Lati positivi o negativi del matrimonio o convivenza??

Non ti dovresti sposare senza aver convissuto prima. Poi sono due cose diverse, non le vedo nemmeno in opposizione. Il primo come "conseguenza" del secondo.

Secondo me sono praticamente sinonimi, se non fosse per alcuni diritti che sorgono con la contrazione del matrimonio


Io convivo dal 2012, né io ne la mia compagna sentiamo il bisogno di convenire a nozze.

La cosa non porterebbe mutamenti nel caso dell'arrivo di figli in quanto la legge equipara il figlio naturale con quello legittimo, anzi questa distinzione non esiste più

Qualora dovessimo decidere in futuro di sposarci, ovviamente in Comune non essendo credenti, sarà esclusivamente per ottenere un'eventuale reversibilità della pensione o altri diritti attualmente non riconosciuti alle coppie di fatto

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Intendevo dire che non sono in opposizione: l'opposto del matrimonio (che significa in soldoni vivere insieme) è la non convivenza.

Il matrimonio oggi, in particolar modo grazie alla legge sulla legittimita' dei figli già citate da Fuzz(perche' prima ci si sposava soprattutto per dare la legittimita' ai figli, in particolar modo se rimanevi incinta prima), il matrimonio non viene quasi piu' preso in considerazione dalle coppie(perlomeno tra quelle che conosco io soltanto una o due su venti sono legalmente sposate), con la convivenza non ci sono vincoli di legge (se ci si lascia non si e' obbligati a mantenere il consorte, per i figli ovviamente il discorso e' diverso, come e' giusto che sia), non si deve poi spendere un patrimonio per il divorzio, non ci sono tanti, come dire, "doveri legali" nei confronti dell'altro partner come invece avviene con un contratto di matrimonio e molte coppie lo preferiscono dato che, con la durata pressoche' effimera che hanno i rapporti di coppia oggi, si preferisce non impegnarsi vita natural durante(anche perche' l'iter della separazione e del divorzio in Italia e' molto lungo...ci vogliono tre anni solo per la separazione...).
Anni fa avrei detto matrimonio, oggi come oggi devo dire che l'idea mi spaventa un po'...sono d'accordo con Mister che prima di sposarsi si dovrebbe provare a vivere insieme e poi vedere come va(perche' un conto e' vedersi, un conto e' vivere sotto lo stesso tetto e condividere oltre ai bei momenti insieme anche delle responsabilita') e poi, se si e' veramente certi della solidita' del rapporto(se mai esista questa certezza nella vita), allora si può decidere di sposarsi...comunque, se posso dire una cosa, quello che mi dispiace della convivenza e' che non ti da nessun diritto...vi porto l'esempio della compagna di mio zio...hanno convissuto per piu' di trent'anni, hanno avuto una figlia insieme, eppure quando lui si e' ammalato gravemente, lei non ha avuto nemmeno il diritto di poter entrare in sala rianimazione perche' non era la moglie, solo ai figli veniva concesso e alla moglie legittima se lei fosse stata ancora viva...ecco, questo mi fa un po' dispiacere della convivenza, che dal punto di vista legale non si conti poi nulla alla fine...

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Sono bella, o mortali, come un sogno di pietra e il mio seno, cui volta a volta ciascuno s'è scontrato, è fatto per ispirare al poeta un amore eterno e muto come la materia.

Esatto, è per questo motivo che sarebbe auspicabile una regolarizzazione delle coppie di fatto


L'eventualità che nessuno dei due possa avere voce in capitolo in caso di malattia, la reversibilità della pensione, il subentro nel contratto di locazione o di assegnazione di immobile di edilizia residenziale e tanti altri diritti che attualmente non sono riconosciuti al convivente di fatto.

Per quanto riguarda l'unione dei coniugi sposarsi o no non mi sembra faccia differenza, il matrimonio non è affatto un deterrente rispetto alla fine di un rapporto, lo testimonia l'immensa mole di cause di divorzio, praticamente quasi una coppia su due decide di chiudere.

I diritti e di doveri reciproci dei coniugi non resistono in virtù del matrimonio, ma si basano sui sentimenti che legano i coniugi stessi.
Qualora i sentimenti dovessero venir meno per qualsivoglia ragione la coppia scoppierebbe, matrimonio o no.

L'unico aspetto esterno alla coppia che costituisce in qualche modo una pregiudiziale rispetto all'interruzione di un rapporto è la presenza di figli, ma molto spesso anche questa finisce solo per prolungare l'agonia.

Io questa cosa non l'ho mai ben capita però.
Esiste un istituto giuridico, il matrimonio, che garantisce tutti i diritti che hai elencato. Perché ne dovrebbe servire un altro, per dare alle coppie gli stessi diritti? Non si finisce per avere un doppione?
Capisco che la parola "matrimonio" spaventi, per tutto il sottotesto religioso e tradizionale che si porta dietro, ma quello è.

Piuttosto, io sarei favorevole allo snellimento delle pratiche di separazione e divorzio, questo sì, per permettere un più rapido scioglimento del vincolo nel caso i due coniugi decidano in questo senso.

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È sottile la linea tra il pescare con la canna e stare sulla banchina come uno strōnzo.
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No, Dave. Perché la cosa garantirebbe dei diritti fintanto che la coppia sussiste. Una volta che due persone dovessero lasciarsi, a differenza quanto accade in caso di divorzio, non ci sarebbe più alcun tipo di diritto legale nei confronti dell'ex convivente.
Capisco sia un po' una paraculata, ma guardando le statistiche odierne delle separazioni la trovo una giusta prevenzione. Le leggi devono adeguarsi alla società reale, dopotutto.

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Vantarsi in pubblico dei premi appena vinti, sostituire le pianole con i synthie, levare tutti i cori finti... madonna, eh, quanti danni ha fatto l'indie.

Per questo ho parlato di cambiamenti alla legislazione su divorzi e separazioni.
Non è meglio modificare la legge sui divorzi, agendo sulla parte che riguarda alimenti e simili, piuttosto che introdurre un nuovo strumento che per buona parte è identico a quello già esistente?

Il mio è un dubbio, non so se questa mia idea sia fattibile da un punto di vista giuridico, mi sembra solo, da profano, più semplice.

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Credo che comporterebbe "qualche" difficoltà spiegarlo a chi attualmente paga l'assegno di mantenimento all'ex coniuge, e "qualche" resistenza nel caso si volesse rendere la norma retroattiva.

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