cuore a solo immaginare la sua tristezza. Vicino come mai ad alzare una coppa in maglia Virtus, quando occorre ci mette una impronta gigantesca: rimbalzi offensivi, difensivi, recuperi. E i tiri liberi sul 72-70 che potrebbero pareggiare o affossare, interrotto da un time out chiesto da Napoli. Non sbaglia e la speranza rimane accesa, torna in lunetta nei supplementari, sbaglia una tripla ormai distrutto. 3 punti, 8 rimbalzi, 2 recuperi, 1 assist, 13 di valutazione. Peccato, grande capitano. La meritavi più di tutti. Ma la stagione è ancora lunga.

Tusek 4.5: i numeri lo promuovono, la sostanza è però impietosa. Lento, forse stanco, mai reattivo sui rimbalzi che non scendono tra le sue mani. Non si può chiedere di più alla sua schiena dopo due partite e un supplementare in tre giorni, ma fa il solletico a Mason Rocca, lascia a Cittadini il rimbalzo e il canestro decisivo, in attacco non trova mai melodia. 16 punti, 4/11 dal campo, 7 rimbalzi, 4 perse che fanno male, 3 recuperi, 15 di valutazione. La difesa di Napoli lo ingolosisce nel mettere palla per terra, lui cade nella ragnatela e non ne esce. Stonato proprio sul piano dell'agonismo, nel quale è docente. Reagire.

Giachetti 6.5: sfida Spinelli sul piano dell'inventiva e pareggia. Trova sbocchi da tre nel secondo periodo, segna dalla linea, chiude a 12 punti, 1 persa e 7 di valutazione, si lascia preferire per molti minuti al titolare nell'ultimo periodo. Sprazzi di personalità, peccato non sia bastata per la felicità più grande. Non convince ancora come play, ma in due partite su tre ha mostrato progressi rispetto a inizio stagione. Rimane un progetto da seguire con attenzione e apprensione fino a giugno.

Sconochini 5: utilizzato per difendere senza preoccuparsi di molto altro, con lui in campo Stefansson ha meno spazi per tirare e Morandais ne soffre l'esperienza. Niente punti, 2 rimbalzi, 1 persa, 1 assist in 15 minuti. Sarebbe bastato un solo canestro per cambiare la storia. Peccato, sarebbe piaciuto vederlo esultare con la canotta di Roma. C'è ancora possibilità.

Righetti 5.5: non si poteva pretendere che vincesse la seconda partita in due giorni, meno presente in attacco si nota la sua fatica atletica. Difende, molto, su Sesay. 5 punti e una tripla da quarto periodo, 3 rimbalzi, 2 perse e 1 assist in 17 minuti. Partita di sacrificio, grande riflesso nel portare Greer a calpestare la linea di centrocampo. Tra i due prodotti di Rimini, vince il coach che siede sulla panca avversaria.

Helliwell 6: contro Sesay e Mason Rocca non ha grande fiducia dal coach, che forse avrebbe potuto rischiarlo più a lungo in campo. Niente punti, 2 rimbalzi e una mano su almeno due recuperi. Il suo lavoro fino in fondo.

Pesic 7: gli verrà imputato di non aver saputo gestire un vantaggio in doppia cifra, circostanza ripetuta nelle due precedenti partite. Ma ha portato una squadra senza centro in finale, con un supplementare sulle spalle e l'onnipotente non al meglio. Perde perché finisce la benzina in vista del rettilineo finale, probabilmente di più era impossibile fare. Con quintetti bassissimi, con Righetti quattro. Resterà una delle imprese più belle, anche se incomplete, di Roma. In attesa di salire per secondi, sul podio, e invece di indossare le medaglie degli sconfitti alzare la coppa.


www.terzotempo.org

faccio un piccolo spot: terzo tempo sarà anche un sito targato Roma, ma è davvero uno dei più belli e completi del basket italiano, lo si vede dalla completezza delle sue cronache.

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Tim Final Eight 2006, la gioia di Maione: 'E' la vittoria del Sud'. Toti: 'Roma sconfitta, ma ha vinto lo sport'
]
FORLI’ – Bando ai luoghi comuni. Roma–Napoli è stata davvero la finale delle emozioni. Sono passati pochi istanti dalla conclusione del match e al centro del campo la festa è già travolgente, e accomuna tifosi capitolini e partenopei in un mare che fonde gioia (dei vincitori) ed amarezza (dei vinti). Un miscuglio di stati d’animo comunque mitigato dalla profonda amicizia tra le due tifoserie. In mezzo a questo marasma di emozioni, incontenibile e ampliamente giustificata è la gioia del presidente di Napoli Mario Maione, colui che più di tutti si è impegnato per portare in alto questa Carpisa: “E’ stata una finale straordinaria – esordisce – straordinaria come questa splendida squadra. E’ una vittoria del gruppo e di coach Piero Bucchi, ma soprattutto una vittoria del Sud. Ho dedicato tutta la mia vita al Sud, sia nel campo imprenditoriale che sportivo, e oggi finalmente posso esultare insieme a questi fantastici tifosi. E’ tutto bellissimo, la gente di Napoli ancora una volta è stata grande e ha meritato questa vittoria. Siamo a Forlì ma mi sembra di essere al quartiere Fuorigrotta”.

