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 Oggetto del messaggio: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: dom 13 ott 2013, 23:00 
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Partita decisiva per andare a Spagna 82 , nell' olanda giocano ancora Krol e Neeskens .
Ennesima prestazione mastodontica di Michel Platini zio canaglia , ancora in gol e ancora autore di giocate stratosferiche , impressiona sopratutto sul piano organico zio cane , contro i colossi orange ....
Zio cane chi e' che diceva che era poco dinamico ? basta caxxate per cortesia ! per cortesia ! visionare , visionare prego , giuoca a tutto campo , fa il difensore aggiunto e ad un certo punto si piazza davanti alla difesa alla Gattuso a fare il frangiflutti con scivolate che strappano palloni e applausi.

Quanto costerebbe oggi un PLatini se un pippone come Bale costa 100 milioni zio canaglia ?

Visionate ieri e oggi questa e quella contro la BUlgaria nel 77 , Un Platini immenso in entrambi i casi e A TUTTO CAMPO , questo lo si vede in difesa e un attimo dopo in attacco a dare assist o fare gol con una classe immensa.

dinanzi poi al suo gol sontuoso il telecronista urla :

Qui Qui MIchel Qui Michel olala olala









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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 0:21 
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ZIO CANAGLIA, CHE GIOCATORE !. :eek

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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 0:42 
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e qui ? altra prestazione mastodontica :

viewtopic.php?f=217&t=82986


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 9:26 
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epico ha scritto:


Quanto costerebbe oggi un PLatini se un pippone come Bale costa 100 milioni zio canaglia ?




:asd :asd :asd


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 12:18 
Ma sì, questo vale per coloro che pensano che Michel sia stato grande per quattro anni alla Juve. E basta. Era già ai vertici da almeno 4-5 stagioni, Michel è IL calcio.


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 20:32 
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Io Platini l'ho visto dal vivo. Dire che fosse meno dinamico di un Cruyff o un Di Stefano non significa affatto dire che non fosse dinamico, quindi se alcuni tuoi concetti all'inizio sono riferiti al sottoscritto, ti inviterei a girare al largo perché sai che poi finisci male. Tu non hai assolutamente la verità assoluta, quindi non ti devi permettere di dire agli altri che scrivono “#@*§”.

Personalmente, ritengo che Platini sia stato un Genio assoluto del calcio, classificabile tra i primi 10,15, 20 giocatori di sempre, ma palesasse a tratti o spesso, a seconda dei momenti, carenze dinamiche, nel senso che avesse bisogno di un supporto al fianco per rendere al meglio. Non dominava “fisicamente” le partite. Ed è un'impressione che hanno avuto l'esimio Bortolotti da te spesso citato e anche il grande Gianni Brera, che da un lato tesseva sì le lodi di Platini, ma dall'altro ne evidenziava pure qualche difetto legato proprio a questo modo di essere atleticamente poco dominante.

Brera parla di Platini: «Era un giocatore di notevolissima classe, però non valeva una gamba di Pelè e nemmeno di Cruyff. Il suo dinamismo era scarso. Potendo muoversi con qualche comodità, così da non cadere in debito di ossigeno, il suo cervello si conservava estremamente lucido, il piede destro si dimostrava capace di virtuosismi balistici quali soltanto un vero campione si poteva permettere. Povero invece il suo spirito agonistico. Intelligente e astuto, egli riusciva quasi sempre a truccare questa lacuna: io però non l'ho mai visto eccellere quando il clima della contesa aumentava: ogni suo gesto doveva essere meditato: nulla o quasi veniva espresso da lui seguendo l'istinto».

Sono opinioni. E la prossima volta che parli di #@*§ solo perché uno ha una sua idea, corroborata da pensieri illustri ma anche da visioni e visioni dirette, finisci sullo spiedo. :mattoni


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 21:39 
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non mi riferiivo a te nello specifico ma in generale , ad ogni modo io vivo il calcio in modo sanguigno alla Franco Scoglio , non per scaldare la panchina con il deretano come diceva il prof , e se qualcuno denigra PLATINI gli va risposto , ma non mi riferivo a nessuno in particolare , comunque va bene cosi , la vita continua , nessun problema , mi sembra giusto scaldarsi quando si parla di calcio.


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 21:44 
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ad ogni modo il tanto decantato Di Stefano ho visto 6 partite intere , tutte dopo i 30 anni ma solo in una e' stato positivo...............


