L’attacco dei giganti è sicuramente una serie coinvolgente, in grado di attirare diverse varietà di pubblici anche quelle meno avvezze ai cartoni animati giapponesi, che però alla fine per temi, atmosfere e modalità narrative rimane chiaramente e non mi sorprenderei che fra i tantissimi che si sono approssimati all’opera quelli che hanno maggiormente storto il naso nel finale era il pubblico di estrazione differente meno in sintonia con quel genere di fantasticherie e romanticherie volendo.
Sicuramente la forza dell’opera è il mistero, vieni precipitato nel mistero ed i ritmi rapidi e le vicende sempre pressanti ti appetiscono sempre più, venendo tenuto sempre sul pezzo alimentando la sete di saperne sempre più sui misteri di quel mondo schiavo e quei giganti che lo dominano ma che realizzi presto essere solamente una forza al servizio di qualcuno e sicuramente fra gli elementi maggiormente trainanti vi è l’identità di questi aguzzini dato che effettivamente in pochi avranno mangiato la foglia riguardo all’umanità estinta.
Quindi è il mistero ad essere il leit motiv dell’opera e quindi un peso determinante nel giudizio di quest’ultima sono le verità di quel mistero e devo dire che sicuramente è stata encomiabile come trovata la verità principe di quel mondo circa l’identità di vittime ed aguzzini e la ragione delle colossali mura: nessuno avrebbe mai immaginato una cosa simile – del resto gli appigli erano pochissimi – e che loro stavano dentro quelle mura perché ci si erano messi da soli, era facile immaginare che fosse un vivaio e invece paradossalmente il vivaio era dall’altra parte
Tutta l’opera gioca della dialettica potere assoluto/sottomissione in una maniera estremamente interessante ed accattivante, è una dinamica fondamentale ed il tratto tematico maggiormente caratterizzante ed è stata davvero ben gestito tanto di arrivare al colpo di scena che la stessa leggendaria fondatrice lungi dall’aver fatto un patto col diavolo per liberare il suo popolo o per sete di potere era invero una sottona irrecuperabile e manco eldiana
L’autore è voluto andare addirittura oltre spingendosi nell’onirico ed è qui che si è preso i maggiori rischi, volendo davvero appesantire tantissimo di mistero l’opera introducendo i poteri metafisici del protagonista in un’impalcatura che si reggeva anche senza questi. Qui sono condizionato dall’aver fresco il finale e opache le prime tre stagioni, sicuramente fra i meriti dell’opera vi è l’essere un’opera di ampia umanità che restituisce un’ampia varietà di sfaccettature, comportamenti, atmosfere e situazioni dalle più quotidiane alle più frenetiche alle più allucinate, non ci sono veri e propri portatori di ideali ed i personaggi vanno avanti a tentoni fra le difficoltà del caso ed i legami instaurati nella propria quotidianità, è davvero un’opera umana troppo umana che nella complessità impedisce di attribuire superficialmente torti e ragioni; per questo non ci deve deludere che il protagonista depositario di un potere assoluto alla fine non sa bene manco lui che #@*§ farci e non riesce a vedere oltre quell’inevitabile futuro scaturito dalle sue debolezze ed incapacità di gestire il mondo eterno in cui ha vissuto in maniera insospettabile.
