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Il cavolo, qui un articolo di Ultimo Uomo che va dritto al punto:

https://www.ultimouomo.com/monchi-ingan ... enza-roma/

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MessaggioInviato: mar 19 mar 2019, 13:54 
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Per me Monchi ha sbagliato lui, e io sono un estimatore dello spagnolo e del miracolo Siviglia eh... ha avuto risorse e pieni poteri, quindi non può rinfacciare nulla a Pallotta. Per me le cessioni di Allisson, Strootman e salah a quelle cifre sono sacrosante, così come quella di naingollan. Ha sbagliato alla grande sugli acquisti: non prendi Schick, che a quell'età ha bisogno di tantissima fiducia e minuti per crescere, se hai Dzeko; in serie A prendere difensori come Moreno, cioè gente che sa giocare la palla ma non ha senso posizionale, è un grosso rischio, perchè è un campionato tatticamente complessissimo, e un giocatore straniero fatto e finito apprende meno facilmente di un giovane.

Non hai preso Mahrez, non hai preso Malcom, e hai preso Justin Kluivert, che per le esigenze della Roma è un rischio: da lì dovevi prendere Zyech che è un giocatore fatto e finito (e infatti l'hanno pure trattato). Defrel si vedeva da lontano un miglio già al Sassuolo che non è da grande squadra.

E poi, con tanti portieri bravi che abbiamo in serie A era necessario andare a pescare Olsen, per il solito fascino del nome esotico? Pastore acciaccato da due anni, e si sapeva. Uniche note veramente positive zaniolo e Under, ma è davvero poco.

In realtà in serie A per far bene a mio avviso dovresti creare uno "scheletro" di giocatori che il campionato lo conoscano già, e poi su quello innestare i giovani stranieri. Che è quello che fece la prima Juve di Marotta, che fece la propria fortuna con i barzagli, i Lichtsteiner e gli Asamoah.

Certo col senno di poi è facile criticare lo spagnolo, ma davvero ha pagato la scarsa conoscenza del nostro campionato forse.

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Esatto Ala, che è più o meno quello che dice l'articolo che ho postato sopra, in particolare qui:


Moreno, Karsdorp, Under, Pellegrini, Gonalons, Kolarov, Defrel, Schick, Marcano, Bianda, Fuzato, Mirante, Zaniolo, Cristante, Coric, Olsen, Santon, Kluivert, Pastore, Nzonzi: tutti gli acquisti a titolo definitivo di Monchi. Una lista in ordine sparso, che trasmette caos, in una strana commistione tra giovani rampanti, vecchi santoni e calciatori spremuti, promesse irrealizzabili e altre incredibili.

Nel suo primo anno alla Roma, Monchi riesce a incidere poco nella formazione titolare, pur partendo da quello che è un suo principio fondamentale: DS e allenatore devono fondersi in una sola unità, con il primo che deve fare di tutto per assecondare il secondo. «Il Direttore Sportivo deve essere uno strumento nelle mani dell’allenatore: se ti chiede un tavolino e gli porti una lampada, il fallimento sarà assicurato».
Di lampade, in effetti, Di Francesco ne vedrà ben troppe: la prima sessione di calciomercato di Monchi passa alla ricerca di un’ala mancina che consenta al tecnico abruzzese di giocare con il suo modulo di riferimento, il 4-3-3. Riyad Mahrez è il principale obiettivo, rincorso per tutta l’estate, fino a quando diventa chiaro che il Leicester non vuole accettare l’offerta della Roma, troppo bassa. A pochi giorni dalla fine del mercato, la Roma non ha un’ala mancina, ha un budget elevato a disposizione da poter spendere, e Monchi fa una di quelle cose che ha sempre sostenuto non si dovrebbero fare: panic buying, comprare tanto per comprare.
Si lancia così su Patrick Schick, in seguito definito come un’occasione, scartato dalla Juventus per problemi alle visite mediche, e su cui si è fiondata anche l’Inter. Il talento ceco viene da una stagione in cui ha mostrato grandi qualità, ma sostanzialmente giocando da riserva nella Sampdoria: a volte da trequartista, a volte da centravanti, a volte partendo più largo sulla fascia. Monchi si convince che Schick possa giocare esterno nel 4-3-3 del suo allenatore: non ci riuscirà mai, se non in una posizione ibrida, molto più vicina a quella di una doppia punta, vicino a Dzeko.
La Roma si impegna a sborsare in tutto 42 milioni di euro (con una sofisticata soluzione finanziaria), per un giocatore che fondamentalmente non le serve.

