Roma manca l'ultimo sforzo
di Marco Bonfiglio 20/02/2006
Carpisa Napoli - Virtus Roma 85-83 Dopo un supplementare di una finale incredibile, è Piero Bucchi a esultare. Roma a lungo in testa, poi la fatica e l'assenza di Ekezie ha fatto la differenza
Bisogna essere grandi, per alzare una coppa. E bisogna essere grandi quando la coppa la perdi, in volata, dopo un nuovo supplementare, dopo quattro giorni in cui hai estirpato dalla geografia della competizione due potenze come Bologna e Siena. Chiaro, fa male. Non è bastato Bodiroga, non è bastato Pesic, i due vincenti che si inchinano al vecchio allenatore di Roma che invece alza lui il ferro. Per adesso, non è bastato, perché bisogna evitare il rischio di considerare la Coppa Italia persa come un punto di arrivo, mentre ci sono ancora Uleb Cup e campionato da godersi. Con questa Virtus, che ha un cuore enorme, da lacrime, e che si piega dopo una partita gestita alla perfezione soltanto davanti all'assenza di Ekezie e alla fatica del supplementare giocato in semifinale. E allora è giusto celebrare Napoli e Bucchi, che si prende la soddisfazione di battere il presidente che l'ha sbattutto fuori dalla capitale. Ma parliamo di due squadre simili, bellissime, che in campo offrono il meglio del basket dello stivale e non è facile vedere una finale tanto bella e ricca di spunti tecnici. Ha perso Roma, ha vinto Napoli. Ha vinto soprattutto il concetto più pulito di pallacanestro, con due tifoserie che si rispettano e con tanti episodi da tramandare: Hawkins, MVP del torneo (solo la seconda volta nella storia delle Final Eight che il miglior giocatore non appartiene alla squadra che esulta), regala la targa all'antico compagno a Temple, Lynn Greer, decisivo nel supplementare. "Questo è un riconoscimento che spetta a chi alza la coppa, non potrei tenerlo" le sue parole che dimostrano ancora una volta quanto sia speciale. Il presidente Maione che accompagna Toti a prendere il giusto riconoscimento dalla propria curva. Esempio di come si possa vincere e perdere, ma con l'equilibrio necessario a rendere pulita una grande serata di sport.
Prima c'era stata una partita incredibile. Di quelle che da sole fanno innamorare del gioco, e che messe insieme alle altre due del fine settimana fanno quasi credere che il basket possa quasi fare schifo, tante sono le emozioni cui sottopone il cuore e la testa. Avvincente, spietata, controllata dalla Virtus per i primi tre periodi, colpi di martello cui Napoli ha reagito con vigore, con quei tre canestri sulla sirena dei primi tre quarti che hanno impedito alla capitale di volare. Come di ogni racconto epico, resteranno gli eroi: quelli positivi, come un infinito Tonolli che avrebbe meritato la gioia di un trofeo vinto, come Hawkins. Come Mason Rocca sotto i vetri, come Cittadini che segna solo due punti ma decisivi, come Lynn Greer che nel supplementare sprinta dove Roma non può inseguirlo. E quelli negativi, come Ilievski che getta nella spazzatura il possesso del pareggio nella continuazione, come Tusek poco attento nel tagliafuori. Alla fine l'urbe scopre che può perdere la coppa anche tirando meglio da tre, 37% a 36%, prendendo più rimbalzi (42 a 39) ma lasciando per strada quelli decisivi e consentendone 16 offensivi, perdendo 15 palloni e recuperandone 13, segno che la stanchezza di quattro giorni devastanti ha impedito di supperire all'inferiorità sotto i vetri con il numero consueto di cuoio recuperato. Quattro giocatori in doppia cifra per tutte e due le squadre, ma Napoli non ha sbagliato le virgole, i dettagli, e Roma era troppo stanca per essere lucida. Se volete per forza credere che non possano esistere due squadre che si equivalgono, ecco un paio di differenze per leggere due punti di divario dopo un supplementare: Napoli aveva tutti i giocatori a disposizione, a Roma è mancato il centro titolare