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 21:54 
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Marco Bode ha scritto:

Brera parla di Platini: «Era un giocatore di notevolissima classe, però non valeva una gamba di Pelè e nemmeno di Cruyff. Il suo dinamismo era scarso. Potendo muoversi con qualche comodità, così da non cadere in debito di ossigeno, il suo cervello si conservava estremamente lucido, il piede destro si dimostrava capace di virtuosismi balistici quali soltanto un vero campione si poteva permettere. Povero invece il suo spirito agonistico. Intelligente e astuto, egli riusciva quasi sempre a truccare questa lacuna: io però non l'ho mai visto eccellere quando il clima della contesa aumentava: ogni suo gesto doveva essere meditato: nulla o quasi veniva espresso da lui seguendo l'istinto».



da dove sono prese ? e' possibile averea una fonte o un link?

Questo quello che Brera e altri hanno detto su pLatini con tanto di fonte :

«Platini è stato qualificato giustamente una delle grandi “altezze” del calcio. Non ricordo quasi nessuno bravo come lui. Illuminava il gioco come il “Schiaffin” (Schiaffino) dei bei tempi. Non era molto veloce, ma dietro aveva cursori mobili pronti a dargli una mano. Le sue punizioni lasciavano secchi gli avversari. Era di un bello vederlo calciare. Purtroppo è ritornato dal Mundial, come Maradona d’altronde, completamente sfiatato, esausto, ed ha cominciato il malinconico tramonto. Platini mi sembrava troppo francese per essere mezzo italiano, in Italia faceva il “filogallo”, in Francia il “filoitaliota”. L’ha fatto comunque guadagnando miliardi e non posso accusarlo di stoltezza. Quest’anno non l’abbiamo ammirato molto perché era spento, un po’ come la sua squadra. Direi che ha fatto bene ad andarsene. La Juve, tutto sommato, non poteva più trattenerlo. Marchesi, che io ritengo un sapiente, l’aveva capito da tempo. Fosse stato Radice l’avrebbe messo fuori squadra dall’inizio del campionato. Ti saluto Michel, il tuo ricordo è impresso nella memoria».
Gianni Brera

«Prima di tutto devo dire che Michel Platini è stato uno dei più grandi personaggi del calcio di questi ultimi venti anni. Lo è stato nei valori, nello stile e nel modo di sdrammatizzare determinate situazioni. La gente vedendolo giocare si divertiva. Con lui lo spettacolo era assicurato. Platini, in parole povere, era insomma un campionissimo in campo e fuori. Il francese, inoltre, con le sue geniali invenzioni ha portato in Italia un repertorio nuovo. Sul piano tecnico non ha avuto rivali. I suoi calci di punizione erano autentici capolavori. Per conto mio è stato il numero uno in assoluto. Noi tutti come sportivi e come addetti ai lavori gli possiamo solo dire grazie, un grandissimo grazie, per tutto quello che ha fatto per il calcio italiano e internazionale».
Candido Cannavò

«Il calcio con l’uscita di scena di Platini perde un grandissimo personaggio. Il francese era ineguagliabile. Con lui il divertimento era assicurato. La sua mancanza verrà sicuramente avvertita perché Michel non solo era capace di sdrammatizzare ogni situazione, ma riusciva col suo immancabile húmor a rendere piacevole momenti talvolta imbarazzanti. È stato il più grande playmaker dei nostri tempi, un campione insostituibile, abile e corretto. Un vero signore su un campo di calcio. L’Italia non può che ringraziarlo per quanto ha fatto, anche se la soddisfazione di vincere qualcosa l’ha avuta solo nel nostro Paese con la squadra bianconera. Cosa perde la Juventus col suo abbandono? È difficile fare una valutazione. Sul piano psicologico senz’altro moltissimo. Soprattutto perché Platini con le sue invenzioni e con la stessa presenza era capace di condizionare non poco qualsiasi avversario».
Sandro Ciotti

«Tutti hanno capito il calciatore Platini, l’uomo non è stato sempre compreso, non si è fatto sempre capire questo francese dall’indubbia intelligenza, dalla risposta pronta con chiara predilezione dialettica per i paradossi, i silenzi polemici, la battuta ironica. Se ne va un campione, un pezzo della storia del calcio. Ed anche un simbolo della Juventus. Il suo addio, annunciato e presagito, è stato comunque penoso ed amaro come tutti quelli dei grandi campioni. Da appassionato di calcio ed addetto ai lavori non posso che ringraziarlo per quanto ha dato a questo sport, per quanto l’ha fatto amare nella sua accezione più nobile. Resterà come un ricordo ideale nella memoria di tutti quelli che amano il calcio. Michel se ne va lasciando un’idea di inimitabilità, non riusciremo ad averne un altro come lui pure in un calcio che azzera o cancella con grande facilità tutti i suoi miti. Platini guida idealmente la legione degli stranieri al passo d’addio».
Domenico Morace