Nella sua prima sessione di mercato, Monchi impegna 107 milioni di euro (non si prende in considerazione la data dell’effettivo esborso) più 17,5 di bonus: solo Kolarov, Under e Pellegrini hanno per ora avuto una buona riuscita.

Nel calciomercato della seconda stagione, quella in cui Monchi ha carta bianca, riesce a fare peggio: il DS andaluso è ancora alla ricerca di un’ala mancina per il 4-3-3 di Di Francesco e si lancia all’inseguimento del brasiliano Malcom. Qui cade in una trappola del Bordeaux, che lo esporrà a una figura meschina (sua e anche della cinica squadra francese): c’è già il Barça sul giocatore, e i francesi arrivano ad un accordo con la Roma per spingere i catalani a farsi avanti.
Monchi non sospetta nulla, neppure quando dal Bordeaux arriva l’irritualissima richiesta di pubblicare un tweet di non-annuncio: la Roma conferma un accordo di massima, che in realtà è una sorta di ultimatum al Barcellona. I catalani rompono gli indugi e decidono di acquistare Malcom, proprio mentre questo stava per prendere l’aereo per Roma – nel frattempo era stata già allestita l’area per i tifosi a Ciampino, che aspettavano il nuovo acquisto.

In quel momento crolla il brand Monchi, un durissimo colpo per un DS che fa della narrazione di sé un punto forte, e che lo spinge a un altro momento di panic buying.

Dopo aver meditato a lungo, in qualche modo per dimostrare di non farsi prendere dall’irrazionalità, Monchi acquista Steven Nzonzi, che alla tenera età di 30 anni viene pagato 26 milioni più 4 di bonus. Un giocatore di ottimo livello, fresco campione del mondo con la Francia, ma la Roma in quel ruolo ha già De Rossi e Gonalons e non è chiaro quale dovrebbe essere il vantaggio tattico del nuovo acquisto.
L’ala mancina non arriva più, ma nel frattempo era già arrivato di tutto: la Roma impegna 127,5 milioni di euro + 24 di bonus per comprare ben 12 nuovi giocatori. Per sostituire Alisson, Monchi calpesta un altro dei suoi principi di mercato: non comprare giocatori che hanno disputato grandi Mondiali, perché un torneo così breve è un mondo a parte, non è indicativo e tende a gonfiare il prezzo di un giocatore. E acquista lo svedese Olsen, una carriera tra Svezia e Danimarca e un fallimento al greco Paok alle spalle.

La peggiore illusione del mercato della Roma, però, è il ritorno in Italia di Javier Pastore, acquistato nonostante i numerosi problemi fisici avuti al PSG – che hanno rovinato anche la sua stagione in giallorosso – addirittura per giocare da mezzala, al posto di Strootman: un’idea che col senno di poi lascia sbigottiti (e anche qui Monchi, a gennaio, riconosceva l’errore: «Al progetto di Pastore come mezzala ci credevo»).

Tra gli acquisti di secondo piano, quello di Ante Coric, mezzala-trequartista cerebrale e poco fisico, e a priori poco adatto ai principi di gioco dell’allenatore; e quello di Bianda, giovane difensore francese pagato 6 milioni + 5 di bonus per giocare nella Primavera (e qui l’errore non è detto sia l’acquisto, ma il suo utilizzo). Anche nella seconda stagione Monchi riesce nell’impresa di offrire a Di Francesco una rosa inadatta al suo 4-3-3, costringendolo a un raffazzonato 4-2-3-1.
A gennaio Monchi si è astenuto da qualunque operazione, sostenendo che nel mercato invernale si muovono le squadre che hanno sbagliato tanto in estate, non accorgendosi di essere palesemente in quella condizione: alla Roma servirebbe un difensore centrale come il pane, ma neppure l’umiliante 7-1 di Firenze scuote l’andaluso nelle sue convinzioni narcisistiche.


https://www.ultimouomo.com/monchi-ingan ... enza-roma/

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redguerrier ha scritto:
Esatto Ala, che è più o meno quello che dice l'articolo che ho postato sopra, in particolare qui:


Moreno, Karsdorp, Under, Pellegrini, Gonalons, Kolarov, Defrel, Schick, Marcano, Bianda, Fuzato, Mirante, Zaniolo, Cristante, Coric, Olsen, Santon, Kluivert, Pastore, Nzonzi: tutti gli acquisti a titolo definitivo di Monchi. Una lista in ordine sparso, che trasmette caos, in una strana commistione tra giovani rampanti, vecchi santoni e calciatori spremuti, promesse irrealizzabili e altre incredibili.

