Formula accattivante : perché il Mondiale a 48 squadre non è un'eresia.
Al netto di intrighi politici e ragioni economiche, la nuova formula del Mondiale presenta delle novità interessanti e tutt'altro che trascurabili. Quanto meno sul lato sportivo e regolamentare.
La rivoluzione lampo autografato Gianni Infantino sembrerebbe smentire la comune credenza secondo cui Roma non fu costruita in un giorno. Sì perchè il Mondiale a 48 squadre non sarà stato forgiato da un giorno all’altro, ma è stato in ogni caso concepito a nemmeno un anno di distanza dall’elezione dell’ex segretario generale della UEFA a presidente della FIFA. Un amen, praticamente, frutto di un decisionismo a suo modo estremo e per alcuni sospetto. Già, la schiera dei detrattori della nuova formula è a dir poco nutrita: si punta il dito sulle ragioni politiche e su quelle imposte dal Dio Danaro in primis e i puristi della Coppa del Mondo imputano a Infantino la colpa di aver sfregiato brutalmente una competizione dall’alone sacro e intaccabile. Difficile non storcere il naso di fronte a un allargamento così radicale, difficile non provare una sorta di straniamento, ma almeno dal lato squisatamente sportivo la formula contiene delle novità interessanti e potenzialemente positive.
Addio biscotti dal retrogusto amarognolo
Ormai è di dominio pubblico dopo l’approvazione all’unanimità (in soli 3 minuti!) del Consiglio Fifa, il Mondiale 2026 prevederà 16 gironi da 3 squadre. Saranno dunque due le partite – non più tre - da disputare per ogni squadra: le prime due classificate accederanno ai sedicesimi di finale, l’ultima tornerà a casa. Ciò significa che il rischio “biscotto” sarà scongiurato: le squadra dovranno evidentemente disputare due partite alla morte senza calcolo alcuno. A dipanare eventuali dubbi sarà il ranking FIFA, decisivo in caso di parità; alle teste di serie verrà inoltre con ogni probabilità consentito di giocare le prime due partite del girone, ulteriore escamotage per scansare pareggi di comodo.
Tabellone tennistico ben accetto
C’era una volta in cui la Coppa dei Campioni constava solo di scontri diretti: si partiva dai sedicesimi di finale e via di corsa verso la finalissima in una specie di singolar tenzone da “tutti contro tutti”, sulla falsariga di quanto avviene da sempre nei tornei di tennis. Niente girone (o doppio girone), pochi calcoli: vince il più forte, un refrain sempre valido ma in questo caso ancor di più. Il copione del Mondiale 2026 sarà analogo, perchè dopo la fugace fase a gironi ci si proietterà nel tourbillon dei sedicesimi di finale e sarà solo una questione di scontri diretti; di sola andata, ça va sans dire. La durata sarà la medesima (32 giorni) rispetto alla formula attualmente in vigore e la squadra campione del Mondo disputerà in totale 7 partite, le stesso numero di gare giocate dalla Germania nel 2014.
Parafrando il Brad Pitt/ Billy Beane di Moneyball crediamo davvero che non si possa evitare di essere romantici con il Mondiale e dunque non si possa che provare sensazioni contrastanti in merito alla rivoluzione portata in dote del nuovo corso infantiniano; la quale, al netto di contraddizioni e magheggi, sul piano regolamentare presenta aspetti tutt’altro che trascurabili. E se questa festa allargata a 48 partecipanti fosse davvero più divertente?
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