«Michel Platini ha rappresentato la modernità, non solo per il calcio italiano, ma ovviamente anche per quello mondiale. Ha coniugato la destrezza dei piedi con la destrezza del cervello, sintesi spesso difficile nel football e fuori dal football. Sul valore tecnico del giocatore è dunque impossibile discutere, anche se in alcuni casi è venuta a meno la capacità agonistica, dimostrata invece in altre circostanze: ed è questo il solo aspetto negativo del fuoriclasse francese. Per fare un esempio, Platini non è mai stato Platini in occasione della finale di Coppa dei Campioni di Atene contro l’Amburgo e neppure in alcune partite decisive dei mondiali 1986; anche se in questa ultima circostanza aveva dalla sua un’importante scusante: la tendinite che da tempo l’affliggeva. La Juventus, comunque, con l’uscita dal palcoscenico dei transalpino perde il genio e dunque la genialità del gioco che infinite volte aveva contribuito a portare la squadra su un gradino più alto delle altre. Ma alla fine dilungarsi sulle virtù di Platini ci sembra di parlare al vento: perché il calcio è cosa da vedersi ed apprezzarsi sul momento».
Giorgio Reineri

«Platini per il calcio italiano ed internazionale ha rappresentato l’ultima grande meraviglia, dopo quella dei fasti passati di Rivera, per la classe, e in contemporanea di Falçao. Per il calcio mondiale il transalpino è stato una grandissima stella, purtroppo rara, che ha acceso le luci dei tempi moderni. Di Platini verrà ricordato il modo in cui è riuscito a ritirarsi da un palcoscenico ancora suo, l’atto di successi continui accompagnati da indimenticabili prestazioni personali. In questa sua decisione, il campione francese mi ha ricordato in particolare modo Boniperti. Stesso tipo di dignità nel momento in cui ha deciso di lasciare il calcio. Un segno di signorilità senza dubbio qualificante. Non sarà stato facile. Questo tipo di sofferenza è riuscito a superarla recitando la parte più difficile del suo ruolo di grandissimo. Questo canto del cigno, che non è un autogol, è il più grande ricordo della sua ineguagliabile carriera».
Carlo Grandini

«Dire che cosa ha rappresentato Michel Platini per il nostro calcio è abbastanza facile. Il francese è stato un grande professionista, freddo, elegante, perfetto. Un vero signore dei campi da gioco. Non certamente un eroe popolare come qualcuno potrebbe supporre, bensì un calciatore più ammirato e rispettato, che amico. È stato, comunque, un grande di questo decennio, l’erede naturale di Cruijff e Beckenbauer in campo internazionale. Forse non è riuscito ad accattivarsi le simpatie della gente per il suo comportamento talvolta strano ed imprevedibile nella vita e non di fronte agli avversari. Ma la sua classe non si discute. Cosa perde il campionato con l’uscita di scena di questo asso? Perde moltissimo, perde un giocatore con qualità tecniche indiscutibili e spettacolari. Ma perde, soprattutto, sarà bene ricordarlo, un uomo che al calcio ha dato una svolta nobile e qualitativa come nessun altro».
Gianni De Felice

«Cos’era Platini per il calcio italiano? Il francese è stato senza dubbio il simbolo del successo della Juve in questi ultimi anni. Ha rappresentato la grande contraddizione del calcio e trasformato, con le idee di Trapattoni e Boniperti, in risultati prestigiosi ogni sua apparizione. Platini era simbolo di grande talento. Non è poco, infatti, aver vinto, nel nostro difficilissimo campionato, per tre anni consecutivi la classifica dei marcatori. Michel è stato un grande del calcio ed un signore nella vita. Essere riuscito in una città come Torino a restare un personaggio di rilievo per molto tempo non è cosa da poco. La Juve cosa perde col suo ritiro dalle scene? Con l’ultimo Platini non molto, però avrebbe perso sicuramente tantissimo, ed in maniera impensabile, due o tre anni fa. Oggi la Juve perde, comunque, un punto di riferimento. Ma forse è un bene, considerando che Platini, lasciando i bianconeri, ha concesso intelligentemente spazio ai nuovi arrivati per costruire la squadra del futuro».
Franco Ordine