In mezzo al parquet c’è anche Claudio Toti, padre-padrone della Lottomatica Roma, splendida seconda capace di estromettere nell’ordine Fortitudo Bologna e Montepaschi Siena: “Certamente è una sconfitta che brucia molto per il modo in cui è maturata, ma in fondo perdere dopo un supplementare e di soli due punti ci sta. E' questa l’essenza del basket, no? Credo che abbiamo perso contro una grande squadra – prosegue – perché la Carpisa in questo periodo può davvero battere chiunque”. Sulle esternazioni di Maione sull’onda dell’entusiasmo (“Due squadre del Sud in finale: abbiamo capovolto il sistema”, aveva detto sabato dopo la vittoria su Treviso), Toti sceglie la linea morbida: “E’ vero, finalmente stanno nascendo anche al Sud formazioni in grado di lottare per lo scudetto, ma non ne farei un discorso di campanilismo. Per il bene del basket, infatti, vorrei che sempre più squadre potessero ambire ai piani alti, siano esse del sud, del nord o del centro Italia. Ma lo spettacolo più bello, se me lo concedete, è proprio quello che si sta verificando ora qui sul campo: opposte tifoserie come quelle di Roma e Napoli stanno festeggiando insieme la vittoria non di una sola squadra, ma dello sport in generale. Tutto ciò è davvero bellissimo, sarebbe bello se fosse sempre così”.

www.basketnet.it

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Carpisa Napoli - Lottomatica Roma 85-83