A questo punto ci sono due analogie che voglio portare avanti focalizzate soprattutto sul finale: una è l’analogia con Naruto con cui Shingeki no Kyogin ha più affinità di quante gliene avresti fatte in principio: il potere che deriva da un “albero divino” che si frammenta in 9 creature; Eren e Sasuke nel finale e le modalità con cui vengono alla luce le loro intenzioni e debolezze dopo una vita dissimulata; la presenza ed influenza fisica e metafisica nel canovaccio finale di divinità millenarie; ma la più interessante la scorgo pur forse inesistente – ma l’autore alla fine ha voluto lasciare parecchio allo spettatore - la profezia che si autoadempie di Eren analoga alla profezia che si autoadempie degli Uchiha, entrambi vittime di un fatalismo inevitabile: e mi chiedo se da un lato è stato Zetsu nero il regista delle vicende Uchiha modificando la stele di Hagoromo configurando il conflitto come destino di quel popolo, dall’altro vi è l’ammissione di Eren di aver agito su influenza di Ymir che aveva prediletto Mikasa per spezzare il proprio giogo, mi chiedo se la mano di Ymir nel fatalismo di Eren sia lunga quanto quella di Zetsu nero (aka la fondatrice Kaguya) ed è lei che ha forzato quel futuro ineludibile nel destino di Eren. Perché lei aveva bisogno di vedere rifiutato ed ucciso quell’amore viscerale per cui lei si era immolata (? il fatto che Ymir muoia effettivamente in quella circostanza rende il gesto un po’ enigmatico), e doveva creare una circostanza per cui un amore come quello potesse essere rigettato ma allo stesso tempo aveva bisogno che Eren divenisse un mostro per divenire per lei la trasfigurazione del Re. Ymir questo voleva, e a me francamente è sembrato che è lei ad aver deciso anche all’atto pratico ed ultimo di rilasciare il potere dei giganti piuttosto che la generica morte del fondatore pur privato del vermone. E’ abbastanza criptico il finale come dimostra il gigante in cui si trasforma Eren, comunque Eren non poteva gestire un potere come quello, Ymir si e i suoi condizionamenti sulla trama e le vicissitudini del protagonista rimangono per me oggetto di contenzione, non so se lei fosse serva di fatto o solo per vincoli etici anche nella sua condizione onirica.
2) L’altra analogia è cruciale e non la posso approfondire non avendo ben presente tutta l’opera, ed è con film come Il sesto senso e il Fight Club: in quelle circostanze una volta avuto il colpo di scena circa la percezione del protagonista, con quella nuova chiave di lettura ti si apre tutto un mondo, ed è anche più facile considerata la brevità cosa va adesso rispetto a prima. Questo percorso a ritroso è molto complicato con AoT: quindi Eren ha sempre saputo tutto o quasi? Ma francamente la vicenda non mi risulta altrettanto credibile ponendo Eren come depositario di questo potere ed anzi sembra essere molto più credibile senza averlo. Lui ha recitato una parte per adempiere a quell’unico futuro che gli veniva mostrato? Boh occorrerebbe rivedere l’opera per capire quanto è credibile all’interno del canovaccio delle prime tre stagioni un Eren che tutto sa – ammesso che effettivamente fosse così, ma dovrebbe. L’autore ha voluto aggiungere quest’elemento – che sicuramente ha pensato da principio – il quale però sembra davvero aggiunto perché la vicenda non sembra averne necessità (il protagonista aveva avuto il solito insopportabile #@*§ dei protagonisti shonen, anche se a sto punto mi vien da pensare che questo potere ce l’hanno tutti i protagonisti
), la sua necessità appare più nelle “motivazioni di Eren”, che però si spiegano nello stato di confusione derivato dal non saper gestire questo potere! Quindi il potere spiega soprattutto perché il protagonista è un #@*§ confuso. Non lo so, occorre approfondire bene e rivedere tutto perché sembra uno degli elementi in cui l’opera vacilla di più nel momento in cui si scatena nelle ambizioni più esagerate.