«Michel Platini è stato solo un vero professionista dello sport al pari di tanti altri professionisti, come potrebbe essere un medico, un avvocato, un ingegnere. Finalmente con lui abbiamo avuto la figura del vero sportivo professionista e spero che Platini possa diventare un esempio per tutti gli altri. Senza dubbio il giocatore transalpino ha lasciato nel nostro calcio una grossa impronta, quella di un’altrettanta grandissima personalità. Michel Platini è stato un uomo vincente, non solamente per quello che ha saputo fare e conquistare in campo sportivo, ma soprattutto per le qualità umane dimostrate, uno che ha saputo fermarsi e rinunciare all’attività, ai soldi, alla fama ed alla gloria quando ha capito che non avrebbe più potuto essere come prima, quando ha capito che il suo rendimento ed il suo interesse non erano più gli stessi. Mi voglio solo augurare che non cerchino di fargli cambiare idea per farlo giocare di nuovo, non mi piacerebbe nemmeno vederlo in vesti di allenatore di qualche squadra o come addetto in qualche società, come industriale magari, in altre vesti, ma fuori dal mondo del calcio».
Paolo Valenti

«In Italia Michel Platini ha rappresentato la genialità come ricerca, come insegnamento, come cultura. Ci ha fatto scoprire una dimensione diversa del calcio. Lui è stato capace di ridere in campo, sdrammatizzando le situazioni. Il suo è stato un messaggio giusto, importante. Ci ha fatto capire che oltre alla vittoria il calcio è anche spettacolo, gioco. È sempre stato contrario al calcio inteso solo come prodotto dei due punti, che sono poi quelli che scatenano la rabbia e la violenza, ma ha interpretato il calcio come solo un esteta può interpretarlo. La sua ironia, la sua capacità di saper perdere ce lo ha reso sempre più vicino di altri campioni. Gli dobbiamo riconoscere indubbi meriti per aver tenuto tutto sempre entro i limiti di una misura logica. In campo mondiale si è contraddistinto per la grande intelligenza. Ha saputo accoppiare il talento alla capacità di guidare una squadra. È stato diverso da altri fuoriclasse, magari anche più ricchi di talento puro come Pelè o Maradona, ma nessuno come il francese è stato in grado di miscelare le doti per essere un leader assoluto. Sicuramente in Europa è stato fra i più grandi».
Enrico Bendoni

«Platini rappresenta sicuramente il miglior giocatore degli anni Ottanta. Lo rimarrà a meno che Maradona non raggiunga obiettivi straordinari. Fuori dal campo resterà però inimitabile. Con Di Stefano, Pelè e Cruijff è da considerare il più grande in assoluto. All’olandese è più vicino per eleganza, la qualità che tanto piace all’avvocato Agnelli. Il francese, vincendo tre volte la classifica cannonieri, ha dimostrato di essere grandissimo. Alcuni hanno detto che non è definibile autentico centrocampista; in chiusura però non è inferiore a Rivera e ad altri. In fase conclusiva poi nessuno gli è paragonabile. Maradona non è mai riuscito ad aggiudicarsi la classifica dei tiratori scelti, il che lo pone, almeno per il momento, alle spalle di Platini. La Juventus deve tanto a lui ma Michel ha imparato a vincere nella Juve e dunque anche il francese deve qualcosa alla società bianconera. E pure al “Trap” col quale quest’autentico campione ha appreso cosa significhi il gruppo».
Filippo Grassia

«L’eredità Platini. Cosa ci lascia, Michel, andandosene? Intanto una traccia indelebile nella storia del calcio, segnata dalle pietre miliari dei suoi successi. E se gli è mancato il titolo mondiale (con Juve e Francia ha vinto “solo” le coppe dei due mondi, oltre ai titoli europei), vien da pensare come fu per Cruijff che non sia tanto incompleto il suo albo d’oro, quanto quello della Coppa Fifa, la quale non potrà fregiarsi di questo nome che pure ha segnato un’epoca calcistica. Al di là della retorica, per Platini parlano le cifre, e possono parlare anche le parole, a saperle rileggere: non è stato il primo della classe, è stato un fuoriclasse, cioè uno di quegli esseri extra per i quali valgono le parole di Garcia Lorca: “Chissà quando nascerà, se nasce, un uomo come lui”. E meglio di altri campionissimi ha interpretato il calcio, questo difficile cocktail di spettacolo e sport, di gioco collettivo e show individuale, trovando un meraviglioso, naturale equilibrio franco/italiano».
Franco Colombo

