Misery di Stephen King.
Immedesimarsi troppo in un mondo irreale, fittizio, perdendo completamente il senso di quello reale è quanto di più nocivo possa esistere per la ragione umana…questo è il messaggio di Stephen King. Paul Sheldon è un noto scrittore che, durante un viaggio di lavoro, ha un gravissimo incidente stradale. La sua esistenza sarebbe giunta al termine quel giorno se una donna, Annie Wilkies, non lo avesse tirato fuori dalla sua auto, portato nella sua abitazione e curato. Paul ha le gambe gravemente fratturate; per questo motivo è costretto immobile a letto e soprattutto a dipendere in tutto e per tutto dalla donna. Annie si prende cura di lui come un amorevole mamma, lo cura, lo vizia, lo coccola, ma Annie in realtà è mentalmente instabile, emotivamente fragile, morbosamente attaccata a tutto ciò che la fa stare bene e soprattutto legata visceralmente a Misery, l’eroina dei romanzi di Paul Sheldon. Quando scopre che lo scrittore da lei salvato e accudito amorevolmente come un figlio ha deciso nel suo ultimo romanzo di far morire la sua amata, ecco che si scatena la sua follia omicida sul malcapitato, che tra torture be sevizie agghiaccianti viene costretto dalla diabolica donna a far rivivere, in un nuovo romanzo, la sua eroina. King ha senza alcun dubbio un pregio, quello di saper creare una certa atmosfera, un’atmosfera che diventa sempre più incalzante pagina dopo pagina, il pregio anche di saper dare una buona caratterizzazione psicologica ai suoi personaggi(Annie Wilkies è un Jack Torrance al femminile), il ritmo della storia è serrato, l’ambientazione claustrofobica e angosciante, ma c’è sempre quel qualcosa che non riesce a farmelo apprezzare appieno, sempre quella prolissità, quei “tempi morti” che ammazzano la narrazione, che la rallentano, che la rendono statica. C’è anche un finale che mi aspettavo diverso, ma comunque sia è un romanzo che tutto sommato mi è piaciuto, molto più di “Shining” e di “Pet sematary”. Consiglio anche la visione del film di Rob Rainer, con la magistrale, impeccabile e straordinaria interpretazione della bravissima e a mio modesto parere sottovalutata Katy Bates.
"Rise.Sali' le scale ridendo sempre piu' forte. Si udi' uno scatto e le lampadine si spensero e Anni continuo' a ridere e lui si disse che non avrebbe gridato, non l'avrebbe omologata, perche' ormai era ben oltre tutto quello. Ma l'umido orrore delle ombre e il rimbombo delle sue risa furono troppo, percio' si mise a strillare, supplicandola di non fargli un torto come quello, di non abbandonarlo, ma lei continuo' a ridere come niente fosse e ci fu lo scatto della porta che si richiude va e le sue risa furono o smorzate per meta' ma continuarono, le sue risa echeggiarono dall'altra parte della porta, dove c'era la luce, veniva chiusa e le sue risa furono ancora piu' in sordina(ma senza spegnersi) e scatto' un'altra serratura e sferraglio' un chiavistello e le sue risa si allontanarono, le sue risa furono all'esterno e persino dopo che ebbe avviato il motore, dopo che ebbe percorso il vialetto a marcia indietro, dopo che ebbe messo la catena e fu ripartita, credette di urlare ancora. Credette di sentirla ridere e ridere e ridere."
Nel caffè della gioventù perduta di Patrick Modiano
Questo breve romanzo devo dire che possiede un fascino particolare tutto suo, quando lo leggi ti sembra quasi di immergerti in uno di quei vecchi film noir francesi, ma devo dire che oltre l’affascinante atmosfera e il bellissimo e suggestivo titolo non c’è molto di più. La storia ruota attorno a una misteriosa giovane donna di nome Louki, una ragazza affascinante, carismatica, che con la sua sola presenza riesce a catalizzare su di sé tutti gli sguardi. Di lei ci narrano gli habitué del piccolo caffè dove si ritrovano ogni sera, uomini che la desiderano, che la cercano, che l’amano, ma che nessuno è mai riuscito ad avere per sé, una chimera irraggiungibile per ciascuno di loro, una donna che incarna la passione totale dei sensi, l’avventura, la bramosia. Un personaggio, quello di Loki, che non mi ha convinta molto, come gli altri mi è rimasto estraneo, così come non mi ha convinta la storia, troppo poco evoluta, troppo poco sviluppata. Non lo so, forse sono io che non l’ho capito a fondo, come ripeto l’atmosfera è senza alcun dubbio affascinante ed enigmatica, scritta con uno stile elegante e raffinato, ma alla fine non mi ha lasciato nulla dentro, nessuna emozione. E’ un romanzo strano, non so proprio come definirlo…darò sicuramente un’altra possibilità a questo autore, ma per questo suo romanzo ho delle riserve.
“Non ero veramente me stessa se non nel momento in cui fuggivo. Gli unici bei ricordi che ho sono ricordi di fughe vere e proprie o di scappatelle da casa.”
“Ho sempre pensato che certi angoli delle vie siano degli amanti e che si venga attirati da loro se si cammina nei paraggi.”
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