Un soffio, solo un soffio è mancato alla Lottomatica Roma per arrivare alla storica vittoria. Gara persa nel supplementare al termine di 45’ intensissimi che hanno offerto molto allo spettacolo e alle emozioni.
Una finale definita da qualcuno “inedita” ma che in realtà pone di fronte due squadre di ottimo valore che stanno vivendo una stagione molto positiva. In tribuna, il gemellaggio tra le due tifoserie getta le premesse per una partita all’insegna della massima lealtà e correttezza.
Numerosi i sostenitori partenopei ma il PalaFiera è popolato anche da qualche centinaio di supporter romani, giunti in massa a Forlì per sostenere Tonolli e compagni. Come accaduto in occasione della semifinale, nel parterre, accanto a Claudio e Pierluigi Toti siedono il sindaco Veltroni, il vicepresidente Malagò e le autorità che solitamente frequentano il parterre del PalaLottomatica. La gara è preceduta, come annunciato, dalla premiazione delle selezioni juniores, attraverso i rispettivi capitani, che hanno partecipato al torneo organizzato dalla Lega Basket e che ha visto tra le protagoniste anche la Lottomatica, con un terzo posto di prestigio. Confermato il roster che ha affrontato il Montepaschi Siena, con Ekezie ancora inutilizzabile e vestito in “borghese”.
Nel quintetto iniziale Ilievski, Hawkins, Bodiroga, Tusek e Tonolli. Pronti via ed è subito sfida vera con un botta e risposta dai 6,25 di Stefansson e Hawkins. La Carpisa colpisce ancora sfruttando una palla persa di Tusek e si porta sull’8-3 con Cittadini e ancora Stefansson. Serve subito uno spunto per Roma e lo spunto arriva con Bodiroga: due punti più fallo che Dejan trasforma dalla lunetta. Poco fortunata Roma nei due possessi successivi con passi fischiati a Bodiroga ed Ilievski, quest’ultimo lanciato in contropiede dopo un bel recupero di Hawkins. Greer riporta avanti i suoi dalla lunetta ma è ancora Hawkins a colpire dall’arco stabilendo un equilibrio che si rompe parzialmente sullo scadere con una tripla di Morena per il 24-22, dopo lo 0/2 di Helliwell dalla lunetta.
Nei secondi 10’ Roma ripropone. Giachetti in regia, entrato a metà del primo quarto. Jacopo prova a dare subito lo scossone con una tripla ma dall’altra parte risponde Larranaga. Si deve attendere il 15’ per vedere un nuovo vantaggio e questa volta lo costruisce la Virtus difendendo con grande aggressività e trovando le giocate giuste in attacco con Hawkins, Tusek (tripla pesantissima del 29-33) e Ilievski Al 18’ la Lottomatica con Tusek va sul 32-40. Greer si guadagna due personali che realizza ma Bodiroga ne infila tre con un tiro dei suoi. La Virtus continua a mostrare la giusta concentrazione in difesa ma negli ultimi 30’’ dopo che il ferro dice no a Tusek, Greer indovina la perla balistica dall’angolo per ridurre il passivo con un 41-47 che spedisce le due squadre negli spogliatoi.
Il secondo tempo comincia con il terzo fallo di Greer su Ilievski in procinto di scoccare il tiro da tre. Vlado fa 2/3 dalla lunetta. Napoli si affida alla fisicità di Seasay che si dimostra anche molto preciso nelle conclusioni. L’equilibrio viene rotto da una bomba di Hawkins al 25’. Con questo colpo dello statunitense la Virtus si lancia verso un +8 che solo Rocca riesce a ridurre fissando il penultimo quarto sul 55-61.
Roma sembra avere a proprio vantaggio l’inerzia della gara ma forse le tante energie spese negli incontri precedenti e, sicuramente, l’ottima vena di Greer e Rocca, impediscono ai blugiallorossi di mantenere la giusta lucidità sino alla fine. Dopo il 60-66 firmato Righetti, la Carpisa comincia a far girare bene la palla e impatta al 35’ con Morandais (66-66). Giachetti riporta avanti i capitolini ma un nuovo lampo di Rocca rilancia i partenopei che si portano in testa e difendono benissimo su Bodiroga e Hawkins. Sul 72-68, con 58’’ da giocare Bodiroga mette due liberi per il 72-70 e un recupero di Tonolli porta il capitano sulla lunetta. Sul 72-72 la Carpisa sfiora il colpo vincente con 3’’ di possesso. Si va al supplementare.
Negli ultimi 5’ la squadra di Bucchi mostra di avere un po’ di freschezza in più. Greer è perfetto al tiro e nel possesso. Dall’altra parte Hawkins e Righetti regalano speranze ma a 18’’ dalla sirena, sull’82-81 a Ilievski viene fischiato uno sfondamento a Ilievski che chiude la partita. Greer fa 1/2 dalla linea della carità e Tusek fissa il punteggio finale sull’85-83.
La Lottomatica finisce la Final Eight Tim Cup al 2° posto e Hawkins viene votato quale MVP della finale.

Pesic: “Congratulazioni a Napoli ma anche alla mia squadra. E’ raro vedere una finale così ben giocata con buone percentuale al tiro. I miei ragazzi hanno disputato un ottimo torneo battendo squadre come Fortitudo Bologna e Montepaschi Siena. Abbiamo avuto la nostra opportunità ma non siamo riusciti a sfruttarla. E’ difficile trovare energie e lucidità al termine di un torneo che ci ha visti protagonisti in gare molto intense nelle quali abbiamo speso molte energie. Sarà per un’altra volta. Quanto alla gara, non si può essere perfetti ma forse il nostro problema è stato nei rimbalzi difensivi. Forse con due tre rimbalzi in più avremmo potuto vincere”.

virtus roma

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mi voglio ripetere, complimenti ad entrambe le squadre, sto rosicando tantissimo ma va bene cosi', perchè quando una squadra da il meglio di se non ci sono rimpianti, solo orgoglio! Daje Roma, facce sognà!
Dajè Pesic, portaci in alto insieme a Dio Bodiroga!

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"A trent'anni compiuti, Federer non vive dunque più Nadal come il suo personale incubo. Anzi: quando i due si stringono la mano al termine del match, il suo sguardo per il più giovane competitor è di comprensione, senza ombra di soddisfazione per la rivincita (qualcuno direbbe la vendetta) alla fine consumata. I campioni sono così. Giusti e magnanimi. Ma inesorabili."
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Riflessioni sulla Coppa Italia - 1. La prima cosa che mi ha colpito nella Coppa Italia -- vedendo 8 squadre diverse nello spazio di pochissimo tempo -- è che 12 giocatori per una squadra sono troppi. Certo, li ha l'NBA --- in partite di 48', però! In una stagione di 82 partite. In un sistema playoffs con ottavi, quarti, semi e finali di 4 su 7. Quindi, una situazione dove avere 12 giocatori è obbligatorio.