«Di Platini ho un ricordo personale. Era arrivato da poco in Italia ed io mi presentai per chiedergli un’intervista. Mi disse che aveva fretta e che mi avrebbe concesso solo venti minuti. Ebbene, parlammo venti minuti di calcio e due ore di altre cose. Quel giorno mi resi conto della dimensione dell’uomo, al di là di quella di calciatore. Platini ha rappresentato l’arrivo in Italia di una grande intelligenza calcistica e di una notevole dimensione umana paragonabile soltanto a quella di Falçao. Le due regine dei primi anni Ottanta, in realtà, sono state costruite intorno a questi due grandi calciatori. La loro decadenza è legata alla partenza dell’uno ed alla decadenza dell’altro. La grandezza calcistica di Platini non va misurata col computo dei goals segnati per la Juve, goals peraltro determinanti, ma con la sua capacità di essere uomo squadra e per qualche verso anche l’allenatore in campo, senza nulla voler togliere a Trapattoni».
Giuseppe Pacileo

«Platini ha rappresentato, con i suoi gesti sempre variati, l’immagine del calcio più duttile, che esige spettacolarità e concretezza. Nato con l’istinto del goleador geniale, è sempre stato in grado di costruire un disegno calcistico e finalizzarlo, in virtù di una creatività talmente rapida che trova esigui riscontri nella leggenda del football. Una volta concepita l’idea, anche la più improbabile, Michel l’ha puntualmente realizzata nel tempo più veloce.
Appare superfluo ricordare ai tifosi la grande professionalità, il tocco di palla, il calcio pulito, preciso e violento, il dribbling mai fine a sé stesso, la misura e la geometria del passaggio, il lancio a lunghissima gittata che ha sbalordito il mondo, i “piazzati” che erano diventati, a poco a poco, l’incubo degli avversari, i brevi ed improvvisi cambi di marcia, quel modo scanzonato di irridere il portiere con il tocco conclusivo oppure con tentativi da distanze siderali.
I difetti sono in verità esigui. Non è stato un gladiatore (nel senso che non aveva bisogno di dedicarsi al calcio atletico per ricavare il massimo profitto) ed ha sempre sofferto le marcature strette. A volte gli è stata riscontrata una certa discontinuità, spesso apparente, poiché la critica, abituata ai suoi exploit ripetuti, quasi inconsapevolmente non ha saputo perdonargli un momentaneo offuscamento. Dopo la Coppa Intercontinentale vinta a Tokyo, dove a nostro avviso ha disputato una delle più grandi partite segnando il suo goal più bello (purtroppo annullato), è cominciata una fisiologica parabola discendente. Ed era logico, poiché alla carta d’identità, come al cuore, non si comanda».
Angelo Caroli

Gordon Gekko:
IL RACCONTO DI VLADIMIRO CAMINITI:

Forse la perfezione non esiste, e pure è esistito Einstein, e insomma c’è stato Platini, tra i calciatori più perfetti nell’esercizio della professione. Scrivere oggi, a botti consumati, di averlo subito capito, sarebbe una falsità. Vero è invece che ne intuì il genio quell’eccentrico studioso di calcio, eternamente bambino, dell’Avvocato, che lo volle, fortissimamente, fino a sacrificare un ottimo giocatore come Brady; ma ne valeva effettivamente la pena.

In realtà, Michel entrò in una squadra con sei campioni del mondo freschi di gloria, ansiosi di nuove esperienze, che sapevano di essere bravi, e non s’impressionarono certo della fresca fama del sopraggiunto; con Platini, era stato ingaggiato un polacco cavallo dell’est, giocatore anarchico per eccellenza, ragazzo sveglissimo di mente, non meno del favoloso Michel: Boniek.

Michel visse di pubalgia e di rancore verso quel piccolo ironico Furino i primi mesi torinesi. Aveva trovato casa sulla collina, ma non trovava in campo la giusta collocazione. Non rendeva. Le cose sembravano andare meglio in Coppa dei Campioni; su tutti i campi d’Europa la Juventus dava spettacolo, segnando goal a grappoli. Ricordo la partita con l’Aston Villa, vinta per 3-1, con un Platini principesco, ormai tagliato dai giochi Furino, Bonini titolare inamovibile. Era intervenuto l’Avvocato in persona, reclamando che la regia fosse affidata al suo pupillo francese, e così fu. Trapattoni ligio obbediva.