Nel suo primo anno alla Roma, Monchi riesce a incidere poco nella formazione titolare, pur partendo da quello che è un suo principio fondamentale: DS e allenatore devono fondersi in una sola unità, con il primo che deve fare di tutto per assecondare il secondo. «Il Direttore Sportivo deve essere uno strumento nelle mani dell’allenatore: se ti chiede un tavolino e gli porti una lampada, il fallimento sarà assicurato».
Di lampade, in effetti, Di Francesco ne vedrà ben troppe: la prima sessione di calciomercato di Monchi passa alla ricerca di un’ala mancina che consenta al tecnico abruzzese di giocare con il suo modulo di riferimento, il 4-3-3. Riyad Mahrez è il principale obiettivo, rincorso per tutta l’estate, fino a quando diventa chiaro che il Leicester non vuole accettare l’offerta della Roma, troppo bassa. A pochi giorni dalla fine del mercato, la Roma non ha un’ala mancina, ha un budget elevato a disposizione da poter spendere, e Monchi fa una di quelle cose che ha sempre sostenuto non si dovrebbero fare: panic buying, comprare tanto per comprare.
Si lancia così su Patrick Schick, in seguito definito come un’occasione, scartato dalla Juventus per problemi alle visite mediche, e su cui si è fiondata anche l’Inter. Il talento ceco viene da una stagione in cui ha mostrato grandi qualità, ma sostanzialmente giocando da riserva nella Sampdoria: a volte da trequartista, a volte da centravanti, a volte partendo più largo sulla fascia. Monchi si convince che Schick possa giocare esterno nel 4-3-3 del suo allenatore: non ci riuscirà mai, se non in una posizione ibrida, molto più vicina a quella di una doppia punta, vicino a Dzeko.
La Roma si impegna a sborsare in tutto 42 milioni di euro (con una sofisticata soluzione finanziaria), per un giocatore che fondamentalmente non le serve.

Nella sua prima sessione di mercato, Monchi impegna 107 milioni di euro (non si prende in considerazione la data dell’effettivo esborso) più 17,5 di bonus: solo Kolarov, Under e Pellegrini hanno per ora avuto una buona riuscita.

Nel calciomercato della seconda stagione, quella in cui Monchi ha carta bianca, riesce a fare peggio: il DS andaluso è ancora alla ricerca di un’ala mancina per il 4-3-3 di Di Francesco e si lancia all’inseguimento del brasiliano Malcom. Qui cade in una trappola del Bordeaux, che lo esporrà a una figura meschina (sua e anche della cinica squadra francese): c’è già il Barça sul giocatore, e i francesi arrivano ad un accordo con la Roma per spingere i catalani a farsi avanti.
Monchi non sospetta nulla, neppure quando dal Bordeaux arriva l’irritualissima richiesta di pubblicare un tweet di non-annuncio: la Roma conferma un accordo di massima, che in realtà è una sorta di ultimatum al Barcellona. I catalani rompono gli indugi e decidono di acquistare Malcom, proprio mentre questo stava per prendere l’aereo per Roma – nel frattempo era stata già allestita l’area per i tifosi a Ciampino, che aspettavano il nuovo acquisto.

In quel momento crolla il brand Monchi, un durissimo colpo per un DS che fa della narrazione di sé un punto forte, e che lo spinge a un altro momento di panic buying.

Dopo aver meditato a lungo, in qualche modo per dimostrare di non farsi prendere dall’irrazionalità, Monchi acquista Steven Nzonzi, che alla tenera età di 30 anni viene pagato 26 milioni più 4 di bonus. Un giocatore di ottimo livello, fresco campione del mondo con la Francia, ma la Roma in quel ruolo ha già De Rossi e Gonalons e non è chiaro quale dovrebbe essere il vantaggio tattico del nuovo acquisto.
L’ala mancina non arriva più, ma nel frattempo era già arrivato di tutto: la Roma impegna 127,5 milioni di euro + 24 di bonus per comprare ben 12 nuovi giocatori. Per sostituire Alisson, Monchi calpesta un altro dei suoi principi di mercato: non comprare giocatori che hanno disputato grandi Mondiali, perché un torneo così breve è un mondo a parte, non è indicativo e tende a gonfiare il prezzo di un giocatore. E acquista lo svedese Olsen, una carriera tra Svezia e Danimarca e un fallimento al greco Paok alle spalle.

