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2a puntata: passiamo ai travagliati anni Quaranta che hanno visto protagonisti tre tecnici poco conosciuti dai più ma dall'importanza storica notevole:

Ernst Erbstein: per molti non sarebbe esistito il Grande Torino senza di lui, formalmente non fu mai allenatore dei granata (lo fu solo nell'ultima, stagione quando affiancò il coach Lievsley) ma nei fatti era la grande anima del sodalizio. Grande tattico (fu lui a sperimentare il primo prototipo di 4-4-2 della storia), sublime gestore e psicologo. La tragedia di Superga ha tolto un uomo che avrebbe potuto dare ancora molto al calcio...

José Minella: storico allenatore del River Plate (che allenò dal 1945 al 1959 vinncendo ben 7 volte il titolo), sotto la sua guida la leggendaria Maquina raggiunge il suo apice sia nelle prestazioni che nell'innovazione tattica. Anche lui si deve il perfezionamento del concetto di difesa a zona che si aggiunge ai continui movimenti senza palla degli attaccanti, tipico di quella leggendaria squadra precursore del Calcio Totale.

Juan Lopez: a 42 anni si rende protagonista della più grande "#@*§" della storia della coppa del mondo: l'Uruguay fa sprofondare il Brasile nella disperazione anche grazie alla sagacia di questo giovane tecnico, fedele al vecchio Metodo (pur apportandovi qualche leggera modifica), abilissimo nella fase difensiva e nella lettura degli incontri.

P.S:: ricordiamo che il precedente cofnronto è stato vinto da Vittorio Pozzo


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1. Erbstein
2. Minella
3. Lopez

Come da titolo.


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Marco Bode ha scritto:
1. Erbstein
2. Minella
3. Lopez

Come da titolo.


Mi sapresti dare qualche motivazione...di queste cose ne sai molto più di me....


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ciccio graziani ha scritto:
Marco Bode ha scritto:
1. Erbstein
2. Minella
3. Lopez

Come da titolo.


Mi sapresti dare qualche motivazione...di queste cose ne sai molto più di me....


Erbstein fu un innovatore eccezionale per me, non solo dal punto di vista tattico. Il suo Torino era sistemista di base, ma poi sapeva variare in corso d'opera: in fase di non possesso palla, Grezar arrettrava dalla linea dei mediani a quella dei difensori e contemporaneamente Ferraris II (l'ala sinistra) scalava a centrocampo, creando una sorta di moderno 4-4-2. Quindi da questo:

..........................Bacigalupo
Ballarin...............Rigamonti.................Maroso
.............Grezar...................Castigliano
..............Loik.......................Mazzola
Menti...................Gabetto................Ferraris II

si passava a questo:

..........................Bacigalupo
Ballarin.....Grezar....Rigamonti.......Maroso
.........................Castigliano
..............Loik.....Mazzola....Ferraris II
...............Menti...................Gabetto

Non solo: Erbstein fu anche un grandissimo preparatore atletico. Era metodico nella preparazione, portò in Italia l'idea del riscaldamento pre-partita, mentre il giorno dopo il match era solito sottoporre i giocatori a cure, bagni defatiganti, bagni terapeutici. Da questo punto di vista era avanti 20 anni. Per questo, il Grande Torino poteva dare accelerate e viaggiare a velocità superiori a quelle dei tempi: ecco spiegato il fatitico “quarto d'ora granata” in cui appunto i giocatori del Toro acceleravano e inchiodavano gli avversari sul piano del ritmo.

Per quanto riguarda il River Plate, i giocatori della Maquina passarono alla leggenda pur avendo giocato insieme appena 18 partite. Potendo contare su giocatori di grandissima qualità offensiva e altrettanta grandissima intelligenza, quel River riusciva in attacco a praticare una sorta di calcio totale: tutti gli elementi sapevano scambiarsi di posizione in un tourbillon continuo senza dare agli avversari punti di riferimento fissi. La Diagonal argentina imponeva di base questo schieramento:
...............Moreno.................
Munoz......................Pedernera........................Loustau
......................................................Labruna

Ma poi di fatto tutti sapevano fare tutto, con Pedernera, per alcuni storici il più grande n° 9 di tutti i tempi (compreso in Italia Antonio Ghirelli) abilissimo a giocare anche da ala, da mezzala e da primo finalizzatore.
La difesa di quel River aveva giocatori molto più “normali“, ma la novità era la marcatura a zona, tipica comunque di tutte le squadre sudamericane: i sudamericani, che erano soliti non dare troppa importanza alla fase difensiva, privilegiavano marcature di posizione e non a uomo, visto che la marcatura a uomo presupponeva un'attenzione, uno studio, una concentrazione superiori (caratteristiche che meglio si sposavano con la mentalità europea).

L'unica eccezione in Sudamerica da questo punto di vista fu l'Uruguay, il più europeo dei Paesi sudamericani, e infatti grazie alla grande attenzione difensiva vinse il titolo nel '50. Pur avendo subito il gol di Friaça, la squadra allenata da Juan Lopez continuò a «difendere la sconfitta» (per dirla alla Brera), fece sfogare la furia brasiliana, per poi punirla in contropiede. Quell'Uruguay fu considerato uno dei potenziali inventori del moderno catenaccio e le idee tattiche e ciniche di Lopez furono importantissime per ribaltare i pronostici e dare alla Celeste il titolo.


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Marco Bode ha scritto:
L'unica eccezione in Sudamerica da questo punto di vista fu l'Uruguay, il più europeo dei Paesi sudamericani, e infatti grazie alla grande attenzione difensiva vinse il titolo nel '50. Pur avendo subito il gol di Friaça, la squadra allenata da Juan Lopez continuò a «difendere la sconfitta» (per dirla alla Brera), fece sfogare la furia brasiliana, per poi punirla in contropiede. Quell'Uruguay fu considerato uno dei potenziali inventori del moderno catenaccio e le idee tattiche e ciniche di Lopez furono importantissime per ribaltare i pronostici e dare alla Celeste il titolo.


Inappuntabile quello che hai scritto però io ho sempre saputo che anche l'Uruguay seguisse i dettami della zona come gli altri paesi sudamericani, solo con un'interpretazione più difensiva. Il catenaccio si basa su altri presupposti tattici


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Comunque anche per me:
1) Erbstein
2) Minella
3) Lopez


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Anche per il sottoscritto.


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Passa Erbstein


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ciccio graziani ha scritto:
Marco Bode ha scritto:
L'unica eccezione in Sudamerica da questo punto di vista fu l'Uruguay, il più europeo dei Paesi sudamericani, e infatti grazie alla grande attenzione difensiva vinse il titolo nel '50. Pur avendo subito il gol di Friaça, la squadra allenata da Juan Lopez continuò a «difendere la sconfitta» (per dirla alla Brera), fece sfogare la furia brasiliana, per poi punirla in contropiede. Quell'Uruguay fu considerato uno dei potenziali inventori del moderno catenaccio e le idee tattiche e ciniche di Lopez furono importantissime per ribaltare i pronostici e dare alla Celeste il titolo.


Inappuntabile quello che hai scritto però io ho sempre saputo che anche l'Uruguay seguisse i dettami della zona come gli altri paesi sudamericani, solo con un'interpretazione più difensiva. Il catenaccio si basa su altri presupposti tattici


L'Uruguay adottava il Metodo. Nel Metodo le marcature erano tendenzialmente a zona. Fu con il Catenaccio che si arrivò alle marcature a uomo più esasperate. Ecco, probabilmente quell'Uruguay applicava marcature più rigide, ma questo si può capire solo esaminando i filmati di quel Mondiale 1950.


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