Tutti sono invaghiti, Avvocato in testa, di Platini; e Platini si scarrozza la sua gloria vincendo a ripetizione il titolo di capocannoniere (1983, 1984, 1985). Nell’Europeo, sfronda ulteriormente il suo gioco e figura da centravanti effettivo, fino a ridicolizzare lo spagnolo Arconada, portiere di razza. Segna 9 goal e saranno tantissimi i suoi goal in una carriera fiammante: 141 partite nel Nancy con 81 goal, solo in prima divisione (17 in 32 partite in seconda divisione); 107 partite e 58 goal nel Saint Etienne prima, appunto, di passare alla Juventus nell’estate 1982.

Evento fondamentale per lui, da un calcio tempestato di libere prodezze ad un calcio dallo spessore tattico ed agonistico spesso disumano, che Platini riesce a domare, esprimendo i tesori di una classe individuale portentosa, con la sua machiavellica maniera di fare la differenza, qua nascondendosi, quasi mai sfidando l’avversario frontalmente, schivandolo, dopo abili appostamenti, per sorprenderlo con le sue irruzioni magiche. Un controllo di palla perfetto e, col destro, quelle esecuzioni di sopraffina felicità.

L’avventura bianconera di Platini era destinata a finire, com’era finita quella di Sivori. Io credo che come puro e feroce cannoniere, Sivori sia stato ancora più grande, forse il più grande di tutta la storia della Juventus; come giocatore a tutto campo, nell’ultima versione di regista, Michel ha lasciato di sé sprazzi di inimitabile seppur logica fantasia. Un campionissimo dalla natura istrionica, anche viziata, che tenne un rapporto speciale con i cronisti di giornata ed, in generale, con la stampa. Una volta lasciata l’attività, avrebbe corretto e smussato lo stesso carattere, umanizzando e archiviando quel francese spocchioso e insopportabile come a molti di noi era apparso.

Certo, la Francia calcistica gli deve molto. È stato, col suo sangue italiano nelle vene, il calciatore francese numero uno di tutti i tempi, dovendosi aggiungere che proprio la Juventus lo ha arricchito di umori e ne ha fortificato il carattere vincente, dando ali più robuste al suo gioco camaleontico.

Punta, regista, centravanti mascherato? Semplicemente un fuoriclasse.


Gordon Gekko:
Racconta un giornalista francese amico di Michel: «Squilla il telefono rosso ed una voce ci dice che Platini sta partendo per l’Italia. L’informatore è anonimo, ma solo un tecnico dell’aeroporto di Lyon poteva darci una soffiata del genere. Così, noi siamo stati i primi a sapere del viaggio di Platini a Torino, a bordo di un “petit Cessna” a quattro posti. Quando abbiamo rilanciato la notizia in Italia, nessuno voleva crederci. Per convincere un giornale di Milano, poiché nel frattempo avevamo raggiunto Michel nello studio di Boniperti, abbiamo dovuto far ascoltare la registrazione delle voci di Platini e Boniperti. Il giornalista milanese, che non voleva crederci, era addolorato, perché continuava a dire che era impossibile, perché Platini era stato acquistato dall’Inter!»

Boniperti, appena firmato il contratto, gli dice: «Adesso che è della Juventus, deve tagliarsi i capelli». Michel risponde: «Ha forse paura che mi possono cadere?»
http://www.pianetabianconero.com/forum/ ... 99.10;wap2


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 Oggetto del messaggio: Re: Francia Vs Olanda 1981.
MessaggioInviato: lun 14 ott 2013, 22:18 
Qualche limite dinamico l'aveva, come tipologia di giocatore io però lo metto sul gradino più alto del mio personalissimo podio, per quel suo genio apparentemente gracile e filiforme, eppure inesaurbile, morbido, felpato, incantevole. Michel era il Morrissey del calcio, anzi era il suo Brian Eno, perché vedeva oltre e apriva nuove strade. Non sovrastava gli altri alteticamente ma forse per il suo modo di essere, quasi indifferente eppure sornione, non ne aveva troppo bisogno. Gli bastava sbalordire.

Anche per è fra i primi 15 di sempre, forse anche fra i dieci, e come gusti lo metto ancora più in alto.


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