per tutto il torneo. Napoli non ha giocato cinque minuti ulteriori il giorno prima, Roma sì. Ecco perché non può essere una sconfitta troppo amara, anche se brucia da impazzire. L'impresa è stata arrivarci, in finale. Si può recriminare sul vantaggio di undici punti dilapidato nel quarto periodo, ma non condannare. La Virtus era anche riuscita a contenere Greer per quasi tutta la notte, impedendo a Stefansson di essere letale come in campionato e tenendo Morandais a 9 punti e 3/10 dal campo, sebbene con la tripla del pareggio nel momento chiave. Ha sofferto Sesay, 18 e 11 rimbalzi con 5 recuperi, nonché la rocciosa presenza di Mason Rocca, occhio nero e 15 con 8 rimbalzi. Poi nel supplementare l'americano ha preso il largo, chiuso con 22 punti, 3 recuperi e 7 assist, provocando un ulteriore ferita nel vedere un fenomeno piegare Roma, quando proprio Bucchi voleva portarlo nella capitale la scorsa stagione. A proposito del coach, si è anche tolto la soddisfazione di rimontare grazie alla zona fronte pari, quella che aveva permesso la disfatta in gara cinque di semifinale. E un altro episodio ricorre di quell'incubo: la scelta di non fare fallo su Ilievski, avanti di tre sul finire del supplementare, quando all'epoca mandò in lunetta Bologna col punteggio pari per avere l'ultimo possesso. Roma non ha avuto niente dal play, alla seconda delusione in due giorni, e poco da Sconochini. Ha trovato in Giachetti una chiave offensiva per supperire alla scarsa presenza al tiro di Righetti, costretta a vedere Bodiroga iniziare con il lucido per infine offuscarsi nei momenti più importanti. Il fatto che pochi possessi siano andati all'onnipotente nell'ultimo periodo e nel supplementare è la traduzione della fatica che ha deciso le sorti della notte di Forlì. Dispiace per la coccarda tricolore, che finirà su canotta altrui. Dispiace per l'epilogo, spietato come solo un supplementare del basket può essere. Ma bisogna valutare l'intero cammino e non solo l'ultimo gradino. Roma si è dimostrata, senza centro titolare, capace di andare a un possesso dalla vittoria contro le migliori sette del campionato. Potrebbe partire da un caldo pianto, la definitiva maturazione.
Ilievski va su Greer e Napoli pressa a tutto campo. Roma la imita, ma è Stefansson con due triple a scavare l'8-3. Tusek pareggia e Mason Rocca entro per un labile Cittadini. Hawkins e un gioco da tre punti di Bodiroga portano al 13-16, è il momento di Giachetti per Ilievski. Subito rotazioni profonde anche per Napoli, che spedisce Larranaga sull'onnipotente mentre Roma prova Righetti da qattro. Morena, dall'angolo sulla sirena, timbra il 24-22 di fine primo periodo.
Nel secondo, scambio di lame tra Spinelli e Giachetti: cinque consecutivi del primo, due triple del secondo, 29-28. Roma soffre consentendo troppi rimbalzi offensivi, ma uno dei pochi spunti brillanti di Tusek in attacco porta al 30-33, che diventa 32-28 quando anche Ilievski bussa al portone della finale. Mason Rocca con tre falli, Napoli si mette a zona e Bodiroga punisce per il 34-43 e poi l'azione più bella della notte, il collaudato alley oop Ilievski a Hawkins per il 36-45. E' il momento migliore di Roma, che con il macedone vola a 36-47. Ma Greer, con una tripla dall'angolo e mano di Giachetti in faccia sulla sirena, tiene a galla Napoli che chiude il primo tempo 41-47 e tanti tiri forzati.
Roma mantiene il vantaggio con una tripla di Tusek, 43-52, arriva il momento di Tonolli: rimbalzo offensivo, recupero, rimbalzo difensivo. Bucchi rischia scegliendo di cambiare sui blocchi e lasciare Cittadini su Ilievski o Hawkins sul pick'n'roll. Il primo non attacca, il secondo affonda, segna da tre, 51-57. Pesic prova Helliwell per Tusek e ne ottiene due recuperi, Giachetti firma il 53-61. Mason Rocca, di tabella da cinque metri sulla sirena, accorcia a 55-61 e tutto da giocare.
