Fonte :
CityWeekNapoli.itNon si è mai capito perché i commentatori di calcio, quando ormai hanno esaurito i già fin troppi argomenti di cui straparlare, si avventurano a fare paragoni arditi per quanti irrealistici fra i calciatori del passato con quelli di oggi, abbondando di stupidaggini nel merito, paragoni che peraltro non sono per ovvi motivi riscontrabili nella realtà. L’ultimo tanto demenziale, quanto blasfemo paragone in questo senso lo ha fatto il logorroico Lele Adani, mediocre calciatore anni 90’, griffatisssimo commentatore e opinionista Sky, il Jim Morrison della telecronaca, uno di quelli che quando iniziano a parlare non lo zittiscono nemmeno le super tette della Pedrotti, la donna delle quote. Insomma, l’uomo che si parla addosso, che sfrantuma i cosiddetti a tutti, compresi gli allenatori in mix zone, ogni qualvolta gli si chiede un breve commento. Ma stavolta il belloccio barbuto di Sky ha veramente straparlato fuori dal vaso e indovinate di chi? Di colui, che come insegna la dottrina del calcio, non dovrebbe mai essere nominato invano, El Diez! Solo per parlare di Diego dovrebbero pagare i diritti alla Siae, per non dire poi quando ne parlano a sproposito i danni di immagine che dovrebbero risarcire, a chi come Maradona solo perché ha giocato a Napoli e non nella Juventus , l’Inter o il Milan si sentono autorizzati, ahiloro, a sminuirne le gesta e giudicarlo non unanimamente il più grande calciatore di tutti i tempi. Non vuole entrare nella testa di certi ciucci che stanno parlando dell’unico calciatore al mondo che dovrebbe essere considerato imparagonabile, non tanto perché come dicevamo in apertura i paragoni fra diverse epoche sono ovviamente improponibili, ma perché Diego essendo stato l’unico calciatore al mondo veramente universale, sicuramente sarebbe stato il più grande in qualsiasi epoca avesse giocato. Il perché è facile a dirsi, in primis, perchè Maradona ha giocato in un’epoca in cui fortunatamente fiorivano in grande moltitudine tantissimi fuoriclasse, da Zico a Platini, da Falcao a Matthaus, da Gullit e Van Basten a Careca e a tantissimi altri di cui anche le squadre medio piccole avevano nelle loro fila, tutta gente che nel calcio di oggi giocherebbero fino a cinquant’anni suonati e alcuni di loro, Diego su tutti, in questo calcio moderno ci giocherebbe con i genitali, visto che persino gente come Toni e Di Natale lo hanno fatto alla grande a 40 anni suonati. Fidatevi, non lo diciamo per patetica nostalgia dei tempi andati, ma perché oggettivamente quello era calcio vero, dove i difensori marcavano ferocemente a uomo e i mediani mordevano le caviglie quando andava bene, se non addirittura ti spaccavano tibia e perone. Quello era un calcio per veri uomini, non per fighette depilate, capelli gelatinati, tatuaggi in bella mostra. Il portiere la poteva prendere con le mani sui retropassaggi, Il fuorigioco in linea e passivo veniva sanzionato e non esistevano sei arbitri, e questo ignobile Var. I cartellini gialli e rossi svolazzavano solo quando c’era ipotesi di reato. Per non dire degli attrezzi, perché il pallone di allora era di vero cuoio, bisognava saperlo calciare per poter ottenere il massimo, mica è quello svolazzante elasticizzato in superficie che si usa oggi, che consentirebbe anche ad un portiere di far gol direttamente dalla ribattuta. Oltre a tutte le agevolazioni in campo che tutelano i calciatori a cui si lascia giocare in tutta tranquillità, nonostante un maggiore pressing e una velocità naturale consentita da metodi di allenamento più evoluti e dallo stesso supersonico pallone che passa da una parte all’altra del campo come se fossero diventati tutti dei Krol e Beckenbauer. Altri elementi da considerare a vantaggio dei calciatori di oggi sono gli accessori, dalle magliette tecniche e aderenti che consentono un minore attrito e di una maggiore resistenza alle trattenute, ed essendo termiche anche una maggiore traspirazione della pelle ad alte temperature o a mantenere quella