Francesco82 ha scritto:
Correggimi sempre tu Ciccio nel caso, ma credo che il primo a sistematizzare questo approccio fu Nereo Rocco con la Triestina: incredibilmente, la sua squadra si giocò il titolo (fino a un certo punto) con il Grande Torino.
Rocco capì che mettere un "catenaccio" davanti alla porta, in un'epoca in cui tutti di fatto giocavano in modo speculare (con il Sistema, che riduceva la partita a duelli individuali, in cui prevaleva quasi sempre chi schierava i singoli migliori), consentiva a squadre meno dotate di mettere le altre in difficoltà. In tal senso, la sua intuizione fu puro genio (e fu solo la prima).
I Vigili del Fuoco di La Spezia vinsero un campionato di guerra con il Mezzo Sistema (cioè il Catenaccio o modulo all'italiana), Ottavio Barbieri era stato assistente di Pozzo (metodista) e Garbutt (sistemista) e da loro due creò una sorta di ibrido tra i due moduli (impostazione metodista con le marcature rigide sistemiste, non contemplate dal Metodo).
In realtà, tra i primi alchimisti del Mezzo Sistema fu tale Banas (Padova 1940/41 o 1941/42 non ricordo) che aveva alle sue dipendenze proprio Nereo Rocco che poi ripetè l'esperimento prima da giocatore, giocando da libero negli ultimi anni di carriera nelle serie minori, e poi da allenatore. Anche Viani, nello stesso periodo arrivò alle stesse conclusioni, anche se pare consigliato da un suo giocatore..
Diverso il discorso per il Verrou svizzero che era un modulo prettamente zonista (senza libero staccato), precursore della zona appiciccosa di Happel, erroneamente associato al nostro catenaccio, che è come la pasta o la pizza, cioè un prodotto tutto nostrano (anche gli uruguagi, per dire, giocano rigorosamente a zona)