E da qui mi ricollego a quello che a mio parere è il difetto più grande dell’opera e del finale: passi non aver visto la genesi delle mura con la soluzione del #@*§ di Re Fritz e come gli è venuta in mente – che avrebbe implicato comunque introdurre nuovi personaggi eccetera – anche sarebbe stato molto bello vederla (pur forse nella seconda stagione ci sarà qualche suggestione a riguardo), ma trovo veramente grave non aver visto il momento in cui Grisha consegna il proprio gigante ad Eren. Ancora ce l’ho negli occhi il momento in cui completamente impanicato fa qualcosa ad un Eren stordito nella sua cantina coi suoi ricordi confusi, già quello era un momento pregnante che andava rivisto poi, poi il momento viene caricato ancor di più ed Eren interrompe le visioni di Zik con un basta così, praticamente tutto il canovaccio ti anticipa che quello è un momento importante, cruciale, che non ti è stato mostrato al momento ma che in futuro ti verrà mostrato, e cosa dirà Grisha a quel genocida del figlio? Invece non viene mostrato il momento in cui “nasce il paradosso”, se vogliamo avere una visione del tempo lineare, lo capisco, non la dobbiamo avere, il mondo dei Giganti è un mondo appiattito e paradossale da millenni e chissà quanti Shingeki no Kyogin ha influenzato Eren, ma come la metti metti quello è un momento culminante, è una sorta di punto zero nell’Universo, me lo hai caricato, me lo hai anticipato, come hai potuto non mostrarmelo? Io ancora non perdono a Kishimoto un flashback sulle origini mai mostrato dopo aver dato un passato a tutti i falliti del mondo Minjia, ma questo è 100 volte più grave, qui non mi hai mostrato il momento più importante del mondo narrato e della lore del mondo.
E da qui mi ricollego al fatto che praticamente Eren avrebbe potuto fare illimitati colloqui nel suo mondo onirico, sicuramente i più importanti col padre, con la madre e magari sarebbe stato il caso di mostrarli ma soprattutto con Mikasa, ed okay Eren alla fine matura il fatto che era giusto che Mikasa si facesse una vita da sola quindi non voleva ancorarla condividendo il suo amore (che suppongo Mikasa abbia saputo poi da Ymir) ed un ricordo ed emozione troppo coinvolgente, quindi capisco la scelta di Eren, francamente il commiato che vediamo noi di loro che vivono assieme con Marle che invade mi sembra proprio meta-meta nel senso che è un “cosa se” che non può essere visto da nessuno, solo dallo spettatore e nemmeno da Eren ma potrebbe essermi sfuggito qualcosa.
Certo in quel momento anche Ymir tira la monetina probabilmente avrebbe concesso un amore vero e felice a loro due perché Eren alla fine diventa un abisso di malvagità ma essenzialmente non lo sarebbe a differenza di Re Fritz ed anche lei si sarebbe goduta un amore come il suo corrisposta, circa Ymir anche lei permane enigmatica ed il momento in cui aiuta i nostri alla fine dell’opera quando maturano consapevolezza sentimentale ed unione d’intenti rimane comunque criptico, in quel momento si concede a Zik e nel frattempo si stava concedendo anche a Eren penso, seppur difetto dei film finali a mio parere è che di Eren vediamo davvero troppo poco non si capisce manco se può fare qualcosa da fondatore il generare i giganti per difenderlo sembra iniziativa di Ymir, si avrei voluto effettivamente più Eren nel finale.
Sui personaggi non saprei io francamente non ricordo i nomi di quasi tutti i personaggi, mi è piaciuto l’addestratore del corpo di ricerca nella stagione finale, la dinamica dell’amore ingenuo fra i due maerliani, dopo tipo 7 anni ho davvero impresso come momento che ricordo di più pur non avendolo mai rivisto Zik che arriva ai limiti dell’isola di si sporge dal gigante bestia come da una decapottabile si leva gli occhialini e con fare da piacione dice “verrò a salvarti Eren”, però avi di tannu ca’cchucchia sulu malacumpassi quindi boh
Non ho ben capito Reiner ma alla fine si è spiegata la sbragata della seconda stagione? Detesto quella scena e non so nemmeno se sapesse che Eren fosse il fondatore, cioè lo aveva a portata di mano e ha fatto solo una serie infinita di #@*§.
Vabbé penso avrei anche molto altro da scrivere ma ho scritto abbastanza per ora, giudizio sicuramente positivo, una serie che si guarda e penso riguarderò con piacere e coinvolgimento, ma tutto sommato rimango fedele al genere shonen per quanto questo sia un prodotto di qualità indiscutibile. Non credo la serie ceda nel momento del disvelamento, però penso che certe cose avrebbero potuto essere inquadrate meglio ed alla fine i maligni possono vedere qualche semplicismo altri invece la precisa volontà di lasciare le interpretazioni più ardite allo spettatore.