del corpo costante anche a temperature più fredde, ma in queste evoluzioni bisogna considerare anche quelle inerenti alle scarpette, oggi veramente personalizzate, dai tacchetti ai plantari, superleggere, che consentono una maggiore sensibilità al tocco della palla e di impattarla al meglio. Infine, la condizione dei campi di gioco quasi tutti perfetti come tavoli da biliardo, innaffiati fino a pochi minuti prima della partita per consentire ancora di più la velocità del gioco e del movimento della palla. Inoltre, e non ultima, anche una considerazione di non poco conto sulla grande visibilità che oggi offre il mondo televisivo ai protagonisti, stimolati e motivati ancor di più nel loro ego a dare il meglio, dal momento che ad ogni partita vi assistono decine di milioni di appassionati se non miliardi in occasione di eventi come i mondiali, oltre alle decine e decine fra telecronisti in coppia ad esaltarne oltremodo le gesta. Ora, considerando tutto questo, ci piacerebbe chiedere ad Adani che va vaneggiando che Maradona nel calcio di oggi farebbe fatica, motivando la supercazzola che bisogna essere dei super professionisti alla Cristiano Ronaldo per giocare a questi livelli…. e allora qualcuno gli dica oltre a non dire piu #@*§, di informarsi pure di quanto Maradona per tirarsi a lucido prima di un evento importante si recava a Merano dal dietista dottor Chenot, oppure dal dottor Dal Monte a potenziare muscoli e articolazioni, e di essere stato fra i primi calciatori al mondo a beneficiare del personal trainer per i suoi allenamenti supplementari, praticamente un precursore del training auronomo. Per non dire delle sedute prolungate a calciare punizioni a sfidare la fisica quantistica. Immaginatevi cosa farebbe con questi palloni di oggi e barriere finalmente distanziate a nove metri, porterebbe ad ogni partita il pallone a casa. Probabilmente quelli che non lo hanno visto giocare pensano che stiamo esagerando, senza capire che di esagerato c’erano solo le sue giocate da extraterrestre. Infine, giusto perché non dobbiamo nemmeno andarlo a spiegare perchè meglio di noi lo spiega la storia, però qualcuno dica ad Adani e a tutti quelli che si parlano addosso e ancora si ostinano fra addetti ai lavori, telecronisti e commentatori in ore e ore di trasmissioni, di non nominare più il nome del Dio del calcio invano, neanche paragonandolo ai fuoriclasse terrestri di oggi, di cui pur nutriamo profondo rispetto, perché quando si parla di lui si parla di un calciatore che ha vinto praticamente quasi da solo, alle condizioni disagiate del duro calcio di allora, super marcato da gabbie di cagnacci che rispondevano ai nomi di Gentile ed altri non troppo gentili signori, e le squadre in cui vinceva non erano i super top club dove oggi quei pochi top player che ci sono, giocano tutti insieme in squadre di galacticos, ma che lui ha vinto fra i Volpecina e i Caffarelli piuttosto che in nazionale fra i Giusti e i Brown, non con le super nidiate della Cantera di Barcellona o fra le decine di super centravanti delle Argentine di Messi. Che si chieda a Ronaldo e Messi di far vincere lo scudetto al Napoli a distanza di trent’anni dopo che solo Maradona vi è riuscito nella sua storia, dopo sessant’anni, o di rivincere un mondiale da solo e di farsene scippare un altro paio. E allora, vi chiediamo veramente con lo scroto in mano, molto cortesemente, che se pure per farvi belli in tv vi consentono di raccontare tutte le #@*§ di favolette che volete sui calciatori di oggi, su schemi, moduli, tuttocampisti, bim bum bam, ma non vi azzardate più a parlare di Maradona in questi termini, altrimenti non ci resta che silenziarvi, visto che Sky molto gentilmente offre questa opzione agli allergici da telecronache da PlayStation , per tutto il resto c’è il telecomando ad evitare ore e ore di commenti insulsi, non ultimo quello di Adani, che se avesse giocato a calcio così come spara #@*§ in tv, sarebbe stato lui più forte di Maradona, altro che CR7.
Pippo Trio