Senza fare esempi specifici, tante volte ho visto un coach fare un cambio e mi sono chiesto: ''Perchè? Perchè deve tenere contento quello che entra?'' Poi, chi entra pensa, ''E' il mio momento. Devo sfruttare ogni palla. Devo farmi vedere.'' Il risultato è che lui gioca per fare statistiche e meno per il risultato della squadra, per aiutare la sua carriera e non per aiutare i suoi compagni. Impressione personale.

Ovvio, l'Eurolega ha il suo regolamento e permette 12 giocatori. Niente da dire. Ma, per la Serie A, io vorrei vedere un ritorno a 10 giocatori per squadra. Per me, ridurrebbe per gli allenatori i problemi di minutaggio, quintetto base, gestione, rapporti, e via dicendo. Chiaro, ci potrebbe essere un infortunio. In questo caso, serve avere un giocatore. OK. Ma 10 si spogliano per la partita, 10 vengono usati.

Gli allenatori hanno già un peso troppo grande sulle loro spalle. Dover far giocare 12 elementi crea troppi problemi per loro. Lo vedo nell'NCAA. Lo vedo nell'NBA. Infatti, per gli NBA Playoffs, gli allenatori fanno giocare 7-8 in rotazione e non 11-12. Con un limite di 10 avremmo delle gerarchie chiare, quintetti base chiari, ruoli chiari, minutaggi chiari. Per gli allenatori: meno problemi e meno pressioni.

Anche il gioco avrebbe un beneficio, secondo me. Non sempre, ma spesso vedo che uno entra dalla panchina e la sua squadra perde quel ''ritmo di partita'' che aveva. Improvvisamente, non c'è più fluidità in attacco; non funzionano più gli schemi (anzi, spesso saltano per aria); non c'è più la difesa granitica bensì un buco enorme. Come dice il detto: ''Meno è più.'' Insomma, 10 fanno meglio di 12. Per me.

Riflessioni sulla Coppa Italia - 2. Ho un mini-suggerimento per la Lega: fare tutto in 3 giorni e non 4. Cioè, tutte le 4 gare dei quarti di finale vengono giocate il Venerdì: alle 13.00; alle 15.30; alle 18.00 e alle 20.30. Ovvio, le semi-finali, come adesso, sono giocate il Sabato, alle 18.15 e alle 20.30. Ovvio, la finalissima è giocata, come oggi, alle ore 18.15. Cambia solo ciò che succede Venerdì.

Motivo? Per i tifosi che devono viaggiare e forse fare 3 giorni in un luogo. Prendiamo i tifosi di Roma quest'anno: viaggio Giovedì per i quarti di finale; viaggio Venerdì per tornare a Roma; viaggio a Forlì il Sabato per le semi-finali. Mi sembra troppo. Chiaro, per i tifosi di Bologna, è meno difficile perchè sono a pochi passi da Forlì. Ma bisogna considerare tutti i loro problemi logistici.

Motivo? Nessuna squadra ha il beneficio di un giorno di riposo, fra quarti e semi-finale. Chiaro, nella finale, la squadra (Roma) che ha avuto un giorno di riposo in più, ha perso e quella (Napoli) che ha dovuto giocare 3 gare in 3 giorni, ha vinto. Ma si cancella ogni possibile dubbio quando tutti giocano lo stesso giorno. Non c'è nessun vantaggio (reale o presunto) tecnico per nessuno.

Riflessioni sulla Coppa Italia - 3. Leggo che la sede della Final Eight avrà una nuova casa, che sarà ruotata fra una città e un'altra ogni anno. Prima, c'è da ringraziare Forlì per ciò che è stata per la storia della Coppa Italia: grande. Ha dato stabilità, organizzazione, luogo raggiungibile per quasi tutte le squadre, e altro. Quindi, un inchino e una stretta di mano per un lavoro ben fatto.

La pallavolo ha un sistema interessante. Due partite dei quarti di finale in un campo; le altre due in un altro campo; semi-finali e finale in un terzo campo. Spero di non sbagliare con questa descrizione. Non è male neanche questo. Forse un campo nei quarti alla squadra prima in classifica; l'altro campo alla squadra seconda in classifica. Un premio in più per un lavoro ben fatto.

Sono sempre, però, favorevole al campo neutro per la finale. Altrimenti, cambia la faccia della manifestazione. Le tre Coppa Italia che ho avuto la fortuna di vincere erano in campo neutro: contro Snaidero Udine a Vicenza con la Virtus nel 1974; contro la Scavolini Pesaro a Bologna con l'Olimpia Milano, sia nel 1986 che nel 1987. Giusto. La Coppa Italia non è Playoff.


Dan Peterson

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