Come hanno già detto praticamente tutti, a livello di storia non c'è... storia. Il Real è superiore a tutte le altre formazioni del pianeta di una spanna. E non è solo per una questione di risultati (recordman di vittorie in Coppa Campioni, scudetti e coppe varie vinti come pochissimi altre squadre del globo, numero e qualità dei campioni che hanno vestito la maglia bianca). E' anche per una questione di fascino, di potere. Il Real è l'unica squadra del Mondo a non essere solo una squadra di calcio. E' molto di più. E' un tassello dell'unità europea, un simbolo di questo continente a qualsiasi livello.
Spinelli e Rossi, che nel periodo bellico idearono il Manifesto dell'Europa unita, hanno poi sostenuto che il primo vero tentativo reale di unificazione dei popoli del continente, 50 anni prima di Kohl, di Mitterand e dell'Euro, sia stato appunto il Real Madrid nella sua versione massima: il Grande Real degli Anni '50-'60. In un periodo in cui l'Europa si leccava ancora le ferite della Seconda Guerra Mondiale, quella squadra meravigliosa cominciò a imperversare per il continente, a suon di spettacolo e vittorie. La gente, di qualsiasi nazionalità, di qualsiasi Paese, rimase stregata e se ne innamorò, iniziò a sentirsi parte di un progetto comune, di un progetto europeo. Quel Real fece capire che all'interno della vecchia Europa si potevano superare le barriere e le divisioni nazionali che fino a un decennio prima non avevano condotto che a catastrofi. Alfredo Di Stefano ne sublimò lo spirito e l'idea.
C'è dell'altro. La Spagna, all'epoca piegata dal giogo franchista, era valutata da entrambi i blocchi (occidentale e orientale) come un covo di vipere, la propaganda americana e sovietica tendevano ad affossare e screditare tutto ciò che da quel Paese proveniva. Il Real Madrid spazzò via ogni blocco. Gli spettacoli e le vittorie a cascate in patria e fuori fecero il giro del Mondo, dimostrando la superiorità del calcio spagnolo dell'epoca, e in particolare dei merengues. Il ministro degli Esteri Castilla dichiarò: "Il migliore dei miei ambasciatori è il Real Madrid". In occasione del 1° maggio, la cui festa era stata abolita dal regime, e durante i periodi più difficili a livello economico e sociale, Francisco Franco organizzava amichevoli del Real in diretta tv: così facendo la gente si incollava estasiata davanti al televisore, dimenticando gli stenti e le possibili rivolte. La Casa Blanca divenne uno strumento del potere sia per calmare il popolo sia per rifarsi una verginità agli occhi del Mondo e presentare la Spagna come un Paese opulento e capace di donare immani ricchezze.
Lo stadio poi. Il Santiago Bernabeu, come il Real, come il Grande Real, è altrettanto unico nel panorama mondiale. L'ingresso mette i brividi, con le tribune che dai quattro lati, a metà tra la realtà e un effetto ottico volutamente creato ad arte, sembrano cadere a picco sul campo. Per questo Jorge Valdano parò di "Medio escenico", timor panico che a livello psicologico mette in forte soggezione arbitri e avversari. La leggenda narra addirittura che il Santiago Bernabeu venne ideato e costruito con un contorno di effetti magici, esoterici, che al suo interno l'aria sia più rarefatta, che le paure e i dilemmi aumentino nei giocatori rivali, e le certezze vengano meno...
Il Real è dunque soprattutto Grande Real, squadra unica nel suo genere per gli enormi legami sociali, economici, politici. Ma un contributo importante (solo questa volta sul campo, sia chiaro) arrivò anche da altre epoche. Diventato Real il 29 giugno 1920 grazie al re Alfonso XIII, produsse campioni e grandi cicli già al tempo. Ad esempio, Ricardo Zamora, strappato al Barcellona e consacratosi come portiere di inarrivabile livello. Negli Anni '60 gente come Amancio, Pirri, Del Sol nobilitarono la maglia merengue. Così negli Anni '70, pensiamo ad alcune stelle della nazionale tedesca, Breitner, Netzer e Stielike, e negli Anni '80 con la quinta del Buitre. Fino agli ultimi trionfi targati Raùl, Figo, Zidane, Roberto Carlos. In attesa che la Casa Blanca torni a rivestire il ruolo di leader negli anni a venire.
Dico infine la mia sul duello Manchester-Liverpool e sulle inglesi in generale. A livello di vittorie, il Liverpool è senz'altro davanti, a livello di appeal e fascino, prevale il Manchester. Ma nessuna delle due, è bene ricordarlo, ha mai inventato nulla né sul campo a livello tattico, né fuori. Senza l'Arsenal invece, che pure non varrà i reds e i red devils come numero di vittorie e fascino, il calcio che oggi conosciamo non esisterebbe oppure sarebbe totalmente diverso...
_________________ «...ricorda che se anche i nostri dirigenti ci danno per spacciati e dicono che sarebbero contenti anche se perdessimo 4-0, a me non interessa. Io oggi scendo in campo per vincere e voglio che quelli che scendono con me oggi abbiano lo stesso obiettivo. Se vedo qualcuno che non combatte questa battaglia, alla fine della partita dovrà vedersela con me. Fatti forza Ruben, quei duecentomila là fuori non giocano, guardano solamente».
Il capitano Obdulio Varela al giovane Ruben Moran prima della finale del Mondiale 50, Brasile 1 Uruguay 2
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