La peggiore illusione del mercato della Roma, però, è il ritorno in Italia di Javier Pastore, acquistato nonostante i numerosi problemi fisici avuti al PSG – che hanno rovinato anche la sua stagione in giallorosso – addirittura per giocare da mezzala, al posto di Strootman: un’idea che col senno di poi lascia sbigottiti (e anche qui Monchi, a gennaio, riconosceva l’errore: «Al progetto di Pastore come mezzala ci credevo»).

Tra gli acquisti di secondo piano, quello di Ante Coric, mezzala-trequartista cerebrale e poco fisico, e a priori poco adatto ai principi di gioco dell’allenatore; e quello di Bianda, giovane difensore francese pagato 6 milioni + 5 di bonus per giocare nella Primavera (e qui l’errore non è detto sia l’acquisto, ma il suo utilizzo). Anche nella seconda stagione Monchi riesce nell’impresa di offrire a Di Francesco una rosa inadatta al suo 4-3-3, costringendolo a un raffazzonato 4-2-3-1.
A gennaio Monchi si è astenuto da qualunque operazione, sostenendo che nel mercato invernale si muovono le squadre che hanno sbagliato tanto in estate, non accorgendosi di essere palesemente in quella condizione: alla Roma servirebbe un difensore centrale come il pane, ma neppure l’umiliante 7-1 di Firenze scuote l’andaluso nelle sue convinzioni narcisistiche.


https://www.ultimouomo.com/monchi-ingan ... enza-roma/


Appena letto tutto l'articolo. Assolutamente condivisibile in toto. :ok

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MessaggioInviato: mar 19 mar 2019, 15:16 
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Quello che non capisco io sono le critiche a Di Francesco, un allenatore che ha portato la Roma in semifinale di Champions, e di certo senza avere un cammino agevole, qualificandosi inoltre all'edizione di quest'anno con un terzo posto confortevole in Serie A. Cosa volevate di più, lottare per lo Scudetto?
Quest'anno non ha fatto bene, è vero, ma bisogna anche considerare che la squadra è stata parecchio indebolita in fase di mercato (proprio da Monchi).


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Quello che vado dicendo da tempo a coloro che credono che DiFra sia uno scappato di casa che ha avuto solo fortuna.

Rosa smolecolarizzata da Monchi, dovrebbe essere sempre il DS a comprare per adattare la squadra al modo di giocare di un allenatore, mai il contrario.
Questa squadra non ha le caratteristiche adatte per giocare con nessun modulo.
Nessun filtro davanti alla difesa per il 4-3-3, con De Rossi che una la gioca e una la salta.
4-2-3-1 inpossibile visto che uno dei due a centrocampo va adattato.
Difesa a 3 improponibile visto che 2/3 non sarebbero affidabili.
In attacco fuori Under ed ecco che crolla tutto, con Zaniolo costretto a giocare fuori ruolo.

Non è una squadra questa.

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Reg. il: lun 4 feb 2019,
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mÆvericĸ ha scritto:
Quello che non capisco io sono le critiche a Di Francesco, un allenatore che ha portato la Roma in semifinale di Champions, e di certo senza avere un cammino agevole, qualificandosi inoltre all'edizione di quest'anno con un terzo posto confortevole in Serie A. Cosa volevate di più, lottare per lo Scudetto?
Quest'anno non ha fatto bene, è vero, ma bisogna anche considerare che la squadra è stata parecchio indebolita in fase di mercato (proprio da Monchi).


A giudicare dai commenti sui social, l'80% dei tifosi lo difende dando tutte le colpe alle società. Ma intanto, se Monchi ha assemblato una squadra senza né capo né coda, lo ha fatto in qualche modo col suo avallo. Avrebbe potuto dirgli "#@*§ prendi Pastore che per come gioco io è totalmente inutile?", fargli notare che quando falliva un colpo non poteva "rifarsi" prendendo un altro giocatore completamente diverso per tenere buona la piazza, o che Schick non può giocare con Dzeko, come faceva notare a suo tempo Giampaolo e come poi si è visto chiaramente, incatenarsi per non far andar via un giocatore non certo più fenomenale ma carismatico e di presenza come Strootman, dato che avevi già perso un altro leader in quel settore, ecc.