Napoli si piazza a zona, Roma ha sul legno Giachetti, Sconochini, Hawkins, Righetti, Tusek. Stefansson da tre scrive il 58-61, Mason Rocca sale a quattro falli. L'unica tripla di Righetti mantiene alto l'entusiasmo, 60-66 a 7' dalla fine. Ma l'ala è costretta a giocare sotto le tabelle e subire Mason Rocca. Tre consecutivi per lui, tripla di Morandais al terzo possesso, dopo due errori di Tusek che non taglia fuori, 66-66. L'inerzia è di Napoli, che con Sesay aggiorna il 72-68 in un parziale di 17-7. Curiosa anche l'interpretazione dei grigi, che permettono alla squadra di Bucchi di aggredire pagando un solo fallo in nove minuti. Quando Bodiroga viene mandato in lunetta per il 72-70 mancano 40'' alla fine del sogno. Giganteggia Tonolli, un recupero, fallo subito, i due tiri liberi del pareggio a 25'' dalla sirena. L'ultimo tiro è per Greer, che sbaglia e porta il secondo supplementare in due giorni, 72-72 e nuova passione.
Si riscatta subito con la tripla del 75-72. Sesay chiude con cinque falli, Tonolli ai liberi dice 1/2 e 75-73. Il capitano rischia di stoppare Greer, che è più bravo per il 77-73. Roma non ha più risorse e la via più comoda è abusare delle triple. Non funziona per Bodiroga, Tusek, Ilievski, Tonolli. Il macedone combina una prima nefandezza, sbaragliando un tentativo da tre di Greer. Che però ha la mano tremante, 1/3 ai liberi, 80-75 e ancora coppa in bilico. Nonostante sia stremato, Hawkins trova il modo di segnare con fallo, anche se non chiude il libero, 80-77 a 1' dalla sirena. Dalla parte opposta sbaglia Larranaga dall'angolo, Tusek permette a Cittadini il rimbalzo e l'appoggio dell'82-77. Righetti va in lunetta con fermezza, 82-79 a 37'', Hawkins costringe Greer all'infrazione di campo e Tusek economizza il fallo con gita piena in lunetta e 82-81 a 23'' per chiudere. Fermato con il fallo Greer, il play non sbaglia, 84-81 e 11''. Bucchi non vuole il fallo, che Ilievski pretende di andarsi a cercare. Inciampa, rotola verso la linea di fondo, palla persa che decide la finale. Pesic chiama il fallo sul Greer, solo metà ma è sufficiente per l'85-81 che a 4'' vale la vittoria. L'ultimo canestro di Tusek non conta nulla. Napoli, 85-83, vince la Coppa Italia. Delusione estrema, ma i motivi per sorridere sono più numerosi di quelli per piangere.
PAGELLE
Ilievski 4: fa esaltare o disperare, senza mezze misure. Aveva cannato la semifinale, si sperava avesse lasciato i colpi per l'epilogo decisivo. Niente, a parte una interessante difesa d'anticipo su Greer. Spento in attacco, nel quale spesso è Bodiroga a portare palla, mai sveglio nella lettura del cronometro e dei blocchi, una presenza risibile tra i protagonisti della battaglia. 7 punti, 2/7 dal campo, 1 rimbalzo, 2 perse e 4 assist. Magico quello per Hawkins nel primo tempo. Ma nel supplementare per due volte vuole far perdere Roma: prima con il fallo sul tiro di Greer, che vale tre tiri liberi di cui solo uno finalizzato. Non contento, sul meno tre va in cerca di un fallo che non arriva e si impantana sulla linea di fondo. Palla persa, finale pure. Nemmeno una follia di quelle prelibate. Ingiustificabile.
Hawkins 8: che fosse un giocatore non comune si sapeva, come uomo lo dimostra offendo la targa di MVP a Greer. Non solo perché sono amici e compagni di college, ma perché nella sua mentalità non si tiene un riconoscimento senza aver alzato la coppa. Ci ha provato in tutti i modi: con due triple nel primo periodo, attaccando Cittadini dal palleggio nel terzo, con i liberi, con un gioco da tre punti quasi concretizzato nel supplementare, con la pressione difensiva che costringe Greer all'infrazione che riapre la partita. 23 punti, 7 rimbalzi di cui 4 in attacco, 3 perse e 6 recuperi, 2 assist, 32 di valutazione. Un patrimonio del gioco già proiettato verso gli scenari più nobili. Ma ce lo godremo ancora per il campionato e l'Uleb Cup.
