Pellissier sul Chievo: "Se sparisse mi metterei in prima persona per farlo rivivere"
Lunga intervista sulle colonne de L’Arena alla bandiera, ed ex dirigente, del ChievoVerona Sergio Pellissier che ha parlato non solo del suo rapporto con la piazza veneta e dei problemi di iscrizione in Serie B: “Il Chievo resta la mia famiglia, un amore che non si può dimenticare. Iscrizione? Mi dispiace per la società e spero possa tornare ad alti livelli. Al momento si conosce poco di quello che potrà essere. Se il Chievo sparisse dal grande calcio, non potrei farne senza. Mi ci metterei in prima persona per farlo rivivere. In quanto al presente, con la società ho accordi garantiti. Mi spiacerebbe venisse a crearsi una situazione per la quale non potessero essere rispettati. - continua Pellissier - L’ultima immagine del mio Chievo è stata l’addio sotto la pioggia del Bentegodi. Con le persone che mi volevano bene. Tutto è successo prima che arrivasse il Covid. Chiudere senza poter dire addio alla mia gente sarebbe stato davvero una cosa molto triste”.
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Davvero il Chievo può sparire per un cavillo burocratico?
Il rischio, purtroppo, è concreto.
È una vera battaglia legale quella in atto tra il Chievo da una parte e Covisoc (la Commissione di vigilanza delle squadre di calcio professionistiche della Figc) dall'altra, per l'iscrizione al prossimo campionato di serie B.
Una battaglia che stanno combattendo anche quattro società di serie C: Carpi, Novara, Sambenedettese e Paganese.
I cinque club hanno presentato il ricorso martedì e ora aspettano il parere della Covisoc, previsto per mercoledì e poi la decisione definitiva verrà presa dal Consiglio Federale di giovedì.
La cosa incredibile è che il Chievo, così come le altre quattro società coinvolte, sembra assolutamente in regola: ha rateizzato in dodici mensilità (vero pomo della discordia) i contributi dei dipendenti - a cominciare dai giocatori - usando una norma governativa anti-Covid riconosciuta dall'Inps, che, però, non è prevista dalla Covisoc, che - viceversa - pretende il saldo dei contributi in quattro rate e non in dodici.
Sulla carta non esiste, quindi, assolutamente nessun errore amministrativo da parte del Chievo e degli altri club, mentre la Casertana - anch'essa momentaneamente bocciata - sarà quasi certamente esclusa dalla serie C, perché non ha presentato la fidejussione necessaria da 350.000 euro (cosa regolarmente fatta dalle altre società).
Sembra davvero impossibile - eppure può accadere - che il Chievo venga cancellato dal calcio professionistico italiano soltanto a causa di una interpretazione differente della stessa norma da parte di diversi organismi.
Il Chievo rappresenta un pezzo di storia del calcio italiano.
Espressione di un quartiere di Verona, guidato da oltre 30 anni dalla famiglia Campedelli - quella dei panettoni Paluani - il "Ceo" (come è soprannominato il Chievo dalle... sue parti) è salito per la prima volta in serie A nel 2001, sotto la guida tecnica dell'allenatore Gigi Del Neri, giungendo sorprendentemente al quinto posto nel suo primo campionato nella massima serie.
Da allora, 17 campionati di serie A - con partecipazione anche alle coppe europee -, intervallati da una retrocessione nel 2006-07 (con pronto ritorno in A l'anno dopo, in panchina Beppe Iachini): un ciclo concluso con la nuova retrocessione della stagione 2018-2019, che relega ora il Chievo in serie B.
Nella storia del calcio italiano, il Chievo è ricordato anche per essere stato il primo avversario di Cristiano Ronaldo in Italia, nella partita Chievo-Juventus 2-3 del 18 agosto 2018.
In caso di clamorosa e ingiusta esclusione, il Chievo e le altre società avranno ancora un'ultima strada da percorrere, prima di sparire: il Collegio di Garanzia del Coni.
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