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Panchinaro Prima Squadra |
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Reg. il: ven 2 mag 2014, Alle ore: 23:00 Messaggi: 4435
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redguerrier ha scritto: Esatto Ala, che è più o meno quello che dice l'articolo che ho postato sopra, in particolare qui: Moreno, Karsdorp, Under, Pellegrini, Gonalons, Kolarov, Defrel, Schick, Marcano, Bianda, Fuzato, Mirante, Zaniolo, Cristante, Coric, Olsen, Santon, Kluivert, Pastore, Nzonzi: tutti gli acquisti a titolo definitivo di Monchi. Una lista in ordine sparso, che trasmette caos, in una strana commistione tra giovani rampanti, vecchi santoni e calciatori spremuti, promesse irrealizzabili e altre incredibili.
Nel suo primo anno alla Roma, Monchi riesce a incidere poco nella formazione titolare, pur partendo da quello che è un suo principio fondamentale: DS e allenatore devono fondersi in una sola unità, con il primo che deve fare di tutto per assecondare il secondo. «Il Direttore Sportivo deve essere uno strumento nelle mani dell’allenatore: se ti chiede un tavolino e gli porti una lampada, il fallimento sarà assicurato». Di lampade, in effetti, Di Francesco ne vedrà ben troppe: la prima sessione di calciomercato di Monchi passa alla ricerca di un’ala mancina che consenta al tecnico abruzzese di giocare con il suo modulo di riferimento, il 4-3-3. Riyad Mahrez è il principale obiettivo, rincorso per tutta l’estate, fino a quando diventa chiaro che il Leicester non vuole accettare l’offerta della Roma, troppo bassa. A pochi giorni dalla fine del mercato, la Roma non ha un’ala mancina, ha un budget elevato a disposizione da poter spendere, e Monchi fa una di quelle cose che ha sempre sostenuto non si dovrebbero fare: panic buying, comprare tanto per comprare. Si lancia così su Patrick Schick, in seguito definito come un’occasione, scartato dalla Juventus per problemi alle visite mediche, e su cui si è fiondata anche l’Inter. Il talento ceco viene da una stagione in cui ha mostrato grandi qualità, ma sostanzialmente giocando da riserva nella Sampdoria: a volte da trequartista, a volte da centravanti, a volte partendo più largo sulla fascia. Monchi si convince che Schick possa giocare esterno nel 4-3-3 del suo allenatore: non ci riuscirà mai, se non in una posizione ibrida, molto più vicina a quella di una doppia punta, vicino a Dzeko. La Roma si impegna a sborsare in tutto 42 milioni di euro (con una sofisticata soluzione finanziaria), per un giocatore che fondamentalmente non le serve.
Nella sua prima sessione di mercato, Monchi impegna 107 milioni di euro (non si prende in considerazione la data dell’effettivo esborso) più 17,5 di bonus: solo Kolarov, Under e Pellegrini hanno per ora avuto una buona riuscita.
Nel calciomercato della seconda stagione, quella in cui Monchi ha carta bianca, riesce a fare peggio: il DS andaluso è ancora alla ricerca di un’ala mancina per il 4-3-3 di Di Francesco e si lancia all’inseguimento del brasiliano Malcom. Qui cade in una trappola del Bordeaux, che lo esporrà a una figura meschina (sua e anche della cinica squadra francese): c’è già il Barça sul giocatore, e i francesi arrivano ad un accordo con la Roma per spingere i catalani a farsi avanti. Monchi non sospetta nulla, neppure quando dal Bordeaux arriva l’irritualissima richiesta di pubblicare un tweet di non-annuncio: la Roma conferma un accordo di massima, che in realtà è una sorta di ultimatum al Barcellona. I catalani rompono gli indugi e decidono di acquistare Malcom, proprio mentre questo stava per prendere l’aereo per Roma – nel frattempo era stata già allestita l’area per i tifosi a Ciampino, che aspettavano il nuovo acquisto.
In quel momento crolla il brand Monchi, un durissimo colpo per un DS che fa della narrazione di sé un punto forte, e che lo spinge a un altro momento di panic buying.
Dopo aver meditato a lungo, in qualche modo per dimostrare di non farsi prendere dall’irrazionalità, Monchi acquista Steven Nzonzi, che alla tenera età di 30 anni viene pagato 26 milioni più 4 di bonus. Un giocatore di ottimo livello, fresco campione del mondo con la Francia, ma la Roma in quel ruolo ha già De Rossi e Gonalons e non è chiaro quale dovrebbe essere il vantaggio tattico del nuovo acquisto. L’ala mancina non arriva più, ma nel frattempo era già arrivato di tutto: la Roma impegna 127,5 milioni di euro + 24 di bonus per comprare ben 12 nuovi giocatori. Per sostituire Alisson, Monchi calpesta un altro dei suoi principi di mercato: non comprare giocatori che hanno disputato grandi Mondiali, perché un torneo così breve è un mondo a parte, non è indicativo e tende a gonfiare il prezzo di un giocatore. E acquista lo svedese Olsen, una carriera tra Svezia e Danimarca e un fallimento al greco Paok alle spalle.
La peggiore illusione del mercato della Roma, però, è il ritorno in Italia di Javier Pastore, acquistato nonostante i numerosi problemi fisici avuti al PSG – che hanno rovinato anche la sua stagione in giallorosso – addirittura per giocare da mezzala, al posto di Strootman: un’idea che col senno di poi lascia sbigottiti (e anche qui Monchi, a gennaio, riconosceva l’errore: «Al progetto di Pastore come mezzala ci credevo»).
Tra gli acquisti di secondo piano, quello di Ante Coric, mezzala-trequartista cerebrale e poco fisico, e a priori poco adatto ai principi di gioco dell’allenatore; e quello di Bianda, giovane difensore francese pagato 6 milioni + 5 di bonus per giocare nella Primavera (e qui l’errore non è detto sia l’acquisto, ma il suo utilizzo). Anche nella seconda stagione Monchi riesce nell’impresa di offrire a Di Francesco una rosa inadatta al suo 4-3-3, costringendolo a un raffazzonato 4-2-3-1. A gennaio Monchi si è astenuto da qualunque operazione, sostenendo che nel mercato invernale si muovono le squadre che hanno sbagliato tanto in estate, non accorgendosi di essere palesemente in quella condizione: alla Roma servirebbe un difensore centrale come il pane, ma neppure l’umiliante 7-1 di Firenze scuote l’andaluso nelle sue convinzioni narcisistiche.https://www.ultimouomo.com/monchi-ingan ... enza-roma/Appena letto tutto l'articolo. Assolutamente condivisibile in toto.
_________________ "Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più." (Bill Shankly)
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