Inoltre, il "mito" di Difra campa su quel 3-0 al Barcellona (ma era un Barcellona un po' bolso, non certo quello della finale contro la Juve, che già in altre partite contro squadre inferiori più volte aveva subito; sì, il girone, ma anche lì prese Chelsea e Atletico nel loro momento peggiore, e addirittura gli spagnoli non si qualificarono al posto nostro perché riuscirono a pareggiare due volte su due col Qarabag!). Guardando i numeri del campionato, Difra è francamente indifendibile, qualsiasi abominio possa aver compiuto la società. Un solo dato: quando è stato esonerato la Roma aveva subito trentasei gol, contro i trentadue dell'Udinese in piena lotta per non retrocedere (e nel computo ovviamente non rientra la goleada indegna subita con la Fiorentina, con un sacco di gol simili... non si può fare fuorigioco a centrocampo con gente come Fazio o Marcano, fai ridere). L'idea di segnare un gol in più dell'avversario, anziché subirne uno in meno, può funzionare solo se davanti hai fenomeni come appunto il Barcellona di quella finale, altrimenti è un suicidio... e l'approccio di Di Francesco al calcio alla fine è quello (tranne nel ritorno col Porto, in cui si è improvvisato incredibilmente Sonetti ed è andato lì per strappare lo 0-0, cosa che ovviamente era impossibile). Dai, come si fa a difendere un allenatore che subisce una rimonta di due gol in dieci minuti contro una squadra in nove, solo perché la sua ideologia non contemplava la gestione della palla, o non ha insegnato ai suoi che le partite vanno anche sapute ammazzare? Cioè, il modo in cui ha preso il gol del 2-2 è indegno... E fosse l'unica rimonta assurda subita...

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ciurlizza giallorosso illuminato :eek

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VUOI PORTARLA A MANGIARLA? VA BENE FALLO.

LM10 Tu se' Lo mio Maestro 10 e 'l mio autore, tu se' solo colui da cu' io tolsi lo bello stile che m' ha fatto onore !. !. !.

Mi è capitato però di vedere gente pestare i fiori al monumento ai caduti a Bologna. Gli ho insultati e sono scappati.


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Reg. il: dom 28 lug 2013
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Ma più che altro fa specie che Monchi abbia sentito la necessità di parlare della Roma nella conferenza di presentazione al Siviglia. Di solito c'è una sorta di gentlemen agreement che porta dirigenti, allenatori, calciatori a non parlare dell'esperienza precedente o quantomeno a non farlo a stagione in corso. Quando lo fai c'è qualcosa che non torna.

Di Francesco per me è tutt'altro che un cretino, ma ovviamente ha la sua dose di colpe. Per me ad esempio nel derby al di là dei nostri meriti alcune sue scelte tattiche ci diedero una grande mano nel vincere quella partita. Comunuque vediamo che evoluzione prenderà la sua carriera. Al momento si parla di Fiorentina, per dire.

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Di Lazio ci si ammala inguaribilmente.

Giorgio Chinaglia

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Reg. il: dom 5 ott 2014,
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termopiliano ha scritto:
Ma più che altro fa specie che Monchi abbia sentito la necessità di parlare della Roma nella conferenza di presentazione al Siviglia. Di solito c'è una sorta di gentlemen agreement che porta dirigenti, allenatori, calciatori a non parlare dell'esperienza precedente o quantomeno a non farlo a stagione in corso. Quando lo fai c'è qualcosa che non torna.

Di Francesco per me è tutt'altro che un cretino, ma ovviamente ha la sua dose di colpe. Per me ad esempio nel derby al di là dei nostri meriti alcune sue scelte tattiche ci diedero una grande mano nel vincere quella partita. Comunuque vediamo che evoluzione prenderà la sua carriera. Al momento si parla di Fiorentina, per dire.


Ha detto: "Prima ero sevillista ma ero il DS della Roma, ora sono sevillista ma il DS del Siviglia. Ho voluto provare un'esperienza all'estero per accrescere la mia conoscenza personale".
Maledetto, ha praticamente fatto outing :asd

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