Bodiroga 7: nel primo tempo è il solito, onnipotente che indica la luce e gli adepti che invocano. Segna da tre, incrociando il piede perno, in penetrazione. Riesce anche a tenere calmo Morandais, che atleticamente potrebbe spellarlo. Però, già successo ai quarti e in semifinale, tende a scomparire nel finale di partita e nessuno si aspetta un contributo tanto povero nei possessi decisivi. Poco servito dai compagni in quei frangenti, ma anche poco reattivo. Forse l'infortunio agli adduttori si è fatto sentire, però la finale l'ha vinta la squadra che non aveva Bodiroga contro la squadra che aveva Bodiroga. 17 punti, 9 rimbalzi, 2 stoppate, 2 perse e 2 recuperi, 24 di valutazione. E se alla fine c'è una punta di delusione nel bicchiere, è perché le aspettative su questo nume sono infinite. Ancora due obiettivi da inquadrare.
Tonolli 8: si stringe il cuore a solo immaginare la sua tristezza. Vicino come mai ad alzare una coppa in maglia Virtus, quando occorre ci mette una impronta gigantesca: rimbalzi offensivi, difensivi, recuperi. E i tiri liberi sul 72-70 che potrebbero pareggiare o affossare, interrotto da un time out chiesto da Napoli. Non sbaglia e la speranza rimane accesa, torna in lunetta nei supplementari, sbaglia una tripla ormai distrutto. 3 punti, 8 rimbalzi, 2 recuperi, 1 assist, 13 di valutazione. Peccato, grande capitano. La meritavi più di tutti. Ma la stagione è ancora lunga.
Tusek 4.5: i numeri lo promuovono, la sostanza è però impietosa. Lento, forse stanco, mai reattivo sui rimbalzi che non scendono tra le sue mani. Non si può chiedere di più alla sua schiena dopo due partite e un supplementare in tre giorni, ma fa il solletico a Mason Rocca, lascia a Cittadini il rimbalzo e il canestro decisivo, in attacco non trova mai melodia. 16 punti, 4/11 dal campo, 7 rimbalzi, 4 perse che fanno male, 3 recuperi, 15 di valutazione. La difesa di Napoli lo ingolosisce nel mettere palla per terra, lui cade nella ragnatela e non ne esce. Stonato proprio sul piano dell'agonismo, nel quale è docente. Reagire.
Giachetti 6.5: sfida Spinelli sul piano dell'inventiva e pareggia. Trova sbocchi da tre nel secondo periodo, segna dalla linea, chiude a 12 punti, 1 persa e 7 di valutazione, si lascia preferire per molti minuti al titolare nell'ultimo periodo. Sprazzi di personalità, peccato non sia bastata per la felicità più grande. Non convince ancora come play, ma in due partite su tre ha mostrato progressi rispetto a inizio stagione. Rimane un progetto da seguire con attenzione e apprensione fino a giugno.
Sconochini 5: utilizzato per difendere senza preoccuparsi di molto altro, con lui in campo Stefansson ha meno spazi per tirare e Morandais ne soffre l'esperienza. Niente punti, 2 rimbalzi, 1 persa, 1 assist in 15 minuti. Sarebbe bastato un solo canestro per cambiare la storia. Peccato, sarebbe piaciuto vederlo esultare con la canotta di Roma. C'è ancora possibilità.
Righetti 5.5: non si poteva pretendere che vincesse la seconda partita in due giorni, meno presente in attacco si nota la sua fatica atletica. Difende, molto, su Sesay. 5 punti e una tripla da quarto periodo, 3 rimbalzi, 2 perse e 1 assist in 17 minuti. Partita di sacrificio, grande riflesso nel portare Greer a calpestare la linea di centrocampo. Tra i due prodotti di Rimini, vince il coach che siede sulla panca avversaria.
Helliwell 6: contro Sesay e Mason Rocca non ha grande fiducia dal coach, che forse avrebbe potuto rischiarlo più a lungo in campo. Niente punti, 2 rimbalzi e una mano su almeno due recuperi. Il suo lavoro fino in fondo.
Pesic 7: gli verrà imputato di non aver saputo gestire un vantaggio in doppia cifra, circostanza ripetuta nelle due precedenti partite. Ma ha portato una squadra senza centro in finale, con un supplementare sulle spalle e l'onnipotente non al meglio. Perde perché finisce la benzina in vista del rettilineo finale, probabilmente di più era impossibile fare. Con quintetti bassissimi, con Righetti quattro. Resterà una delle imprese più belle, anche se incomplete, di Roma. In attesa di salire per secondi, sul podio, e invece di indossare le medaglie degli sconfitti alzare la coppa.
www.terzotempo.org
faccio un piccolo spot: terzo tempo sarà anche un sito targato Roma, ma è davvero uno dei più belli e completi del basket italiano, lo si vede dalla completezza delle sue cronache.